O

Ollj

Ospite
Come detto da Dimaraz:
mancante accordo tra le parti, creditori compresi, sara' lo scioglimento giudiziale la soluzione, con vendita all'asta del bene e attribuzione pro quota del ricavato (con buona pace dei creditori privilegiati che diritto alcuno vantano verso i comunisti non gravati da ipoteca)
Infatti, se pur vero che costoro ben possono partecipare ai sensi dell'art.1113cc, tuttavia per consolidata giurisprudenza "non spetta al creditore del condividente alcuna facoltà di impedire, sospendere o interrompere il giudizio di divisione attivato dal proprio debitore, atteso che il diritto alla generica garanzia patrimoniale offerta dal patrimonio del debitore cede (non solo rispetto agli atti di alienazione, ma anche) nei confronti del diritto alla divisione spettante al debitore. Al creditore è riconosciuto, per converso, il diritto di partecipare volontariamente al detto giudizio onde verificarne il quomodo e gli effetti, comportando il relativo procedimento peculiarità risolventesi in una serie di valutazioni di fatto potenzialmente idonee a pregiudicare il patrimonio del condividente e, di riflesso, il suo creditore" Corte di Cassazione Sezione II civile, ordinanza 21 maggio 2004, n. 9765
 

griz

Membro Storico
Professionista
Che giuridicamente la vendita sia possibile nessuno lo nega, il problema, come si evidenzia leggendo gli interventi, è prettamente operativo, la vendita all'asta è una soluzione ma si deve sapere che il valore realizzato sarà bassissimo
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
Quello che dice griz non è un danno per i comproprietari interessati all'acquisto. Semmai lo è per l'ente creditore.
 
O

Ollj

Ospite
Ben detto!
E magari l'Ente, facendo ben di conto.... converrà nell'utilità di trovare un accordo ed evitare l'asta; non muoversi significherà lasciar "tranquillo" l'Ente!
 

pippopeppe

Membro Attivo
Impresa
scusate, ma cosa cambia per le parti tra il vendere all'asta il bene o venderlo comunque accordandosi tra le parti.
in qualunque modo venga alienato il bene è ovvio che i creditori dovranno accontentarsi di quello che riescono a prendere, è anche ovvio che l'importo acquisito non estingue i debiti, ma ne contrae gli importi finali.
 

griz

Membro Storico
Professionista
i beni alienati all'asta spuntano un prezzo molto al di sotto del valore di mercato, è un danno per i proprietari che non c'entrano con le ipoteche
 

Gian84

Membro Attivo
Grazie davvero dei contributi scusate se vi rispondo solo ora ma sono stato impedito nell'accedere al sito. Posto che da quello che mi sembra di capire la vendita non è impossibile, ditemi se questa soluzione è praticabile. Siccome oltre all'ipoteca di Equitalia in questi mesi ho scoperto che uno dei debitori ha ulteriori gravami sulle sue quote (penso di un'assicurazione...) e a noi comproprietari è stato notificato un atto che ci dice che il giudice ha imposto "di non separare le quote ipotecate dal debitore" (PS: vi farò avere lumi a riguardo) a questo punto siccome sarebbe difficile mettere in vendita le case con ipoteca Equitalia.... vi pongo questo quesito a voi che siete sicuramente più esperti di me. E se le case se le comprasse uno dei due debitori? Noi tutti comproprietari, che non abbiamo nessun debito, abbiamo deciso che saremmo soddisfatti con una quota X a testa e abbiamo già l'accordo con uno dei due debitori. Così i casolari rimarrebbero alla fine della compravendita per la maggior parte di uno dei due debitori 5/6 e in piccola parte 1/6 dell'altro debitore... cosa ne pensate? Se ritenete sia una possibilità praticabile potete darmi dei riferimenti normativi in base ai quali è possibile fare il tutto? Grazie grazie davvero
 

alberto bianchi

Membro Storico
Proprietario Casa
I creditori non possono aspettare in eterno che il bene si rivaluti per soddisfare integralmente il credito, attesa che in tantissimi casi resterà un puro desiderio sempiterno. Molto spesso, soprattutto in tempi di grossa svalutazione del patrimonio immobiliare e crisi di mercato, conviene liberarsene , costi quel che costi, a titolo oneroso. eliminando il credito insoluto dai bilanci, rilevare la perdita e "recuperare", per effetto della loro deducibilità fiscale dei mezzi finanziari.
Pertanto ritengo molto improbabile che un creditore si opponga ad una operazione di vendita di cespiti come quelli oggetto della discussione.
Nel bilancio 2014 la sola Unicredit ha "spesato" 14 miliardi di crediti "incagliati" ed un altro paio di miliardi lo ha ceduto pro-soluto ad una società di recupero crediti ad un prezzo irrisorio rispetto al valore nominale.
In genere a vantare crediti garantiti da ipoteca sono le banche, società finanziarie in genere ed Assicurazioni che hanno avuto e stanno avendo grossi benefici dalla legge 147/2013 (legge di Stabilità 2014):
http://www.finanze.gov.it/export/download/novita2014/Circolarex14_Exdelx4xgiux2014.pdf
 

Gian84

Membro Attivo
Certo infatti a logica potrebbe anche convenire a loro....di fatto potrebbero mettere all'asta i beni perchè posseduti comunque per 5/6 e 1/6 da soggetti con dei debiti...quindi paradossalmente potrebbe anche convenirgli questo discorso...c'è un ufficio equitalia a cui fare riferimento che voi sappiate?
 

alberto bianchi

Membro Storico
Proprietario Casa
questo discorso...c'è un ufficio equitalia a cui fare riferimento che voi sappiate?
Chiaramente ad Equitalia il discorso fiscale non si applica in quanto i suoi crediti non dipendono da una attività di vendita o di finanziamento. Equitalia è una società pubblica posseduta interamente dallo Stato (Agenzia delle Entrate 51%, Inps 49%) incaricata della riscossione dei tributi per la cui attività riceve delle provvigioni sulle somme incassate e degli interessi per dilazioni a condizioni che rasentano lo strozzinaggio.
 

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