Mia figlia e il marito hanno acquistato un immobile (bifamiliare) al grezzo, accatastato in categoria F3, circa due anni e mezzo fa; hanno fruito delle agevolazioni prima casa, pagando IVA al 4%.
In seguito l'hanno completato e, oltre al garage singolo coperto, hanno obbligatoriamente dovuto ricavare un doppio posto auto in giardino per osservare la normativa tecnica del Comune con il risultato finale di avere due unità accatastate in C/6.
Dall'Agenzia delle Entrate è giunta una contestazione perché l'aliquota ridotta del 4% poteva essere applicata solamente sull'abitazione + una sola pertinenza per ogni categoria (C2, C6 e C7); l'Agenzia ha conteggiato il valore del posto auto esterno facendo la proporzione tra il costo di acquisto riportato nell'atto notarile e la rendita catastale (costo acquisto/totale delle tre rendite catastali*rendita posto auto).
Pur consapevoli dell'obbligatorietà comunale di prevedere i due posti auto esterni a lavori finiti, nessuno li aveva avvisati che sarebbe stato necessario pagare l'IVA al 10% su una parte del valore pagato, né in fase di acquisto (notaio, agenzia immobiliare, costruttore) né durante o dopo i lavori (architetto che li ha seguiti con le pratiche comunali) probabilmente dando per scontato che il valore della compravendita riguardasse il fabbricato in corso di costruzione con il terreno di pertinenza e non le opere ancora da eseguire.
Non voglio essere fraintesa, so che il concetto corrisponde alla normativa, ma mi chiedo se la richiesta dell'Agenzia delle Entrate sia corretta oppure sia contestabile visto che al momento dell'acquisto i due posti auto esterni NON esistevano e sono stati ricavati successivamente a loro spese pulendo, livellando e sistemando il terreno esterno e poi posando del ghiaino, tutto eseguito in economia e senza altre opere (neppure illuminazione); oppure, in alternativa, se sia eventualmente contestabile il valore dato, sempre per lo stesso motivo (il rapporto in compravendita era evidentemente diverso dal finito).
Grazie a chi mi aiuterà a capire meglio la situazione.
In seguito l'hanno completato e, oltre al garage singolo coperto, hanno obbligatoriamente dovuto ricavare un doppio posto auto in giardino per osservare la normativa tecnica del Comune con il risultato finale di avere due unità accatastate in C/6.
Dall'Agenzia delle Entrate è giunta una contestazione perché l'aliquota ridotta del 4% poteva essere applicata solamente sull'abitazione + una sola pertinenza per ogni categoria (C2, C6 e C7); l'Agenzia ha conteggiato il valore del posto auto esterno facendo la proporzione tra il costo di acquisto riportato nell'atto notarile e la rendita catastale (costo acquisto/totale delle tre rendite catastali*rendita posto auto).
Pur consapevoli dell'obbligatorietà comunale di prevedere i due posti auto esterni a lavori finiti, nessuno li aveva avvisati che sarebbe stato necessario pagare l'IVA al 10% su una parte del valore pagato, né in fase di acquisto (notaio, agenzia immobiliare, costruttore) né durante o dopo i lavori (architetto che li ha seguiti con le pratiche comunali) probabilmente dando per scontato che il valore della compravendita riguardasse il fabbricato in corso di costruzione con il terreno di pertinenza e non le opere ancora da eseguire.
Non voglio essere fraintesa, so che il concetto corrisponde alla normativa, ma mi chiedo se la richiesta dell'Agenzia delle Entrate sia corretta oppure sia contestabile visto che al momento dell'acquisto i due posti auto esterni NON esistevano e sono stati ricavati successivamente a loro spese pulendo, livellando e sistemando il terreno esterno e poi posando del ghiaino, tutto eseguito in economia e senza altre opere (neppure illuminazione); oppure, in alternativa, se sia eventualmente contestabile il valore dato, sempre per lo stesso motivo (il rapporto in compravendita era evidentemente diverso dal finito).
Grazie a chi mi aiuterà a capire meglio la situazione.