robx

Membro Ordinario
Al decesso del genitore gli eredi che vivono all'estero non aprono la successione su di un immobile, rifiutano i contatti con gli altri coeredi italiani, non esprimono la loro volontà o posizione sul fatto che tutti gli i coeredi in Italia sono d'accordo nel vendere.
Essendo, quindi, una situazione paradossale, quali strumenti mette a disposizione il diritto per convincere questi fratelli che vivono negli Usa da molti anni ad esprimere la loro volontà: rifiutare l'eredità oppure accettarla aprendo la successione ed, eventualmente, se interessati a non vendere dichiararlo esplicitamente?
E' pensabile di procedere in qualche modo tramite consolato?
Grati per qualsiasi consiglio/suggerimento in merito, poiché essendoci un acquirente dell'immobile da tempo siamo bloccati in questo vicolo cieco.
 

salves

Membro Assiduo
Professionista
Per la legislazione italiana, la successione si apre al momento della morte nel luogo dell'ultimo domicilio, poi si ha tempo 12 mesi per redigere e registrare la successione, ma legalmente tutti gli eredi sono fiscalmente e civilmente responsabili anche se non hanno presentato dichiarazione di successione dei beni del de cuius tranne che questi procedano alla rinuncia prevista dal codice.

Cuiao salves

Proseguendo il discorso di prima posso dirti che ai sensi dell'art. 456 del Cod.Civ., gli eredi in italia possono presentare dichiarazione di successione e a loro volta chiedere la divisione ai sensi dell'art.713, sta agli eredi all'estero decidee di accettare per i modi satbiliti sempre dal codice civile o rinunciare o accettare con il beneficio di inventario.

Di certo per la normativa italiana l'uno non può impedire i diritti dell'altro e viceversa.

Ciao salves
 

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