Diritti morali ed affettivi di una sorella

[rospan]

Salve, ad una mia intima amica succede questo:
L’unico fratello , che vive a 900 km di distanza, è da 4 mesi in ospedale a causa di un mieloma multiplo abbastanza feroce.
La mia amica è andata più volte, rompendo la resistenza della moglie del fratello che vuol tenere il monopolio dei rapporti con i medici . Si da il caso che , tra il fratello della mia amica e la moglie , non si può parlare di un matrimonio felice: lei è una despota, anaffettiva ed il marito docilissimo di carattere ( lo conosco) ha sempre subìto ogni tipo di angheria . La mia amica è L unica parente di sangue del fratello e L unic sostegno psicologico in questo grave frangente.
La cognata della mia amica le nega il diritto di sapere la situazione medica del fratello a tal punto che ieri è diventata una “bestia” con il marito sol perché lui aveva detto che la sorella voleva notizie.
Cattiveria? Gelosia della sorella? O forse la cognata avrebbe voluto che la mia amica avesse lasciato casa, due figlie di cui una invalida ed aiutarla nello stare vicino al marito?
Al di là del fatto etico, la giurisprudenza come si orienta?

 

[Nemesis]

La normativa di riferimento è la cosiddetta "legge sulla privacy". Nel caso di un ricoverato che non sia giunto in coma, la prima cosa che fanno i medici è proporre al paziente la compilazione di un’autorizzazione relativa alla possibilità di comunicazione dei dati, con l’indicazione della/e persona/e a cui possono essere date informazioni sulla sua salute. Quindi, i medici potranno informare la sorella soltanto se il suo nome compare in quella autorizzazione.

 

[Excalibur]

Ma se il fratello della tua amica è vigile e presente a se stesso, può sempre far inserire il nome della sorella tra quanti possono ricevere notizie dai medici. La cosa che non può fare la cognata della tua amica è impedire le visite dei familiari.

 

[rospan]

Riferisco alla signora. Grazie a tutti

 

[Excalibur]

PS
in alcuni ospedali (esperienza personale) sono molto restii a informare parenti - anche se autorizzati dal malato - via telefono. In quel caso consiglio una bella lettera, cortese, alla direzione sanitaria e, se il malato, ha inserito la persone tra quelle da informare l'ospedale si muove.

 

[Gianco]

Ovviamente, le informazioni non saranno fornite via telefono.

 

[Excalibur]

Ovviamente, le informazioni non saranno fornite via telefono.

No, se la persona autorizzata dal malato abita lontana dal luogo del ricovero è possibile avere informazioni via telefono previo accordo con il reparto per gli orari in cui è possibile chiamare. Gli ospedali - che sono gravati da molto lavoro e hanno poco personale - cercano di scantonare opponendo scuse ridicole, ma è perfettamente lecito, anzi sono obbligati a farlo. Per cautelarsi sull'identità del chiamante devi concordare un numero di telefono e chiamare sempre da quello, inviare o depositare un tuo documento di identità che sarà verificato, ogni volta, all'inizio della telefonata. E' laborioso ma possibile.

 

[moralista]

Come si rimpiange le vecchie maniere, (si stava meglio quando si stava peggio) andavi in ospedale per una visita a un paziente amico parente, e senza nulla chiedere leggevi tutte le terapie attaccate alla sponde del letto, e nessuno non non ha mai invocato la privacy

 

[Gianco]

Se le notizie riservate vengono divulgate per telefono senza una password o altro sistema di sicurezza, mi sembra una buffonata all'italiana, per giunta illegale.

 

[Excalibur]

Se le notizie riservate vengono divulgate per telefono senza una password o altro sistema di sicurezza, mi sembra una buffonata all'italiana, per giunta illegale.

Il numero del documento di identità la cui copia hai lasciato presso il reparto - sempre che il paziente ti abbia messo tra le persone che possono essere informate - è sicuro come una password che al pari del documento può essere rubata, contraffatta o sottratta. Mi preoccuperei di più di come vengono trattati i dati sensibili dei pazienti nelle cartelle cliniche computerizzate che sono alla mercé di chiunque voglia venderle.