maidealista

Fondatore
Membro dello Staff
Proprietario Casa
DI ANDREW SPANNAUS
movisol.org

Dietro allo scontro politico italiano lo spettro della "cura greca" chiesta dalla finanza internazionale

Un'analisi attenta della politica e della storia ci deve sempre portare a guardare i processi sottostanti, e non solo gli eventi particolari. Seguendo questo metodo socratico diventa facile capire come il subbuglio creatosi tra i partiti italiani nel periodo recente ha poco a che fare con gli scandali di Berlusconi e Fini, o anche con le posizioni (molto mutevoli) adottate dai leader di partito da un giorno ad un altro. La realtà è che da molti mesi è in atto un processo inteso a sostituire il governo italiano con un esecutivo tecnico, con il compito di attuare "riforme" urgenti che sono ben più difficili da attuare quando i partiti devono rispondere direttamente ai propri elettori.

Basta uno sguardo veloce oltre ai propri confini per capire la direzione generale. Mentre il governatore della BCE Trichet chiede tagli alle pensioni, e i "mercati" esigono credibilità nel ridurre i deficit di bilancio, sono stati annunciati piani di austerità in numerose nazioni.

I casi menzionati sulla stampa sono solo quelli dove le resistenze della popolazione sono più forti, per esempio il Regno Unito, la Francia, e la Grecia. Negli Stati Uniti la Commissione Fiscale istituita dal presidente Barack Obama ha cominciato ad annunciare le sue proposte di forti tagli alla spesa statale, a partire dalla Social Security (beninteso, difendendo la riduzione delle tasse per i più ricchi, ma senza considerare misure contro la speculazione finanziaria). Così, la situazione italiana va vista nel contesto di una spinta internazionale verso misure di austerità pesanti, guidata proprio da quegli interessi finanziari che da decenni vedono nello Stato l'ostacolo principale alla loro "libertà" di mercato.

Da questo punto di vista il Governo Berlusconi rappresenta un impedimento alle misure richieste. Certo, sotto la minaccia di un attacco al debito pubblico italiano l'esecutivo ha già seguito una linea di rigore, bloccando gli investimenti che sarebbero necessari per l'economia reale. Per non parlare del fatto che i margini di manovra dei governi nazionali sono stati ridotti di parecchio dalla normativa comunitaria, in cui si sono codificate le politiche in stile FMI che mirano a gestire i parametri monetari a prescindere dalla progressiva distruzione di ricchezza nell'economia reale. Ma la finanza internazionale non si fida di questo governo, e in modo particolare del Ministro dell'Economia Giulio Tremonti. Si ricordi che l'Italia è stata tra i pochi paesi a non rifinanziare le banche durante la crisi degli ultimi tre anni; i cosiddetti Tremonti Bonds, che impongono dei vincoli a favore dell'investimento produttivo, non sono stati accettati dalle più grosse banche italiane, e hanno provocato uno dei tanti scontri pubblici tra il Ministro e Mario Draghi, che si è lamentato dell'interferenza politica nell'economia. E la cooperazione internazionale portata avanti dall'Italia in zone difficili - per esempio con Vladimir Putin e la Russia [e con Gheddafi; NdJack] - dà non poco fastidio ai manipolatori della geopolitica a Washington, Londra e Bruxelles.

Gli alleati della City puntano alla formazione di un governo tecnico, per gestire l'emergenza. I partiti di opposizione ci pensino bene prima di accettare una tale soluzione nella speranza di cambiare la legge elettorale; basta ascoltare attentamente le dichiarazioni di alcuni politici di peso (anche tra le proprie file) per capire che i compiti di un esecutivo tecnico andrebbero ben oltre. Si parla di emergenza economica, dei governi tecnici degli anni Novanta come punto di riferimento, e di riforme strutturali per garantire la stabilità del paese.

Quali sarebbero queste riforme strutturali? Di nuovo, la lista è già stata resa pubblica: tagli pesanti alla previdenza sociale, la privatizzazione delle municipalizzate (bloccata dalla Lega Nord), e l'ulteriore liberalizzazione di ogni servizio pubblico. I nomi più accreditati sono quelli di Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo. Il modello economico del primo è ben noto: la correttezza delle regole per garantire che la speculazione mantenga il dominio sull'economia produttiva; per quanto riguarda il secondo, considerando come intende mettere le mani sui profitti dell'alta velocità ferroviaria - lasciando allo Stato gli investimenti e le perdite [tipico "credito leonino" => v. Chavez, che li ha bandìti; NdJack] - si capisce dove ci porterebbe.

Una recente mozione presentata da Francesco Rutelli al Senato parla chiaro:

"... e) le liberalizzazioni sono urgenti, e va tradotta in disposizioni legislative la segnalazione al Governo del febbraio 2010 da parte dell'Autorità garante della concorrenza e del mercato, riguardante i mercati dei servizi pubblici (postali, ferroviari, autostradali e aeroportuali), energetici (carburanti e filiera del gas), bancario-assicurativi, degli affidamenti pubblici e di tutela dei consumatori. Vanno recepite nella Costituzione le norme dei Trattati UE sulla concorrenza. Vanno rafforzate le norme in materia di servizi pubblici locali: troppi monopoli stanno spingendo verso l'alto le tariffe... " (1-00314 del 6 ottobre 2010).

L'incessante richiesta di liberalizzazioni e tagli alla spesa pubblica è il marchio di fabbrica di coloro che hanno creato la crisi economica attuale, ben lontani dalle misure rooseveltiane che potrebbero innescare una ripresa vera. Niente investimenti pubblici, niente misure punitive contro la speculazione finanziaria, e niente protezioni per i settori produttivi. È la "mano invisibile" che porta via l'industria e i risparmi...

I politici di tutti gli schieramenti farebbero bene a guardare oltre quello che al momento sembra il loro interesse particolare, e chiedersi se non sarebbe ora di incentrare il dibattito pubblico sui contenuti veri dietro ai disegni portati avanti in questo momento: in primo luogo, per onestà, perché la popolazione ha il diritto di sapere le conseguenze vere degli scontri in atto; perché, inoltre, in questo modo, le forze che si ispirano ancora al bene comune potranno trovare il sostegno necessario per bloccare un progetto che sarebbe disastroso per il paese.

Andrew Spannaus
Fonte: Movimento Solidarietà - Associazione di LaRouche in Italia
Link. In arrivo il governo dei banchieri?
17.11.2010
 

ada1

Nuovo Iscritto
Dopo aver letto quanto sopra, per un'informazione complementare credo sarebbe bene leggere quanto scritto su questo sito su Lyndon Larouche :
Lyndon LaRouche - Wikipedia, the free encyclopedia

poiché, come già diceva il Washington Post nel 1976 dello stesso L. Larouche :
Il 24 settembre 1976, l'editorialista del Washington Post Stephen Rosenfeld scrive a proposito del messaggio elettorale di LaRouche:
« Noi della stampa dovremmo essere più cauti nell'offire loro spazio sui nostri giornali o in televisione. Non abbiamo alcun motivo per essere più buoni: ogni giorno noi decidiamo a quali voci dare spazio. Un gruppo ambiguo, violento e con una naturale propensione al Fascismo non dovrebbe essere presentato al pubblico, se non appunto in questi termini. »

Oppure questo sito che presenta appunto il movimento Larouche fornendo altre spiegazioni e riferimenti
NB : si puo' avere la traduzione (parziale, purtroppo) cliccando su "select language" e scegliendo la lingua.
 

Adriano Giacomelli

Membro dello Staff
Proprietario Casa
Non conosco e non desidero farmi condizionare dalla fede politica dello scritto evidenziato da Maidealista, di certo lo trovo illuminante in quanto da sempre la lobby delle Banche e del mondo finanziario cerca di dirigere i Governi nel suo interesse. E il Gruppo Montezemolo, ha già gravissimo precedenti consumati al tempo di Giovanni Agnelli. Allora, ricordo che la lira fu tenuta svalutata per facilitare le esportazioni dei suoi IVECO Daily per quasi 5 mesi. ( Giovanni Agnelli avrebbe potuto essere l'emblema del gentiluomo Italiano, dell'imprenditore Italiano, del prestigio ed eleganza italiana, ma ha pensato bene di esportare miliardi di lire in Svizzera e probabilmente frutto delle infinite iniezioni che lo Stato Italiano - NOI - gli ha fatto per continuare a costruire auto.)
Ora se un settore, al mondo, ha più colpe nella crisi economica del 2009 certamente è quello della finanza e delle banche. Premiarlo con la guida del Paese, palesemente o meno, mi sembra la cosa meno opportuna.
 

alvaro1948

Nuovo Iscritto
l'euro e' una truffa e ne sappiamo qualcosa incominciando da prodi uno dei politici fondatore.nel 1992 privatizzava i ns gioielli pubblici con la scusa di modernizzare il ns paese svendeva enel,sip,ecc.. tutto questo e' accaduto su un battello britannico a largo di civitavecchia..e' li che e' nato l'euro,e tutta la speculazione internazionale ha progettato la svendita dei ns patrimoni pubblici,a capo mario draghi,amato,prodi, d'alema,insomma tutto il centro sinistra ,compreso i banchieri internazionali e affaristi di tutto il mondo...oggi 2011 si ripete la stessa scena politica, con a capo gli stessi politici di quel tempo che governavano l'europa..la realta' e' questa,sul ns paese e' accaduto una speculazione internazionale e purtroppo l'euro finira' di vivere solo dopo aver mandato a stracci la povera gente.Io penso che una economia di un paese in piena crisi economica,verrebbe attuata una manovra diversa da quella presentata dal governo tecnico,via le tasse,servono solo a stagnare ed a non far girare le ns risorse..bisogna promuovere i piccoli artigiani,il turismo l'gricoltura,e la ricerca..cosi' si puo' uscire dalla crisi economica,non serve a nulla il programma di monti,e' inutile e' dannoso per il ns paese..fra qualche mese scopriremo che questa manovra e' stato un flop bancario..
 

Antonio Azzaretto

Membro dello Staff
L' euro è solo una moneta di conto; di per se è uno strumento utile per conservare e distribuire il valore delle cose.

Per capire i problemi bisogna guardare a chi ha il potere di emettere la moneta; a come il valore finanziario viene distribuito; alle regole che portano alle compensazioni tra creditori e debitori.

Il punto della questione è che noi siamo forzati dalla nostra cultura a vedere la realtà con le logiche di mercato; questa è una visione che limita la comprensione delle cose.

Oggi, ad esempio, la realtà è abbastanza semplice da capire, ma dobbiamo avere il coraggio di guardarla:

I debiti pubblici sono inesigibili; in particolare nel 2012 scadranno un' enormità di titoli di debito che gli stati dovranno per forza rinnovare con altro debito (l' Italia ha in scadenza circa 300 miliardi di euro di debiti; gli Stati Uniti hanno in scadenza circa 2000 miliardi di dollari di debiti).

Questi soldi i mercati finanziari non li hanno, ed anche se li avessero si guarderanno bene da investirli in debiti così incerti.

I soldi, pertanto, li metteranno le banche centrali (in un modo o nell' altro), e ciò produrrà altro debito pubblico (che a questo punto non significa nulla; ossia oltre un certo limite il debito aggiuntivo di un soggetto insolvente perde di significato, perchè è sempre meno significativo; in altre parole, una volta che a me mi appioppi 500 mila euro di debiti, anche se poi me ne aggiungi altri 10 mila io mi metto a ridere allo stesso modo e ti dico che tanto non posso pagare lo stesso).

Spero di aver comunicato, pertanto, che il sistema è saltato; per riformarlo è necessario adottare delle misure politiche molto drastiche, che oggi non sono neanche teorizzate, e pertanto non mi azzardo a scriverle.

....comunque il problema rimane! I debiti pubblici sono inesigibili, e non si può sperare di ripagarli con logiche di mercato per mezzo di manovre fiscali. ....ciò non è possibile.
 

maidealista

Fondatore
Membro dello Staff
Proprietario Casa
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
Stato Debito in percentuale del PIL[1]
Zimbabwe 233,20
Giappone 199,70
Saint Kitts e Nevis 185,00
“Eppure i suoi titoli decennali sono all’1.2%. Perché? Perché il Giappone emette in una valuta di cui ha il controllo, mentre noi facciamo parte di un’unione monetaria che lascia i suoi membri sul bagnasciuga e che dovrebbe decidersi una buona volta a coprirli, e a coprire l’euro, con gli eurobond.” (G. Amato)
“Secondo Amato, il costo del debito pubblico giapponese è basso perché il Giappone “emette in una valuta di cui ha il controllo”, per cui non importa se il debito pubblico abbia superato il 200 per cento del Pil. Francamente trovo del tutto ridicola la spiegazione di Amato, che pure dovrebbe avere un qualche ricordo di come andavano le cose in Italia prima che fosse introdotto l’euro, essendo stato ministro del Tesoro e presidente del Consiglio. All’epoca il debito pubblico era denominato il lire e la politica monetaria era affidata alla Banca d’Italia, ma i tassi nominali, lungi dall’essere all’1.2 per cento giapponese, erano oltre 10 volte tanto.
Ciò che mantiene da lungo tempo i rendimenti nominali sui titoli decennali giapponesi così bassi (peraltro più alti di quelli tedeschi e statunitensi in termini reali) sono alcuni fattori non presenti in Italia. E’ vero che entrambi i Paesi hanno da molti anni un andamento del Pil poco più che stagnante, sia a causa dell’alto stock di debito accumulato, sia per via del progressivo invecchiamento della popolazione. Ma, diversamente dall’Italia, in Giappone il debito pubblico è quasi totalmente detenuto da investitori domestici e il Paese mantiene un saldo commerciale positivo. In sostanza, il Giappone si mantiene creditore nei confronti del resto del mondo. L’Italia no.” (Matteo Corsini)
 

Antonio Azzaretto

Membro dello Staff
in Giappone il debito pubblico è quasi totalmente detenuto da investitori domestici e il Paese mantiene un saldo commerciale positivo. In sostanza, il Giappone si mantiene creditore nei confronti del resto del mondo. L’Italia no.” (Matteo Corsini)

...tre righe da studiare!!!! Il debito pubblico, quando è venduto a privati (nel senso di cittadini stranieri), diventa privato. Questo è il grande errore che ci condanna!
 

Adriano Giacomelli

Membro dello Staff
Proprietario Casa
Da quando c'è storia di monete, esistono monete forti solo laddove, dietro, vi siano Paesi forti, Governi forti! Condivido il pensiero che l'Euro, ha funzionato molto bene per sin troppo tempo, ora, entrato nella speculazione, invece di avere un "governo centrale" che agisca con fermezza nella sua difesa, si sono accentuate le dichiarazione di distinguo, di dissociamento, di scarsa volontà a far quadrato. Quindi il risultato è indebolire l'immagine della tenuta dell'Euro, dei singoli paesi che lo adottano e dando maggior pretesto a speculare al ribasso.
Gli stati Uniti, confederazione di 52 stati, (una Europa già collaudata) ha una politica fiscale comune, una Legge comune e una politica valutaria univoca e indiscutibile. Convive con un deficit del 185% del PIL, in ottima forma!
 

sergio gattinara

Membro dello Staff
Proprietario Casa
degli Stati Uniti si dimenticano tutti che hanno avuto anche una sanguinosa guerra civile che solo all apparenza c è stata per il riscatto dei negri dalla schiavitù
 

Gratis per sempre!

  • > Crea Discussioni e poni quesiti
  • > Trova Consigli e Suggerimenti
  • > Elimina la Pubblicità!
  • > Informarti sulle ultime Novità

Discussioni simili a questa...

Le Ultime Discussioni

Alto