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Google paga solo il 2,4% di imposte
di Ettore Bianchi - lunedì, 13 dicembre 2010 - 23:00
Google (NASDAQ: GOOG - notizie) paga soltanto il 2,4% di tasse sugli utili realizzati fuori dagli Stati Uniti. Questo grazie a un complesso meccanismo di trasferimento dei profitti nel paradiso fiscale delle Bermuda, dove la tassazione è praticamente inesistente.
Tutto comincia in Europa, e precisamente in Irlanda, dove si trova il quartier generale del continente con 1.800 dipendenti.
Una scelta tutt'altro che casuale, visto che a Dublino le aziende versano soltanto il 12,5% degli utili allo Stato contro, per esempio, il 35% degli Stati Uniti e il 33% della Francia. Tant'è vero che recentemente il gigante americano ha fatto trapelare l'eventualità di abbandonare il suolo irlandese se il paese dovesse decidere, nella scia della grave crisi finanziaria che l'ha investito, di ritoccare all'insù l'aliquota.
La fetta di mercato europea è tutt'altro che trascurabile. Nel 2009 la società fondata da Sergey Brin e Larry Page ha realizzato un fatturato di 23,6 miliardi di dollari (17,6 mld euro) a livello globale, di cui il 47% negli Usa, il 13% nel Regno Unito e il 40% nel resto del mondo. L'utile netto in tutto il mondo è ammontato a 6,5 mld di dollari (4,8 mld euro). Ma Google è riuscita a non pagare neppure quel 12,5% di imposte minime per l'Europa. In pratica, una sussidiaria di Google con sede alle Bermuda, che detiene i diritti di sfruttamento dei brevetti, si fa pagare dall'Irlanda le royalties per la rivendita dei servizi. Un'operazione che, di fatto, prosciuga le casse della filiale irlandese, che rimane senza utili e non paga tasse.
Nel dettaglio, si tratta di una manovra, giudicata non illegale, chiamata sandwich olandese. Google Ireland Limited, che si occupa dei mercati di Europa, Medio Oriente e Africa, riceve l'88% dei 12,5 mld di dollari di giro d'affari realizzato al di fuori degli Stati Uniti. La società irlandese gira, sotto forma di royalties, l'essenziale degli utili (5,4 mld di dollari) a un'altra entità chiamata Google Ireland Holdings, che detiene i diritti sui brevetti e i marchi del gruppo. A questo punto avviene il transito dei ricavi a una società olandese, Netherlands Holding Bv, che è una scatola vuota senza lavoratori: l'Irlanda non tassa le royalties, generate dalla proprietà intellettuale, che finiscono nei Paesi Bassi. Infine, il 99,8% della somma ha come destinazione finale le Bermuda, sede sociale di Google Ireland.
In casa Google si difendono, sostenendo che l'impresa rispetta alla lettera i regimi fiscali di tutti i paesi nei quali è presente, compresa l'Irlanda. Una dichiarazione formalmente vera, visto che il gigante di Mountain View riesce a sfruttare tutte le opportunità per pagare il meno possibile. Eppure in America c'è chi mugugna e ritiene scandaloso che, in un periodo di forte difficoltà per le casse dello Stato, ci siano imprese che si permettono di versare giusto un obolo al fisco. Secondo un economista, oltreoceano mancherebbero all'appello almeno 60 mld di dollari all'anno perché molti gruppi ricorrerebbero a metodi di questo tipo. La sola Google, secondo alcuni calcoli, avrebbe risparmiato in tasse 3,1 mld di dollari (2,3 mld euro) in tre anni.
Google paga solo il 2,4% di imposte - Yahoo! Finanza
 

Adriano Giacomelli

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Bravo Maidealista, un po' di cultura di come il mondo attrae i capitali esteri con tasse ad aliquote invitanti. Per fare politiche così aggressive, occorre avere costi fissi molto contenuti, burocrazia snella ed efficiente, politiche di bilancio sane.
Non possiamo però esimerci da colpevolizzare che, come nell'esempio, ha fame di pagare il meno possibile, costruendo scatole cinesi per non pagare nemmeno un modesto 12,5% sugli utili.
 

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