Remo 1941
Membro Attivo
Salve! Mia moglie, morta nel 2007, ereditò dal padre nel 1978 una villetta ad un piano costruita negli anni 50 non ancora accatastata.
Nel 1981 fu fatto l’accatastamento. Dalla planimetria fu omessa una tettoia in lamiera appoggiata ad un angolo della casa.
Nel 1984 furono fatti dei lavori senza chiedere autorizzazione con realizzazione di tramezzi interni e spostamento di porte e finestre. Alcune di queste aperture furono realizzate su muri portanti. Inoltre la tettoia in lamiera fu sostituita da un portico aperto sostenuto da una colonna e una trave in cemento appoggiata ad una parete.
Nel 1997/98 furono fatti altri lavori di manutenzione quali rifacimento del tetto e dell’intonaco esterno. L’inizio di tali lavori fu comunicato al Comune.
Nel 2009 fu fatto di nuovo l’accatastamento riportante nella planimetria tutte le modifiche effettuate in precedenza, compreso il portico.
A seguito della morte di mia moglie la casa è ora intestata a me e ai miei tre figli, due dei quali residenti all’estero. Avendo deciso di venderla e avendo trovato un acquirente, l’acquirente stesso si è rivolto ad una banca per richiedere un mutuo. Il perito della banca ha notato che i lavori fatti nel 1984 mancavano delle autorizzazioni necessarie e ha richiesto che questa situazione fosse sanata prima della concessione del mutuo.
L’Ufficio Tecnico del Comune, interpellato dall’architetto che mi fece l’accatastamento, ha detto che si potrebbe chiedere una sanatoria a posteriori presentando un progetto dei lavori fatti. In questo caso però loro sarebbero tenuti a inviare la pratica al Genio Civile il quale potrebbe ravvisare un reato per i lavori fatti senza autorizzazione e coinvolgere la Procura con tutte le conseguenze del caso.
Le mie domande sono: In caso di intervento della Procura chi sarebbe accusato: gli eredi per abusi non fatti da loro o la proprietaria all’epoca dei lavori ora defunta? In questo caso si procederebbe ugualmente contro un defunto?
C’è qualche altro modo per risolvere il problema? Grazie per un vostro parere
Nel 1981 fu fatto l’accatastamento. Dalla planimetria fu omessa una tettoia in lamiera appoggiata ad un angolo della casa.
Nel 1984 furono fatti dei lavori senza chiedere autorizzazione con realizzazione di tramezzi interni e spostamento di porte e finestre. Alcune di queste aperture furono realizzate su muri portanti. Inoltre la tettoia in lamiera fu sostituita da un portico aperto sostenuto da una colonna e una trave in cemento appoggiata ad una parete.
Nel 1997/98 furono fatti altri lavori di manutenzione quali rifacimento del tetto e dell’intonaco esterno. L’inizio di tali lavori fu comunicato al Comune.
Nel 2009 fu fatto di nuovo l’accatastamento riportante nella planimetria tutte le modifiche effettuate in precedenza, compreso il portico.
A seguito della morte di mia moglie la casa è ora intestata a me e ai miei tre figli, due dei quali residenti all’estero. Avendo deciso di venderla e avendo trovato un acquirente, l’acquirente stesso si è rivolto ad una banca per richiedere un mutuo. Il perito della banca ha notato che i lavori fatti nel 1984 mancavano delle autorizzazioni necessarie e ha richiesto che questa situazione fosse sanata prima della concessione del mutuo.
L’Ufficio Tecnico del Comune, interpellato dall’architetto che mi fece l’accatastamento, ha detto che si potrebbe chiedere una sanatoria a posteriori presentando un progetto dei lavori fatti. In questo caso però loro sarebbero tenuti a inviare la pratica al Genio Civile il quale potrebbe ravvisare un reato per i lavori fatti senza autorizzazione e coinvolgere la Procura con tutte le conseguenze del caso.
Le mie domande sono: In caso di intervento della Procura chi sarebbe accusato: gli eredi per abusi non fatti da loro o la proprietaria all’epoca dei lavori ora defunta? In questo caso si procederebbe ugualmente contro un defunto?
C’è qualche altro modo per risolvere il problema? Grazie per un vostro parere