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Testo
<blockquote data-quote="Ollj" data-source="post: 249407"><p>Circa la reversibilità mi sento di poter scrivere solo questo, essendo lo sviluppo di quanto da me affermato in ambito pensionistico.</p><p>Attualmente il nostro sistema pensionistico è profondamente sbilanciato:</p><p>- per lo squilibrio del numero pensionati/lavoratori</p><p>- per le aspettative di vita</p><p>- per il sistema <strong>retributivo </strong>che riconosce ben più di quanto versato</p><p>- per i coefficenti di quello <strong>contributivo</strong>, troppo penalizzanti con la forza lavoro esistente.</p><p>La riforma che andava fatta nel lontano 1995 (e non si ebbe motivo di fare per evidenti ragioni clientelari) era assai semplice:</p><p>- chi è in pensione non si tocca.</p><p>- chi non è ancora in pensione, dal 1° gennaio 1995, <strong>ci andrà solo con in contributivo</strong>: tutti allo stesso livello, nessun figlio e nessun figliastro.</p><p></p><p>Da tale impianto ben più equo dell'attuale ne sarebbe derivato:</p><p>- la pensione non è una rendita certa che lo Stato deve garantire in funzione dello stipendio ricevuto in età lavorativa (la rendita se la vuoi te la devi garantire da solo con il risparmio), ma una forma assicurativa a tutela della collettività in età non più lavorativa e come tale, al pari di tutte le gabelle che versiamo per la collettività, connessa ai principi costituzionali della progressività in funzione reddittuale.</p><p>- la pensione di reversibilità segue i medesimi principi; quindi da riconoscersi solo se il soggetto, per gli impegni svolti (mai lavorò perchè si dedicò alla famiglia e alla cura dei figli) e altre conclamate necessità (non ha un patrimonio adeguato al proprio sostentamento dopo il decesso del capo famiglia), ne risulti effettivamente bisognoso</p><p>Ergo: unioni civili o meno, coppie etero o non, il problema della reversibilità andrà risolto a monte e per tempo, salvo non trovarsi con l'ennesimo problema non risolto e scaricare il tutto sulle spalle dei pochi che lavorando ancora vedranno ulteriormente limitati i già precari diritti</p><p></p><p>Come già dicevo: gridiamo ad alta voce per i nostri diritti ma facciamo spalluccie su quelli che andrebbero tutelati.</p><p></p><p>Saluti.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ollj, post: 249407"] Circa la reversibilità mi sento di poter scrivere solo questo, essendo lo sviluppo di quanto da me affermato in ambito pensionistico. Attualmente il nostro sistema pensionistico è profondamente sbilanciato: - per lo squilibrio del numero pensionati/lavoratori - per le aspettative di vita - per il sistema [B]retributivo [/B]che riconosce ben più di quanto versato - per i coefficenti di quello [B]contributivo[/B],[B] [/B]troppo penalizzanti con la forza lavoro esistente. La riforma che andava fatta nel lontano 1995 (e non si ebbe motivo di fare per evidenti ragioni clientelari) era assai semplice: - chi è in pensione non si tocca. - chi non è ancora in pensione, dal 1° gennaio 1995, [B]ci andrà solo con in contributivo[/B]:[B] [/B]tutti allo stesso livello, nessun figlio e nessun figliastro. Da tale impianto ben più equo dell'attuale ne sarebbe derivato: - la pensione non è una rendita certa che lo Stato deve garantire in funzione dello stipendio ricevuto in età lavorativa (la rendita se la vuoi te la devi garantire da solo con il risparmio), ma una forma assicurativa a tutela della collettività in età non più lavorativa e come tale, al pari di tutte le gabelle che versiamo per la collettività, connessa ai principi costituzionali della progressività in funzione reddittuale. - la pensione di reversibilità segue i medesimi principi; quindi da riconoscersi solo se il soggetto, per gli impegni svolti (mai lavorò perchè si dedicò alla famiglia e alla cura dei figli) e altre conclamate necessità (non ha un patrimonio adeguato al proprio sostentamento dopo il decesso del capo famiglia), ne risulti effettivamente bisognoso Ergo: unioni civili o meno, coppie etero o non, il problema della reversibilità andrà risolto a monte e per tempo, salvo non trovarsi con l'ennesimo problema non risolto e scaricare il tutto sulle spalle dei pochi che lavorando ancora vedranno ulteriormente limitati i già precari diritti Come già dicevo: gridiamo ad alta voce per i nostri diritti ma facciamo spalluccie su quelli che andrebbero tutelati. Saluti. [/QUOTE]
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