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<blockquote data-quote="basty" data-source="post: 125040" data-attributes="member: 35382"><p>Ciao Salves, discussione interessante per me: sai che ho un caso pratico simile. Avrei però dei dubbi circa le risposte globalmente date. Mi permetto, anche se non sono geometra, di fare alcuni rilievi.</p><p></p><p>Le note da te citate sono del 1988 e in quella data il catasto, come da origine, aveva il solo scopo fiscale, non aveva valenza probatoria sulla conformità urbanistica e non era probante in prima battuta in merito ai diritti immobiliari.</p><p></p><p>La fusione che hai ben descritto, era sicuramente praticata, sia che fosse relativa a due sub della medesima particella, sia che riguardasse due particelle contigue.</p><p></p><p>I testi di pratica catastale che ho consultato in proposuito, fanno appunto l'esempio di accatastamentio di immobili costruiti su due particelle di proprietà diverse, ed indicano nel modo da te descritto le modalità di accatastamento della u.i. che si viene a trovare a cavallo delle due particelle.</p><p></p><p>Una 50-ina di anni fa si accatastava rossolanamente il tutto come unico sub appartenente per quote specifiche ai vari proprietari. Successivamente è stato proposto appunto l'accatastamento graffato, con unica rendita, doppia (o tripla) denominazione e subrendita solo ai fini della ripartizione.</p><p></p><p>Oggi mi dicono che prevale l'orientamento di mantenere una unica denominazione (persdendo il concetto di graffatura), per rendere compatibile il dato catastale con le varie procedure informatiche dove la doppia denominazione rappresenta un serio problema. </p><p></p><p>Premesso questo, che in sostanza non differisce da quanto tu hai suggerito, non mi trovo molto in accordo sugli scopi di detto "accorpamento catastale": esso serve sicuramente a descrivere la situazione di fatto, ma non son certo che valga ad ottenere l'agevolazione prima casa sul complesso "unificato". E' vero che le possibilità di accertamento sono complesse, ma valga la regola IMU dove si pretende di contare per una la cantina accatastata insieme all'abitazione, escludendo ulteriori pertinenze C2; qui mi pare di poter dire che ad essere pignoli, ai fini tributari la Agenzia delle Entrate potrebbe sempre contestare due porzioni di u.i. distinte, dove ciascuno resta titolare di una sola parte. </p><p>Riconosco che non è facile per gli enti locali contestare qualcosa (l'indirizzo della residenza è il nr civico, non il sub abitato, ma in via teorica, un accorpamento come quello ipotizzato potrebbe essere considerato una pratica elusiva?</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="basty, post: 125040, member: 35382"] Ciao Salves, discussione interessante per me: sai che ho un caso pratico simile. Avrei però dei dubbi circa le risposte globalmente date. Mi permetto, anche se non sono geometra, di fare alcuni rilievi. Le note da te citate sono del 1988 e in quella data il catasto, come da origine, aveva il solo scopo fiscale, non aveva valenza probatoria sulla conformità urbanistica e non era probante in prima battuta in merito ai diritti immobiliari. La fusione che hai ben descritto, era sicuramente praticata, sia che fosse relativa a due sub della medesima particella, sia che riguardasse due particelle contigue. I testi di pratica catastale che ho consultato in proposuito, fanno appunto l'esempio di accatastamentio di immobili costruiti su due particelle di proprietà diverse, ed indicano nel modo da te descritto le modalità di accatastamento della u.i. che si viene a trovare a cavallo delle due particelle. Una 50-ina di anni fa si accatastava rossolanamente il tutto come unico sub appartenente per quote specifiche ai vari proprietari. Successivamente è stato proposto appunto l'accatastamento graffato, con unica rendita, doppia (o tripla) denominazione e subrendita solo ai fini della ripartizione. Oggi mi dicono che prevale l'orientamento di mantenere una unica denominazione (persdendo il concetto di graffatura), per rendere compatibile il dato catastale con le varie procedure informatiche dove la doppia denominazione rappresenta un serio problema. Premesso questo, che in sostanza non differisce da quanto tu hai suggerito, non mi trovo molto in accordo sugli scopi di detto "accorpamento catastale": esso serve sicuramente a descrivere la situazione di fatto, ma non son certo che valga ad ottenere l'agevolazione prima casa sul complesso "unificato". E' vero che le possibilità di accertamento sono complesse, ma valga la regola IMU dove si pretende di contare per una la cantina accatastata insieme all'abitazione, escludendo ulteriori pertinenze C2; qui mi pare di poter dire che ad essere pignoli, ai fini tributari la Agenzia delle Entrate potrebbe sempre contestare due porzioni di u.i. distinte, dove ciascuno resta titolare di una sola parte. Riconosco che non è facile per gli enti locali contestare qualcosa (l'indirizzo della residenza è il nr civico, non il sub abitato, ma in via teorica, un accorpamento come quello ipotizzato potrebbe essere considerato una pratica elusiva? [/QUOTE]
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