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Area Tecnica ed Edilizia
Catasto Fabbricati ed Edilizia Urbana
Agibilità: Legge Regionale VS D. Ministeriale
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<blockquote data-quote="basty" data-source="post: 216626" data-attributes="member: 35382"><p>Discussione interessante. Grazie per tutti i vari pareri. Sarei interessatissimo nel veder sancita una risposta finale.</p><p></p><p>Il contesto fa il paio con il DM 1444 del 1968 che stabilisce le distanze fra pareti finestrate: non inferiori a 10 mt. alcuni PRGC avevano derogato al suddetto principio in caso di sopraelevazioni.</p><p>Esistono sentenze che condannano queste concessioni locali: se ho letto bene, pare che l'ultima modifica alla 380, abbia definitivamente messo in subordine queste prescrizioni nei casi ammessi dai comuni. Presumo con efficacia retroattiva</p><p></p><p>nel frattempo racconto un caso personale....</p><p></p><p>Sottotetto al rustico acquistato insieme all'appartamento all'ultimo piano. </p><p>Anni '80. Sopravviene l'ennensimo condono, e/o la legge sul recupero sottotetti.</p><p>Realizzato un bagno, un cucinino ed un unico openspace: altezza media > del limite prescritto, presentati i documenti per la regolarizzazione, versati i contributi, approvato il condono edilizio e richiesto l'accatastamento come u.i. autonoma. </p><p>Categoria attribuita A2. </p><p></p><p>Nessuno a fatto cenno all'agibilità, che del resto mancava anche per l'intero edificio per via di un contenzioso tra costruttore e Comune durato 20 anni. Dopo parecchi anni l'agibilità viene concessa d'ufficio all'originario fabbricato, senza che fossero intervenute modifiche: anche il Comune aveva finito per passare dalla parte del torto per irregolarità nell'iter.</p><p></p><p>Tutto OK? Quasi ....</p><p>Parlandone con l'amministratore /geometra professionista viene fuori che non è teoricamente sufficiente che il comune abbia concesso il condono, che siano stati versati i contributi richiesti, e pagate negli anni successivi le varie ICI, IMU ecc come normale A2. </p><p>I rapporti aeroilluminanti non erano soddisfatti: la cosa era arcinota agli uffici comunali ed ai professionisti sulla piazza, comune a quasi tutti i recuperi condonati, ed oggetto di richiesta di lumi da parte dei tecnici su come comportarsi.</p><p></p><p>Riassumo in modo sommario la soluzione e risposta molto italica: a noi fa comodo incassare gli oneri, voi non mettete in evidenza questo dettaglio, noi non controlliamo ... e tutti sono felici e contenti.</p><p></p><p>Conclusione: sarei giunto alla conclusione che prevale chi urla più forte. Ma che tristezza</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="basty, post: 216626, member: 35382"] Discussione interessante. Grazie per tutti i vari pareri. Sarei interessatissimo nel veder sancita una risposta finale. Il contesto fa il paio con il DM 1444 del 1968 che stabilisce le distanze fra pareti finestrate: non inferiori a 10 mt. alcuni PRGC avevano derogato al suddetto principio in caso di sopraelevazioni. Esistono sentenze che condannano queste concessioni locali: se ho letto bene, pare che l'ultima modifica alla 380, abbia definitivamente messo in subordine queste prescrizioni nei casi ammessi dai comuni. Presumo con efficacia retroattiva nel frattempo racconto un caso personale.... Sottotetto al rustico acquistato insieme all'appartamento all'ultimo piano. Anni '80. Sopravviene l'ennensimo condono, e/o la legge sul recupero sottotetti. Realizzato un bagno, un cucinino ed un unico openspace: altezza media > del limite prescritto, presentati i documenti per la regolarizzazione, versati i contributi, approvato il condono edilizio e richiesto l'accatastamento come u.i. autonoma. Categoria attribuita A2. Nessuno a fatto cenno all'agibilità, che del resto mancava anche per l'intero edificio per via di un contenzioso tra costruttore e Comune durato 20 anni. Dopo parecchi anni l'agibilità viene concessa d'ufficio all'originario fabbricato, senza che fossero intervenute modifiche: anche il Comune aveva finito per passare dalla parte del torto per irregolarità nell'iter. Tutto OK? Quasi .... Parlandone con l'amministratore /geometra professionista viene fuori che non è teoricamente sufficiente che il comune abbia concesso il condono, che siano stati versati i contributi richiesti, e pagate negli anni successivi le varie ICI, IMU ecc come normale A2. I rapporti aeroilluminanti non erano soddisfatti: la cosa era arcinota agli uffici comunali ed ai professionisti sulla piazza, comune a quasi tutti i recuperi condonati, ed oggetto di richiesta di lumi da parte dei tecnici su come comportarsi. Riassumo in modo sommario la soluzione e risposta molto italica: a noi fa comodo incassare gli oneri, voi non mettete in evidenza questo dettaglio, noi non controlliamo ... e tutti sono felici e contenti. Conclusione: sarei giunto alla conclusione che prevale chi urla più forte. Ma che tristezza [/QUOTE]
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