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<blockquote data-quote="Ennio Alessandro Rossi" data-source="post: 137330" data-attributes="member: 4594"><p>All’orizzonte si sta profilando una crisi economica da cent’anni senza pari che colpirà le fasce più deboli . Può divenire interessante, per chi è proprietario anche della sola casa di abitazione, “tenere nel cassetto” la possibilità di accedere ad un istituto più flessibile e praticabile rispetto alla cessione della Nuda Proprietà. Stiamo parlando di ciò che nei Paesi Anglosassoni si chiama " reverse mortgage "; in Italia si chiama “prestito ipotecario vitalizio”; da noi non ha ancora attecchito mentre negli USA stà riscuotendo un inatteso successo: nel 2009, i contratti di finanziamento conclusi hanno subito un’ impennata del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E persistendo la crisi è facile prevedere che i numeri aumenteranno </p><p></p><p>A chi si addice? Una coppia ultra sessantacinquenne, ad una persona vedova, con i figli “sistemati” o senza figli che avesse bisogno di integrare la pensione senza l’umiliazione di chiedere aiuto, il tutto rimanendo nella propria casa in condizioni immutate. Questa è il profilo dei soggetti che potrebbero essere interessati. Fra l’altro in caso di decesso , in assenza di eredi andrebbe devoluto allo Stato. Tanto vale che il bene sia oggetto, in vita, di liquidità aggiuntiva. </p><p></p><p>Come funziona? Questo tipo di prestito in Italia è stato disciplinato dalla legge numero 248 del 2 dicembre 2005; viene concesso da Banche Specializzate a chi ha una età superiore a 65 anni e possiede una casa totalmente pagata nella quale vuole rimanere ad abitare insieme al coniuge per il resto della vita. A costoro viene concesso un prestito vitalizio garantito da una ipoteca che attualmente, a prescindere dall’età del meno anziano (comunque non inferiore a 65 anni), ammonta al 50% del valore della casa. Ma non esiste una regola fissa ; occorre interpellare gli istituti di credito. In linea teorica, maggiore è l’età , maggiore è l’ammontare del prestito concesso</p><p></p><p>Il debito chi lo estingue? Il debito verrà saldato al momento del decesso del vedovo o dell’ultimo dei due coniugi. In questo caso (ma anche se in vita il mutuatario decidesse di vendere la casa) , i proventi della vendita andranno prioritariamente devoluti all’ente finanziatore. All'atto del decesso dei proprietari , gli eventuali eredi avranno la facoltà di pagare capitale ed interessi alla Banca, estinguere l’ipoteca ed acquisire il bene. Se nel corso degli anni il valore dell'immobile fosse cresciuto , gli eredi potrebbero ancora contare su una quantità rilevante di denaro anche dopo aver rimborsato il prestito. Nel caso in cui il debito fosse cresciuto oltre il valore della casa, l'importo dovuto dagli eredi non supererebbe il valore di realizzo dell'abitazione.</p><p></p><p>Il vantaggio: Oltre al percepimento di una congrua somma, la casa rimane sempre di piena proprietà dei coniugi (o del vedovo) che potenzialmente potrebbero cambiare idea e liberarla dal mutuo (per esempio in seguito ad un’ entrata straordinaria)</p><p></p><p>Gli svantaggi: sul prestito gravano interessi superiori alla media. I costi di stipula del contratto di mutuo, dell’assicurazione, di liquidazione dell’immobile, si riflettono negativamente sul valore netto da percepire. </p><p></p><p>Le prospettive: l’incremento di famiglie senza figli , o con figli che si disinteressano dei genitori, l’aumento di aspettativa di vita e dei conseguenti costi delle cure sanitarie, determineranno esigenze di liquidità sempre maggiori per gli anziani e con esse le condizioni perché questo tipo di prestito si sviluppi.</p><p></p><p>L’interesse del Sistema Pubblico è da un lato intervenire sostenendo e riducendo i costi di transazione e fiscali per agevolare la domanda da parte degli anziani contribuendo a migliorare la qualità della loro vita; dall’altro evitare che parte rilevante degli immobili si concentri nelle mani di pochi istituti finanziari economicamente potenti. A tal fine si dovrebbero studiare meccanismi che obblighino le Banche, laddove ci fossero i margini, a vendere i suddetti beni ad “ acquirenti prima casa” a valori calmierati seppur dopo essersi legittimamente soddisfatte del loro credito.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Ennio Alessandro Rossi, post: 137330, member: 4594"] All’orizzonte si sta profilando una crisi economica da cent’anni senza pari che colpirà le fasce più deboli . Può divenire interessante, per chi è proprietario anche della sola casa di abitazione, “tenere nel cassetto” la possibilità di accedere ad un istituto più flessibile e praticabile rispetto alla cessione della Nuda Proprietà. Stiamo parlando di ciò che nei Paesi Anglosassoni si chiama " reverse mortgage "; in Italia si chiama “prestito ipotecario vitalizio”; da noi non ha ancora attecchito mentre negli USA stà riscuotendo un inatteso successo: nel 2009, i contratti di finanziamento conclusi hanno subito un’ impennata del 20% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. E persistendo la crisi è facile prevedere che i numeri aumenteranno A chi si addice? Una coppia ultra sessantacinquenne, ad una persona vedova, con i figli “sistemati” o senza figli che avesse bisogno di integrare la pensione senza l’umiliazione di chiedere aiuto, il tutto rimanendo nella propria casa in condizioni immutate. Questa è il profilo dei soggetti che potrebbero essere interessati. Fra l’altro in caso di decesso , in assenza di eredi andrebbe devoluto allo Stato. Tanto vale che il bene sia oggetto, in vita, di liquidità aggiuntiva. Come funziona? Questo tipo di prestito in Italia è stato disciplinato dalla legge numero 248 del 2 dicembre 2005; viene concesso da Banche Specializzate a chi ha una età superiore a 65 anni e possiede una casa totalmente pagata nella quale vuole rimanere ad abitare insieme al coniuge per il resto della vita. A costoro viene concesso un prestito vitalizio garantito da una ipoteca che attualmente, a prescindere dall’età del meno anziano (comunque non inferiore a 65 anni), ammonta al 50% del valore della casa. Ma non esiste una regola fissa ; occorre interpellare gli istituti di credito. In linea teorica, maggiore è l’età , maggiore è l’ammontare del prestito concesso Il debito chi lo estingue? Il debito verrà saldato al momento del decesso del vedovo o dell’ultimo dei due coniugi. In questo caso (ma anche se in vita il mutuatario decidesse di vendere la casa) , i proventi della vendita andranno prioritariamente devoluti all’ente finanziatore. All'atto del decesso dei proprietari , gli eventuali eredi avranno la facoltà di pagare capitale ed interessi alla Banca, estinguere l’ipoteca ed acquisire il bene. Se nel corso degli anni il valore dell'immobile fosse cresciuto , gli eredi potrebbero ancora contare su una quantità rilevante di denaro anche dopo aver rimborsato il prestito. Nel caso in cui il debito fosse cresciuto oltre il valore della casa, l'importo dovuto dagli eredi non supererebbe il valore di realizzo dell'abitazione. Il vantaggio: Oltre al percepimento di una congrua somma, la casa rimane sempre di piena proprietà dei coniugi (o del vedovo) che potenzialmente potrebbero cambiare idea e liberarla dal mutuo (per esempio in seguito ad un’ entrata straordinaria) Gli svantaggi: sul prestito gravano interessi superiori alla media. I costi di stipula del contratto di mutuo, dell’assicurazione, di liquidazione dell’immobile, si riflettono negativamente sul valore netto da percepire. Le prospettive: l’incremento di famiglie senza figli , o con figli che si disinteressano dei genitori, l’aumento di aspettativa di vita e dei conseguenti costi delle cure sanitarie, determineranno esigenze di liquidità sempre maggiori per gli anziani e con esse le condizioni perché questo tipo di prestito si sviluppi. L’interesse del Sistema Pubblico è da un lato intervenire sostenendo e riducendo i costi di transazione e fiscali per agevolare la domanda da parte degli anziani contribuendo a migliorare la qualità della loro vita; dall’altro evitare che parte rilevante degli immobili si concentri nelle mani di pochi istituti finanziari economicamente potenti. A tal fine si dovrebbero studiare meccanismi che obblighino le Banche, laddove ci fossero i margini, a vendere i suddetti beni ad “ acquirenti prima casa” a valori calmierati seppur dopo essersi legittimamente soddisfatte del loro credito. [/QUOTE]
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