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<blockquote data-quote="Il medico della casa" data-source="post: 77235" data-attributes="member: 27138"><p>Sicurezza sul lavoro</p><p>Vorrei dire la mia su questo delicato argomento, dove esiste una grande strumentalizzazione e ben poca concretezza, sia da parte dei media, che dei cittadini e delle istituzioni. </p><p>Essendo l'argomento infortunistico molto complesso ed articolato, indicherò nelle statistiche solo i decessi, per una più rapida comprensione dei fatti.</p><p>Il numero di decessi sul lavoro, è stato in Italia di 980 unità nel 2010.</p><p>Di questi, 244 sono avvenuti in itinere, ovvero lungo il percorso casa-lavoro, 296 unità per cause relative alla circolazione stradale (autisti, viaggiatori ecc) ed altri 440 (il 45% del totale) sul luogo di lavoro (fabbrica, cantiere, terreno agricolo) Statistiche INAIL</p><p>La stessa INAIL ha stabilito che nel 52% dei casi, la colpa dell'infortunio è dell'infortunato.</p><p>Cosa si fa in Italia per ridurre questa piaga?</p><p>Nel 55% dei casi, ovvero quelli relativi al percorso casa-lavoro e relativi alla circolazione stradale, praticamente nulla. Complimenti.</p><p>Per il restante 45%, ovvero i casi avvenuti sul luogo di lavoro, esiste una normativa, tanto complessa quanto inutile dove il Datore di Lavoro ed i suoi incaricati, cioè chi a vario titolo si occupa dell'argomento, (Responsabile della Sicurezza, Coordinatore in fase di Progettazione ed Esecuzione, ecc ecc), sono gli UNICI responsabili degli incidenti, e per evitare questi devono produrre svariati documenti, di rilevante costo e consistenza, con relative notifiche, vidimazioni, data certa ecc. Il problema quindi si trasforma da fatto concreto ad astratto, e l'astrazione diventa più importante della realtà. Devono poi istruire il proprio personale, facendogli frequentare a proprie spese dei corsi formativi, che per il dipendente non rappresentano alcun valore. La cosa che invece non viene mai detta al dipendente, è che indipendentemente dalla multe, sanzioni, o provvedimenti penali accessori, chi paga maggiormente l'esito di un infortunio è proprio lui in quanto vittima.</p><p>La mia proposta sarebbe questa:</p><p>-il dipendente dovrebbe frequentare dei corsi di formazione antinfortunistica specifici per la sua attività, a proprie spese e fuori dall'orario di lavoro (così come fanno per la patente di guida, porto d'armi, patente nautica, ecc), con rilascio di titolo abilitativo.</p><p>-i titoli conseguiti, personali ed abilitanti ai fini del proprio curriculum, darebbero luogo ad un aumento di retribuzione tabellato ed obbligatorio per legge. Più titoli = più sicurezza = paga più alta.</p><p>-in caso di controlli ed accertamento di infrazione da parte delle autorità, il dipendente verrebbe sanzionato alla pari del suo Datore di Lavoro, stessa multa e/o stessa condanna.</p><p>Questa proposta, per quanto appaia fuori luogo, sarebbe estremamente professionalizzante, e darebbe al dipendente il necessario ruolo di centralità nella prevenzione degli infortuni a tutela della propria salute.</p><p>Oggi invece, da parte di tutti, Sindacati compresi, si preferisce accrescere l'ostilità fra dipendenti e Datori di Lavoro, gestendo la Sicurezza come un rimpallo di carte, firme e responsabilità, senza pensare che si tratta di vite umane.</p><p>A proposito di vite umane, il numero di decessi in infortuni domestici in Italia nel 2010 è stato di circa 8.600 unità, mentre quelli per incidenti stradali di circa 6.500 e quelli causati dal Radon, un gas naturale radioattivo che emana dal terreno, di circa 4.800.</p><p>E di questi non se ne parla. Come mai? Perchè non c'è un Datore di Lavoro da additare e condannare?</p><p>Saluti</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Il medico della casa, post: 77235, member: 27138"] Sicurezza sul lavoro Vorrei dire la mia su questo delicato argomento, dove esiste una grande strumentalizzazione e ben poca concretezza, sia da parte dei media, che dei cittadini e delle istituzioni. Essendo l'argomento infortunistico molto complesso ed articolato, indicherò nelle statistiche solo i decessi, per una più rapida comprensione dei fatti. Il numero di decessi sul lavoro, è stato in Italia di 980 unità nel 2010. Di questi, 244 sono avvenuti in itinere, ovvero lungo il percorso casa-lavoro, 296 unità per cause relative alla circolazione stradale (autisti, viaggiatori ecc) ed altri 440 (il 45% del totale) sul luogo di lavoro (fabbrica, cantiere, terreno agricolo) Statistiche INAIL La stessa INAIL ha stabilito che nel 52% dei casi, la colpa dell'infortunio è dell'infortunato. Cosa si fa in Italia per ridurre questa piaga? Nel 55% dei casi, ovvero quelli relativi al percorso casa-lavoro e relativi alla circolazione stradale, praticamente nulla. Complimenti. Per il restante 45%, ovvero i casi avvenuti sul luogo di lavoro, esiste una normativa, tanto complessa quanto inutile dove il Datore di Lavoro ed i suoi incaricati, cioè chi a vario titolo si occupa dell'argomento, (Responsabile della Sicurezza, Coordinatore in fase di Progettazione ed Esecuzione, ecc ecc), sono gli UNICI responsabili degli incidenti, e per evitare questi devono produrre svariati documenti, di rilevante costo e consistenza, con relative notifiche, vidimazioni, data certa ecc. Il problema quindi si trasforma da fatto concreto ad astratto, e l'astrazione diventa più importante della realtà. Devono poi istruire il proprio personale, facendogli frequentare a proprie spese dei corsi formativi, che per il dipendente non rappresentano alcun valore. La cosa che invece non viene mai detta al dipendente, è che indipendentemente dalla multe, sanzioni, o provvedimenti penali accessori, chi paga maggiormente l'esito di un infortunio è proprio lui in quanto vittima. La mia proposta sarebbe questa: -il dipendente dovrebbe frequentare dei corsi di formazione antinfortunistica specifici per la sua attività, a proprie spese e fuori dall'orario di lavoro (così come fanno per la patente di guida, porto d'armi, patente nautica, ecc), con rilascio di titolo abilitativo. -i titoli conseguiti, personali ed abilitanti ai fini del proprio curriculum, darebbero luogo ad un aumento di retribuzione tabellato ed obbligatorio per legge. Più titoli = più sicurezza = paga più alta. -in caso di controlli ed accertamento di infrazione da parte delle autorità, il dipendente verrebbe sanzionato alla pari del suo Datore di Lavoro, stessa multa e/o stessa condanna. Questa proposta, per quanto appaia fuori luogo, sarebbe estremamente professionalizzante, e darebbe al dipendente il necessario ruolo di centralità nella prevenzione degli infortuni a tutela della propria salute. Oggi invece, da parte di tutti, Sindacati compresi, si preferisce accrescere l'ostilità fra dipendenti e Datori di Lavoro, gestendo la Sicurezza come un rimpallo di carte, firme e responsabilità, senza pensare che si tratta di vite umane. A proposito di vite umane, il numero di decessi in infortuni domestici in Italia nel 2010 è stato di circa 8.600 unità, mentre quelli per incidenti stradali di circa 6.500 e quelli causati dal Radon, un gas naturale radioattivo che emana dal terreno, di circa 4.800. E di questi non se ne parla. Come mai? Perchè non c'è un Datore di Lavoro da additare e condannare? Saluti [/QUOTE]
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