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<blockquote data-quote="ragiona" data-source="post: 109230" data-attributes="member: 29159"><p>Buon giorno non so se il problema è già stato sollevato, comunque io lo propongo. Ho acquistato vari anni fa un immobile con annesso gabinetto esterno costruito su un resede di proprietà condominiale (enti urbani e promiscui). Tale abuso è stato condonato prima dell’acquisto e risulta catastalmente regolarizzato, però rimane il fatto che la particella sulla quale insiste il servizio non appartiene esclusivamente al venditore. Preciso inoltre che – sia come collocazione che come situazione di fatto – questa costruzione insiste su uno spazio utilizzato da sempre ed ininterrottamente in via esclusiva dal venditore, tant’è che il notaio rogante ha inserito all’ epoca nel titolo di vendita la dizione “ il venditore dichiara che l’area sulla quale insiste il servizio (nonché il servizio stesso) vengono utilizzati da tempo immemore, comunque ultraventennale, dal venditore in forma esclusiva”. Nelle more dell’acquisto da parte mia l’utilizzo dello stesso è sempre rimasto in via esclusiva, recintando l’area e ristrutturando la fossa biologica senza alcuna turbativa e/o rivendicazione da parte di alcun avente titolo. Dopo questa lunga ma necessaria premessa la mia domanda è: in caso di vendita da parte mia, è opportuno che questo stato di fatto (che comunque – in base alla sentenza della Cassazione n. 2485/07 – sembra non richiedere più alcuna validazione giudiziale ) venga espressamente riportato nel relativo preliminare a pena di invalidamento del contratto in quanto difetto sottaciuto, oppure la situazione può ritenersi già ufficiale risultando dal precedente titolo di acquisto? Grazie per una risposta</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="ragiona, post: 109230, member: 29159"] Buon giorno non so se il problema è già stato sollevato, comunque io lo propongo. Ho acquistato vari anni fa un immobile con annesso gabinetto esterno costruito su un resede di proprietà condominiale (enti urbani e promiscui). Tale abuso è stato condonato prima dell’acquisto e risulta catastalmente regolarizzato, però rimane il fatto che la particella sulla quale insiste il servizio non appartiene esclusivamente al venditore. Preciso inoltre che – sia come collocazione che come situazione di fatto – questa costruzione insiste su uno spazio utilizzato da sempre ed ininterrottamente in via esclusiva dal venditore, tant’è che il notaio rogante ha inserito all’ epoca nel titolo di vendita la dizione “ il venditore dichiara che l’area sulla quale insiste il servizio (nonché il servizio stesso) vengono utilizzati da tempo immemore, comunque ultraventennale, dal venditore in forma esclusiva”. Nelle more dell’acquisto da parte mia l’utilizzo dello stesso è sempre rimasto in via esclusiva, recintando l’area e ristrutturando la fossa biologica senza alcuna turbativa e/o rivendicazione da parte di alcun avente titolo. Dopo questa lunga ma necessaria premessa la mia domanda è: in caso di vendita da parte mia, è opportuno che questo stato di fatto (che comunque – in base alla sentenza della Cassazione n. 2485/07 – sembra non richiedere più alcuna validazione giudiziale ) venga espressamente riportato nel relativo preliminare a pena di invalidamento del contratto in quanto difetto sottaciuto, oppure la situazione può ritenersi già ufficiale risultando dal precedente titolo di acquisto? Grazie per una risposta [/QUOTE]
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