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<blockquote data-quote="ivodivo" data-source="post: 107600" data-attributes="member: 39880"><p>Buongiorno a tutti,</p><p></p><p>vorrei sottoporvi il mio problema nella speranza che qualcuno si sia trovato nella mia situazione e sia riuscito a trovarne la soluzione.</p><p></p><p>Io e la mia compagna siamo cointestatari di immobile prima casa con relativo mutuo ipotecario (risalente a 6 anni fa).</p><p></p><p>Abbiamo l'opportunità di ampliarci acquistando l'appartamento limitrofo al nostro.</p><p></p><p>L'agenzia delle entrate prevede questa ipotesi e garantisce l'accesso alle agevolazioni "prima casa" anche per il secondo acquisto (sempre che l'immobile risultante non cosituisca bene di lusso).</p><p></p><p>Ma veniamo all'inghippo: per acquistare il secondo immobile ho bisogno di un nuovo piccolo mutuo. Nessun istituto bancario però è disposto a concedermelo alle condizioni "prima casa" adducendo come motivazione il fatto che quando poi unirò fisicamente e catastalmente i due immobili l'ipoteca inizialmente di primo grado iscritta sul secondo immobile si trasformerebbe in ipoteca di secondo grado (perchè successiva alla prima) e quindi non accettabile da parte dell'istituto erogante.</p><p></p><p>Ho chiesto delucidazioni ad un paio di notai che smentiscono questa versione perchè una ipoteca per definizione nn può cambiare di grado (cosa che risulta anche dalle mie indagini), ma nonostante tutte le rassicurazioni del caso l'operazione è ancora bloccata.</p><p></p><p>Tutta la questione nasce dal fatto che al momento della stipula del rogito del secondo immobile siamo obbligati a indicare l'impegno ad unire i due immobili entro tre anni, pena il rimborso delle imposte all'agenzia delle entrate per differenza tra prima e seconda casa.</p><p></p><p>Vi risulta che le cose stanno effettivamente così?</p><p>E' davvero obbligatorio indicare nel rogito l'impegno ad unire i due immobili o può essere sottinteso?</p><p></p><p>Grazie.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="ivodivo, post: 107600, member: 39880"] Buongiorno a tutti, vorrei sottoporvi il mio problema nella speranza che qualcuno si sia trovato nella mia situazione e sia riuscito a trovarne la soluzione. Io e la mia compagna siamo cointestatari di immobile prima casa con relativo mutuo ipotecario (risalente a 6 anni fa). Abbiamo l'opportunità di ampliarci acquistando l'appartamento limitrofo al nostro. L'agenzia delle entrate prevede questa ipotesi e garantisce l'accesso alle agevolazioni "prima casa" anche per il secondo acquisto (sempre che l'immobile risultante non cosituisca bene di lusso). Ma veniamo all'inghippo: per acquistare il secondo immobile ho bisogno di un nuovo piccolo mutuo. Nessun istituto bancario però è disposto a concedermelo alle condizioni "prima casa" adducendo come motivazione il fatto che quando poi unirò fisicamente e catastalmente i due immobili l'ipoteca inizialmente di primo grado iscritta sul secondo immobile si trasformerebbe in ipoteca di secondo grado (perchè successiva alla prima) e quindi non accettabile da parte dell'istituto erogante. Ho chiesto delucidazioni ad un paio di notai che smentiscono questa versione perchè una ipoteca per definizione nn può cambiare di grado (cosa che risulta anche dalle mie indagini), ma nonostante tutte le rassicurazioni del caso l'operazione è ancora bloccata. Tutta la questione nasce dal fatto che al momento della stipula del rogito del secondo immobile siamo obbligati a indicare l'impegno ad unire i due immobili entro tre anni, pena il rimborso delle imposte all'agenzia delle entrate per differenza tra prima e seconda casa. Vi risulta che le cose stanno effettivamente così? E' davvero obbligatorio indicare nel rogito l'impegno ad unire i due immobili o può essere sottinteso? Grazie. [/QUOTE]
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