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<blockquote data-quote="basty" data-source="post: 294232" data-attributes="member: 35382"><p>C</p><p></p><p>Credo ogni dialetto cambi , da paese a paese, anche poco distanti tra loro. </p><p>Non solo nella pronuncia, ma anche con termini completamente diversi. </p><p>Per non parlare poi delle differenze tra territori: in Piemonte sarei orientato a dire che lo zoccolo è quello cuneese, poi si distinguono i monferrini, i vercellesi, i novaresi, per non entrare in ulteriori dettagli coi Canausan del Canavese ed i langhét delle Langhe. </p><p>Il Torinese è una lingua a sé, molto musicale, cerimoniosa e urbana, come si conviene a certe signorine ottantenni con cappellino e velette ormai in via di estinzione.</p><p>E anche questa subiva distorsioni quando ci si spostava in quartieri più popolari: oggi in questi non senti più nemmeno l'accento... piemontese.</p><p></p><p>In Lombardia stessa storia.... </p><p>... ed è bellissimo sentire certe vecchiette che appena ti prendono in confidenza, continuano il discorso in dialetto...., che è la lingua che viene dal loro cuore...</p><p></p><p>In proposito, ho trovato bellissima la prolusione di Papa Francesco, all'apertura del CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO SUL TEMA</p><p>“NON LASCIAMOLI SOLI! ACCOMPAGNARE I GENITORI NELL’ EDUCAZIONE DEI FIGLI ADOLESCENTI” :</p><p>ha invitato i suoi sacerdoti a pensare ed agire "in romanesco" .</p><p></p><p><em>- Oggi su questo tema vi invito a pensare “in dialetto”.....</em></p><p><em>...... potremmo andare avanti elencando una grande quantità di situazioni che toccano la vita delle nostre famiglie. Perciò la riflessione, la preghiera, fatela “in romanesco”, in concreto, con tutte queste cose concrete, con volti di famiglie ben concreti,....</em></p><p></p><p>p.s.: quel discorso, (e non solo quello, in questi giorni,) di cui ho avuto notizia da un articolo de "La Stampa", merita attenzione, anche al di là del tema dialettale, da parte di tutti i genitori ed adulti, al di là degli orientamenti religiosi.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="basty, post: 294232, member: 35382"] C Credo ogni dialetto cambi , da paese a paese, anche poco distanti tra loro. Non solo nella pronuncia, ma anche con termini completamente diversi. Per non parlare poi delle differenze tra territori: in Piemonte sarei orientato a dire che lo zoccolo è quello cuneese, poi si distinguono i monferrini, i vercellesi, i novaresi, per non entrare in ulteriori dettagli coi Canausan del Canavese ed i langhét delle Langhe. Il Torinese è una lingua a sé, molto musicale, cerimoniosa e urbana, come si conviene a certe signorine ottantenni con cappellino e velette ormai in via di estinzione. E anche questa subiva distorsioni quando ci si spostava in quartieri più popolari: oggi in questi non senti più nemmeno l'accento... piemontese. In Lombardia stessa storia.... ... ed è bellissimo sentire certe vecchiette che appena ti prendono in confidenza, continuano il discorso in dialetto...., che è la lingua che viene dal loro cuore... In proposito, ho trovato bellissima la prolusione di Papa Francesco, all'apertura del CONVEGNO PASTORALE DIOCESANO SUL TEMA “NON LASCIAMOLI SOLI! ACCOMPAGNARE I GENITORI NELL’ EDUCAZIONE DEI FIGLI ADOLESCENTI” : ha invitato i suoi sacerdoti a pensare ed agire "in romanesco" . [I]- Oggi su questo tema vi invito a pensare “in dialetto”..... ...... potremmo andare avanti elencando una grande quantità di situazioni che toccano la vita delle nostre famiglie. Perciò la riflessione, la preghiera, fatela “in romanesco”, in concreto, con tutte queste cose concrete, con volti di famiglie ben concreti,....[/I] p.s.: quel discorso, (e non solo quello, in questi giorni,) di cui ho avuto notizia da un articolo de "La Stampa", merita attenzione, anche al di là del tema dialettale, da parte di tutti i genitori ed adulti, al di là degli orientamenti religiosi. [/QUOTE]
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