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Cointestare casa al coniuge in regime di separazione dei beni
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Testo
<blockquote data-quote="vincejordano" data-source="post: 246166" data-attributes="member: 47875"><p>Premetto che sono un Socio di Cooperativa Edilizia a r.l., a totale contributo statale tra appartenenti Difesa/Interni, inizialmente a proprietà indivisa ma successivamente a proprietà individuale.</p><p></p><p>Recentemente, dopo aver saldato le quote mutuo di pertinenza con l'Ente (INPDAP), siamo giunti al definitivo atto della vendita/acquisizione dell’immobile assegnatomi da parte della Cooperativa. </p><p></p><p>Trovandomi in regime di "separazione dei beni", avevo preventivamente chiesto ufficialmente al Notaio (lo stesso per tutti i Soci assegnatari) di poter liberamente <strong>cointestare</strong> <strong>l'appartamento per quota uguale (50%) con la mia consorte</strong> (tra l'altro sposata "prima" dell'ingresso in cooperativa). Tale "libera scelta" mi è stata negata in quanto, a detta dello stesso Notaio, "<em>non prevista <strong>specificamente dal c.c. </strong>per coloro che vigono in tale regime" </em>(Codice Civile).</p><p></p><p>Fatto notare (copia alla mano) che altre Cooperative/Notai avevano, invece, registrato tale "cointestazione" su semplice <strong>dichiarazione dei coniugi</strong> (riportata nel testo degli stessi atti di vendita) di "<strong><em>essere in regime di separazione dei beni e di accettare e acquistare in comune e per quota uguale il diritto di proprietà della porzione immobiliare di pertinenza</em></strong>", mi veniva risposto che "<em>ogni notaio si assume ai fini di legge le proprie responsabilità sugli atti che redige</em>", poiché, a suo avviso, si poteva interpretare tale "consenso" a possibili "sotterfugi" finanziari al fine di pagare meno tasse. In ogni caso “<em>…</em> <em>Lei è comunque libero di firmare o meno l’atto di acquisto”. </em>A tale punto, mio malgrado (e della mia consorte), dovendo accettare per "sacre" le dichiarazioni dell' "esperto" Notaio, ho firmato l’atto preparato.</p><p></p><p><strong>Per quanto sopra Vi pongo i seguenti quesiti che, a questo punto, potrebbero essere anche oggetto di eventuali interpellanze parlamentari per un “buco” normativo o di legge nonchè di un eventuale "segnalazione" al Notariato Nazionale:</strong></p><p></p><p>· Visto che, a mio umile sapere, in giurisprudenza, una cosa è “legittima” se NON espressamente "vietata" da norme di legge (nel mio caso nemmeno dal Codice Civile), è “legale” tale impossibilità impostami?</p><p></p><p>· Vista la “diversità di interpretazioni” dei Notai (che potrebbero, a questo punto, incorrere in denunce per falso in atto privato-pubblico), esiste o meno uno specifico DIVIETO di legge a tale “libera scelta” tra l’altro voluta dallo scrivente a <strong>tutela della propria consorte</strong> (diritto garantito dalla Costituzione e dalla legge)?</p><p></p><p>· Posso oppormi all’atto fattomi firmare e già registrato, in quanto “dichiarato” (dal Notaio) unica possibilità di acquisto/acquisizione solo dalla mia persona ("Socio Assegnatario dell'immobile?</p><p>Da segnalare, inoltre, che il detto notaio mi ha suggerito, inizialmente di poter effettuare successivamente a 5 anni un ulteriore atto di “vendita” della metà della quota alla mia consorte (naturalmente a mie ulteriori spese), oppure.... (e qui la cosa diventa ancora, più strana), a seguito di mie continue richieste di chiarimenti, la "possibilità" di effettuare una “rettifica” dell'atto di vendita iniziale già stipulato (con una spesa "irrisoria" di circa 600-700 euro di spese di registrazione). A quest'ultima "proposta" il serio dubbio: Ma allora, se si può fare una "rettifica" vuol dire che l'atto lo si poteva fare sin dall'inizio; o no?</p><p>In questa ultima eventualità, perchè dovrei essere io a pagare la "rettifica"?</p><p>Lo so, Vi pongo una enormità di quesiti, ma credo che possano essere utili alla collettività!</p><p>Vi ringrazio per quanto saprete indicarmi.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="vincejordano, post: 246166, member: 47875"] Premetto che sono un Socio di Cooperativa Edilizia a r.l., a totale contributo statale tra appartenenti Difesa/Interni, inizialmente a proprietà indivisa ma successivamente a proprietà individuale. Recentemente, dopo aver saldato le quote mutuo di pertinenza con l'Ente (INPDAP), siamo giunti al definitivo atto della vendita/acquisizione dell’immobile assegnatomi da parte della Cooperativa. Trovandomi in regime di "separazione dei beni", avevo preventivamente chiesto ufficialmente al Notaio (lo stesso per tutti i Soci assegnatari) di poter liberamente [B]cointestare[/B] [B]l'appartamento per quota uguale (50%) con la mia consorte[/B] (tra l'altro sposata "prima" dell'ingresso in cooperativa). Tale "libera scelta" mi è stata negata in quanto, a detta dello stesso Notaio, "[I]non prevista [B]specificamente dal c.c. [/B]per coloro che vigono in tale regime" [/I](Codice Civile). Fatto notare (copia alla mano) che altre Cooperative/Notai avevano, invece, registrato tale "cointestazione" su semplice [B]dichiarazione dei coniugi[/B] (riportata nel testo degli stessi atti di vendita) di "[B][I]essere in regime di separazione dei beni e di accettare e acquistare in comune e per quota uguale il diritto di proprietà della porzione immobiliare di pertinenza[/I][/B]", mi veniva risposto che "[I]ogni notaio si assume ai fini di legge le proprie responsabilità sugli atti che redige[/I]", poiché, a suo avviso, si poteva interpretare tale "consenso" a possibili "sotterfugi" finanziari al fine di pagare meno tasse. In ogni caso “[I]…[/I] [I]Lei è comunque libero di firmare o meno l’atto di acquisto”. [/I]A tale punto, mio malgrado (e della mia consorte), dovendo accettare per "sacre" le dichiarazioni dell' "esperto" Notaio, ho firmato l’atto preparato. [B]Per quanto sopra Vi pongo i seguenti quesiti che, a questo punto, potrebbero essere anche oggetto di eventuali interpellanze parlamentari per un “buco” normativo o di legge nonchè di un eventuale "segnalazione" al Notariato Nazionale:[/B] · Visto che, a mio umile sapere, in giurisprudenza, una cosa è “legittima” se NON espressamente "vietata" da norme di legge (nel mio caso nemmeno dal Codice Civile), è “legale” tale impossibilità impostami? · Vista la “diversità di interpretazioni” dei Notai (che potrebbero, a questo punto, incorrere in denunce per falso in atto privato-pubblico), esiste o meno uno specifico DIVIETO di legge a tale “libera scelta” tra l’altro voluta dallo scrivente a [B]tutela della propria consorte[/B] (diritto garantito dalla Costituzione e dalla legge)? · Posso oppormi all’atto fattomi firmare e già registrato, in quanto “dichiarato” (dal Notaio) unica possibilità di acquisto/acquisizione solo dalla mia persona ("Socio Assegnatario dell'immobile? Da segnalare, inoltre, che il detto notaio mi ha suggerito, inizialmente di poter effettuare successivamente a 5 anni un ulteriore atto di “vendita” della metà della quota alla mia consorte (naturalmente a mie ulteriori spese), oppure.... (e qui la cosa diventa ancora, più strana), a seguito di mie continue richieste di chiarimenti, la "possibilità" di effettuare una “rettifica” dell'atto di vendita iniziale già stipulato (con una spesa "irrisoria" di circa 600-700 euro di spese di registrazione). A quest'ultima "proposta" il serio dubbio: Ma allora, se si può fare una "rettifica" vuol dire che l'atto lo si poteva fare sin dall'inizio; o no? In questa ultima eventualità, perchè dovrei essere io a pagare la "rettifica"? Lo so, Vi pongo una enormità di quesiti, ma credo che possano essere utili alla collettività! Vi ringrazio per quanto saprete indicarmi. [/QUOTE]
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