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<blockquote data-quote="Luigi Criscuolo" data-source="post: 154091" data-attributes="member: 15764"><p>Mi dispiace per te che sei "romana de' Roma" ma il problema dello smaltimento dei rifiuti è sempre stato un problema da sempre a Roma come nelle altre città. Nella antichità i rifiuti erano organici naturali per il 90%; si trattavano, si mineralizzavano e si riutilizzavano: famose sono le otri di Pompei dove si raccoglieva l'urina per fare l'ammoniaca. Questa caratteristica di organicità naturale dei rifiuti si è mantenuta per moltissimo tempo anche se con il trascorrere dei secoli, prima lentamente e poi rapidamente, la percentuale si è drasticamente ridotta a favore dell' organico industriale; tanto per fare un nome: Moplen. Posso dire che, alla luce della mia esperienza di vita di soggetto appartenente alla generazione post-bellica, fino alla metà degli anni '50 il problema dello smaltimento dei rifiuti era ancora gestibile; infatti mi ricordo quando ero bambino, ed ero in vacanza dai nonni, quando si è rotta una vecchia sedia la si è utilizzata come combustile per il camino che veniva ancora usato per fare da mangiare. Tutto veniva bruciato: per esempio il cartone; gli scarti alimentari venivano usati per alimentare gli animali da cortile: dalle galline al maiale. Oggi le sedie, come le sedie a sdraio o le librerie, rotte (di legno, di plastica o di ferro), le trovi nei cassonetti destinati alla raccolta degli scarti organici alimentari. Nel 1984 (non ieri) mi trovavo in vacanza in Sardegna ed andavo ad una spiaggia in località la Caletta, per arrivarci dovevo attraversare un tratto di macchia mediterranea con alberi di medio fusto, appesi ai rami degli alberi i villeggianti era usi appendere i sacchetti di plastica multicolori circondati da vespe e mosche con dentro gli avanzi dei loro pranzetti ; la stessa scena l' ho osservata una decina di anni fa nella macchia mediterranea a sud del fiume Garigliano (e qui ci si collega al discorso dell' Educazione Civica di un altro thread).</p><p>Per quanto riguarda il problema di Roma in particolare, visto che tu sei indigena, fatti un giretto da turista nel centro storico della città: troverai delle targhe inserite nei muri delle case, datate 1740 o giù di lì, dove c'é scritto "Per ordine dell' Illustrissimo ed eccellentissimo signore delle strade si proibisce di fare monnezzaro in questo luogo sotto la pena di ecc... ecc.... ". Il problema, quindi, è alquanto antico anche se il problema vero è il comportamento della popolazione. Infatti anche oggi il problema è il comportamento della popolazione, che definire scarsamente collaborativo è un eufemismo: basta guardare l'assortimento dei rifiuti che c'è nei cassonetti e nei dintorni degli stessi. Io con questo problema ci convivo tutti i giorni perché, sfortunatamente, mi ritrova a pochissimi metri dall'ingrsso del condominio in cui abito i 3 secchioni dell'immondizia; ed abito in un quartiere dove tutti se la tirano in quanto residenti in un quartiere benestante. Roma non è una cittadina da 30 mila abitanti che riesce a fare solo il 30% (e mi sono tenuto abbondante) di differenziata; Roma è una metropoli da 3 milioni di abitanti che ha la medesima percentuale di differenziata: e questo è il grande problema da risolvere e tu ti lamenti dei costi? Ma io ti lascerei l'immondizia in casa per un mese come è successo a Napoli, poi ne riparliamo.</p><p>Infine quando si tratta di aprire nuove discariche nessuno le vuole: i residenti si ribellano e formano dei comitati spontanei contrari che fomentano disordini. Lo stesso succede per l'insediamento dei forni di incenerimento. E allora? Io non ritirerei l'immondizia fino a quando la popolazione supplicherà i propri politici di trovare un accordo per la destinazione di aree per il conferimento dei rifiuti e la creazione di forni di incenerimento.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Luigi Criscuolo, post: 154091, member: 15764"] Mi dispiace per te che sei "romana de' Roma" ma il problema dello smaltimento dei rifiuti è sempre stato un problema da sempre a Roma come nelle altre città. Nella antichità i rifiuti erano organici naturali per il 90%; si trattavano, si mineralizzavano e si riutilizzavano: famose sono le otri di Pompei dove si raccoglieva l'urina per fare l'ammoniaca. Questa caratteristica di organicità naturale dei rifiuti si è mantenuta per moltissimo tempo anche se con il trascorrere dei secoli, prima lentamente e poi rapidamente, la percentuale si è drasticamente ridotta a favore dell' organico industriale; tanto per fare un nome: Moplen. Posso dire che, alla luce della mia esperienza di vita di soggetto appartenente alla generazione post-bellica, fino alla metà degli anni '50 il problema dello smaltimento dei rifiuti era ancora gestibile; infatti mi ricordo quando ero bambino, ed ero in vacanza dai nonni, quando si è rotta una vecchia sedia la si è utilizzata come combustile per il camino che veniva ancora usato per fare da mangiare. Tutto veniva bruciato: per esempio il cartone; gli scarti alimentari venivano usati per alimentare gli animali da cortile: dalle galline al maiale. Oggi le sedie, come le sedie a sdraio o le librerie, rotte (di legno, di plastica o di ferro), le trovi nei cassonetti destinati alla raccolta degli scarti organici alimentari. Nel 1984 (non ieri) mi trovavo in vacanza in Sardegna ed andavo ad una spiaggia in località la Caletta, per arrivarci dovevo attraversare un tratto di macchia mediterranea con alberi di medio fusto, appesi ai rami degli alberi i villeggianti era usi appendere i sacchetti di plastica multicolori circondati da vespe e mosche con dentro gli avanzi dei loro pranzetti ; la stessa scena l' ho osservata una decina di anni fa nella macchia mediterranea a sud del fiume Garigliano (e qui ci si collega al discorso dell' Educazione Civica di un altro thread). Per quanto riguarda il problema di Roma in particolare, visto che tu sei indigena, fatti un giretto da turista nel centro storico della città: troverai delle targhe inserite nei muri delle case, datate 1740 o giù di lì, dove c'é scritto "Per ordine dell' Illustrissimo ed eccellentissimo signore delle strade si proibisce di fare monnezzaro in questo luogo sotto la pena di ecc... ecc.... ". Il problema, quindi, è alquanto antico anche se il problema vero è il comportamento della popolazione. Infatti anche oggi il problema è il comportamento della popolazione, che definire scarsamente collaborativo è un eufemismo: basta guardare l'assortimento dei rifiuti che c'è nei cassonetti e nei dintorni degli stessi. Io con questo problema ci convivo tutti i giorni perché, sfortunatamente, mi ritrova a pochissimi metri dall'ingrsso del condominio in cui abito i 3 secchioni dell'immondizia; ed abito in un quartiere dove tutti se la tirano in quanto residenti in un quartiere benestante. Roma non è una cittadina da 30 mila abitanti che riesce a fare solo il 30% (e mi sono tenuto abbondante) di differenziata; Roma è una metropoli da 3 milioni di abitanti che ha la medesima percentuale di differenziata: e questo è il grande problema da risolvere e tu ti lamenti dei costi? Ma io ti lascerei l'immondizia in casa per un mese come è successo a Napoli, poi ne riparliamo. Infine quando si tratta di aprire nuove discariche nessuno le vuole: i residenti si ribellano e formano dei comitati spontanei contrari che fomentano disordini. Lo stesso succede per l'insediamento dei forni di incenerimento. E allora? Io non ritirerei l'immondizia fino a quando la popolazione supplicherà i propri politici di trovare un accordo per la destinazione di aree per il conferimento dei rifiuti e la creazione di forni di incenerimento. [/QUOTE]
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