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<blockquote data-quote="Daniele 78" data-source="post: 402189" data-attributes="member: 40390"><p>Secondo me il fatto di chiudere l’occhio sulle parti interne e non sul esterno pone tutta una serie di problemi che un tecnico deve porsi:</p><ol> <li data-xf-list-type="ol"><p style="text-align: left">il tipo di abuso interno incide anche sugli altri? (Ad esempio un sottotetto non abitabile che lo diventa in seguito cin la regolarizzazione) incide sia sul volume riscaldato da conteggiare nell’edificio ma incide anche sulle volumetrie massime realizzabili per quel edificio (anche in ristrutturazione).</p> </li> <li data-xf-list-type="ol">Inoltre tale modifica dovrebbe poi sempre essere ribaltata a Catasto per corrispondenza con il Permesso o Scia e l’APE del singolo alloggio segue sempre il Catasto come riferimento...ma se io faccio una variazione che incide sui parametri urbanistici e pure sul volume riscaldato...devo sempre aggiornare il la parte concessoria (Scia e Permesso) che mi porta a cambiare il Catastò che a sua volta viene preso a riferimento per l’APE.</li> <li data-xf-list-type="ol">Secondo voi ,una Banca (o un impresa che scarica la cessione del credito ad una Finanziaria o Banca) potrebbe mai assumersi verso l’Agenzia delle Entrate la responsabilità di prendersi la grana di chiudere un occhio su difformità interne che in futuro richiederebbero minimo un accertamento in conformità (Scia o PdC in sanatoria)? E magari perdere il loro diritto al recupero del Ecobonus? Già ricordo che un immobile con sanatoria (o peggio a condono)in corso fa saltare tutti i pareri successivi che non vadano a chiudere gli abusi evidenziati da essi!</li> </ol><p></p><p>Qualcuno ha fatto queste considerazioni??</p><p>È ovvio che tutte le difformità interne entro il range del 2% (come da Testo Unico Edilizia) non creeeranno problemi.</p><p></p><p>Ma cambi di destinazione d’uso interni con aumento di volumetria (e quindi volume riscaldato) assolutamente si.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Daniele 78, post: 402189, member: 40390"] Secondo me il fatto di chiudere l’occhio sulle parti interne e non sul esterno pone tutta una serie di problemi che un tecnico deve porsi: [LIST=1] [*][LEFT]il tipo di abuso interno incide anche sugli altri? (Ad esempio un sottotetto non abitabile che lo diventa in seguito cin la regolarizzazione) incide sia sul volume riscaldato da conteggiare nell’edificio ma incide anche sulle volumetrie massime realizzabili per quel edificio (anche in ristrutturazione).[/LEFT] [*]Inoltre tale modifica dovrebbe poi sempre essere ribaltata a Catasto per corrispondenza con il Permesso o Scia e l’APE del singolo alloggio segue sempre il Catasto come riferimento...ma se io faccio una variazione che incide sui parametri urbanistici e pure sul volume riscaldato...devo sempre aggiornare il la parte concessoria (Scia e Permesso) che mi porta a cambiare il Catastò che a sua volta viene preso a riferimento per l’APE. [*]Secondo voi ,una Banca (o un impresa che scarica la cessione del credito ad una Finanziaria o Banca) potrebbe mai assumersi verso l’Agenzia delle Entrate la responsabilità di prendersi la grana di chiudere un occhio su difformità interne che in futuro richiederebbero minimo un accertamento in conformità (Scia o PdC in sanatoria)? E magari perdere il loro diritto al recupero del Ecobonus? Già ricordo che un immobile con sanatoria (o peggio a condono)in corso fa saltare tutti i pareri successivi che non vadano a chiudere gli abusi evidenziati da essi! [/LIST] Qualcuno ha fatto queste considerazioni?? È ovvio che tutte le difformità interne entro il range del 2% (come da Testo Unico Edilizia) non creeeranno problemi. Ma cambi di destinazione d’uso interni con aumento di volumetria (e quindi volume riscaldato) assolutamente si. [/QUOTE]
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