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Testo
<blockquote data-quote="AvvocatoDauriaMichele" data-source="post: 227842" data-attributes="member: 38627"><p>La soluzione indicata da Giacomelli è sicuramente la preferibile: in casi del genere un accordo riesce a salvare le ragioni economiche e quelle affettive (elemento importante, trattandosi pur sempre di stretti familiari).</p><p></p><p>Se proprio non ci si riesca, resta solo la via giudiziaria, che non è ne' economica, ne' breve.</p><p></p><p>Per cominciare, la materia è sottoposta ad obbligo di mediazione, che in caso di valore fino a 250.000,00 Euro verrà a costare poco meno di mille Euro cadauno + le spese legali da corrispondere al proprio Avvocato (variabili da caso a caso; diciamo altri mille/millecinquecento Euro + oneri di fatturazione); nel caso non vi sia accordo (il che è probabile, altrimenti lo si sarebbe trovato già prima... ) bisognerà adire l'autorità giudiziaria secondo la procedura di cui agli artt. 784 e seguenti; in buona sostanza il Giudice nominerà un CTU che procederà a redigere un progetto di divisione, se essa è possibile materialmente; qualora esso non venga accettato la causa si trasformerà in un procedimento contenzioso vero e proprio; qualora non sia possibile la divisione fisica dell'immobile si dovrà provvedere alla vendita e alla distribuzione del ricavato. I costi in tale fase non sono agevolmente quantificabili; tra onorari del CTU (pari sempre a svariati migliaia di Euro) di eventuali professionisti (ad esempio un Notatio), dei Consulenti Tecnici di parte (che inevitabilmente si sarà costretti a nominare, a meno di non fidarsi ciecamente di ciò che combinano gli altri), onorari da corrispondere al proprio Avvocato... il conto sarà sicuramente molto salato, e varierà in ragione del decorso del procedimento giudiziario; qualora alla fine il tutto si chiuda con un accordo le spese saranno compensate tra le parti; qualora si arrivi ad un provvedimento del giudice non è infrequente che vi sia ugualmente compensazione. Nemmeno i tempi sono preventivabili ma, come è facile capire, non si tratterà certamente di tempi brevi (non è affatto infrequente che una causa di divisione si trascini per una decina di anni per il solo primo grado).</p><p></p><p>Come dicevo: un accordo è sicuramente la soluzione preferibile.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="AvvocatoDauriaMichele, post: 227842, member: 38627"] La soluzione indicata da Giacomelli è sicuramente la preferibile: in casi del genere un accordo riesce a salvare le ragioni economiche e quelle affettive (elemento importante, trattandosi pur sempre di stretti familiari). Se proprio non ci si riesca, resta solo la via giudiziaria, che non è ne' economica, ne' breve. Per cominciare, la materia è sottoposta ad obbligo di mediazione, che in caso di valore fino a 250.000,00 Euro verrà a costare poco meno di mille Euro cadauno + le spese legali da corrispondere al proprio Avvocato (variabili da caso a caso; diciamo altri mille/millecinquecento Euro + oneri di fatturazione); nel caso non vi sia accordo (il che è probabile, altrimenti lo si sarebbe trovato già prima... ) bisognerà adire l'autorità giudiziaria secondo la procedura di cui agli artt. 784 e seguenti; in buona sostanza il Giudice nominerà un CTU che procederà a redigere un progetto di divisione, se essa è possibile materialmente; qualora esso non venga accettato la causa si trasformerà in un procedimento contenzioso vero e proprio; qualora non sia possibile la divisione fisica dell'immobile si dovrà provvedere alla vendita e alla distribuzione del ricavato. I costi in tale fase non sono agevolmente quantificabili; tra onorari del CTU (pari sempre a svariati migliaia di Euro) di eventuali professionisti (ad esempio un Notatio), dei Consulenti Tecnici di parte (che inevitabilmente si sarà costretti a nominare, a meno di non fidarsi ciecamente di ciò che combinano gli altri), onorari da corrispondere al proprio Avvocato... il conto sarà sicuramente molto salato, e varierà in ragione del decorso del procedimento giudiziario; qualora alla fine il tutto si chiuda con un accordo le spese saranno compensate tra le parti; qualora si arrivi ad un provvedimento del giudice non è infrequente che vi sia ugualmente compensazione. Nemmeno i tempi sono preventivabili ma, come è facile capire, non si tratterà certamente di tempi brevi (non è affatto infrequente che una causa di divisione si trascini per una decina di anni per il solo primo grado). Come dicevo: un accordo è sicuramente la soluzione preferibile. [/QUOTE]
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