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Testo
<blockquote data-quote="JERRY48" data-source="post: 182312"><p>Stiamo spronando Renzi, di imprese "strozzate" dalle tasse in Italia e si è fatto un raffronto con le altre nazioni. Ma, una considerazione:</p><p>più grande sei, più facile è non pagare le tasse. Questo è il succo, affrontare l’erosione della base fiscale e lo sviamento dei profitti, una volta per tutte contrastare l’evasione fiscale delle grandi multinazionali. Si perché, proprio le grandi corporation sarebbero colpevoli di pagare qualche spicciolo a fronte di miliardi di euro di profitti. Per carità, tutto legale sulla carta, solo una questione di "cavilli". Bella questa!!! Però da far paura!!!</p><p>Proprio le cifre fanno paura. Grazie a tutta una serie di stratagemmi, le grandi multinazionali riescono spesso a pagare solo il 5% di tasse sui propri profitti, mentre le piccole e medie imprese devono sborsare fino al 30%, e alla faccia della crisi. Com’è possibile? Il fatto è che chi ha i mezzi economici ha la conoscenza e l'abilità operativa e soprattutto qualche piccola filiale in qualche paesino tipo Andorra o Bahamas. Ecco allora che per magia tutti gli utili finiscono in una sede o in una seconda società ubicata in pieno paradiso fiscale, mentre nella filiale che si trova nel Paese in cui le tasse sono elevate si concentrano bassi ricavi o addirittura perdite. </p><p>Che si può fare?</p><p>Un bel piano di azione assieme a governi e imprese per quantificare l’ammontare esatto delle tasse a livello internazionale perse a causa di questi cavilli. Sì, perché nella migliore delle ipotesi si tratta di cifre a nove zeri. Ma la volontà di farlo c'è o troppi interessi in ballo. Poi paradiso fiscale non vuol dire solo isolette dei Caraibi. E Barbados, Bermuda e Isole Vergini britanniche anche nel cuore dell’Europa ci sono dei Paesi che attraggono miliardi di euro forti di regimi fiscali a dir poco concorrenziali, diciamo Gibilterra, Liechtenstein, Monaco, Repubblica di San Marino e l’immancabile Svizzera. A questo riguardo gli Stati sono responsabili delle norme che essi stessi hanno introdotto e non possono chiedere alle imprese di agire sulla base di criteri che superano un limite.</p><p>Una fotografia che fa piuttosto male specie in piena crisi economica con milioni di finanziamenti che non arrivano più alle Piccole e medie imprese e a milioni di contribuenti europei costretti a dolorosi sacrifici per tappare i buchi delle casse pubbliche del proprio Paese, magari a seguito di qualche nazionalizzazione bancaria.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="JERRY48, post: 182312"] Stiamo spronando Renzi, di imprese "strozzate" dalle tasse in Italia e si è fatto un raffronto con le altre nazioni. Ma, una considerazione: più grande sei, più facile è non pagare le tasse. Questo è il succo, affrontare l’erosione della base fiscale e lo sviamento dei profitti, una volta per tutte contrastare l’evasione fiscale delle grandi multinazionali. Si perché, proprio le grandi corporation sarebbero colpevoli di pagare qualche spicciolo a fronte di miliardi di euro di profitti. Per carità, tutto legale sulla carta, solo una questione di "cavilli". Bella questa!!! Però da far paura!!! Proprio le cifre fanno paura. Grazie a tutta una serie di stratagemmi, le grandi multinazionali riescono spesso a pagare solo il 5% di tasse sui propri profitti, mentre le piccole e medie imprese devono sborsare fino al 30%, e alla faccia della crisi. Com’è possibile? Il fatto è che chi ha i mezzi economici ha la conoscenza e l'abilità operativa e soprattutto qualche piccola filiale in qualche paesino tipo Andorra o Bahamas. Ecco allora che per magia tutti gli utili finiscono in una sede o in una seconda società ubicata in pieno paradiso fiscale, mentre nella filiale che si trova nel Paese in cui le tasse sono elevate si concentrano bassi ricavi[B] [/B]o addirittura perdite. Che si può fare? Un bel piano di azione assieme a governi e imprese per quantificare l’ammontare esatto delle tasse a livello internazionale perse a causa di questi cavilli. Sì, perché nella migliore delle ipotesi si tratta di cifre a nove zeri. Ma la volontà di farlo c'è o troppi interessi in ballo. Poi paradiso fiscale non vuol dire solo isolette dei Caraibi. E Barbados, Bermuda e Isole Vergini britanniche anche nel cuore dell’Europa ci sono dei Paesi che attraggono miliardi di euro forti di regimi fiscali a dir poco concorrenziali, diciamo Gibilterra, Liechtenstein, Monaco, Repubblica di San Marino e l’immancabile Svizzera. A questo riguardo gli Stati sono responsabili delle norme che essi stessi hanno introdotto e non possono chiedere alle imprese di agire sulla base di criteri che superano un limite. Una fotografia che fa piuttosto male specie in piena crisi economica con milioni di finanziamenti che non arrivano più alle Piccole e medie imprese e a milioni di contribuenti europei costretti a dolorosi sacrifici per tappare i buchi delle casse pubbliche del proprio Paese, magari a seguito di qualche nazionalizzazione bancaria. [/QUOTE]
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