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<blockquote data-quote="Antonio Abiuso" data-source="post: 335971" data-attributes="member: 54435"><p>Caro 'Domenico10' nella stragrande costellazione delle culture, sviluppatesi nell'uomo durante i 20.000 anni dal suo avvento su questa palla ormai in sfacelo, siamo tutti macroscopicamente "sferrati": ad esempio, tu nel 'latinorum' come io nel 'calcoli' ( non in senso clinico). Ai tempi dei romani, antichi ovviamente, valeva il detto "<em>unicuique suum</em>"(traduco<strong>:</strong> a ciascuno il suo). Solo quelli moderni sono 'tuttologi' e, come tali, per nostra mala sorte bazzicano a turno il Parlamento. Gianco si dichiara, bontà sua, fiducioso del vento primaverile che aleggia nel campo giudiziario perchè "peggio di prima non era più possibile". Ma da me che ci ho bazzicato per sessant'anni mi si lasci dire: è una primavera</p><p>di Praga. Mi permetto solo un'altra chiosa: secondo l'ineffabile mio collega ministro di Giustizia la legge sul blocco della prescrizione dopo il 1°grado (che dura mediamente un quadriennio) è già in dirittura d'arrivo anche se però è destinata ad entrare in "vigore" solo dopo la riforma del processo penale; bello no (?) una legge che appena emessa entra in frigorifero in attesa di un'altra da emanare non si sa se, come e quando. Aggiungo infine: sapete a partire solo dal famoso Codice "Rocco" che risale al 1930 (mia madre era ancora vergine) quante riforme della procedura penale sono sopravvenute? Una infinità, e tutte solitamente incentrate sulla eccessiva lungaggine dei processi; stessa questione peraltro toccata nel 1764 (!) da Cesare Beccaria nel suo "Dei giudizi e delle pene", pregevolissima opera meritevole d'esser letta da chiunque. Ciò per dire che il problema è prettamente nostrano, come lapidariamente descritto da Tomasi di Lampedusa: "è bene spesso cambiare tutto perché le cose poi rimangano come stanno". Un esempio plateale ce lo ha offerto una cronaca di questi giorni relativa al Presidente della Pirelli (non ricordo il nome) che imputato e condannato per non so quale reato ha inteso, sapendosi innocente ( e potendoselo economicamente permettere) rinunciare alla prescrizione, già maturata in suo favore, e correre così l'alea dell'impugnative. Così è stato finalmente assolto con formula piena, ma dopo quattordici anni di processi! Lì la prescrizione non ha avuto alcun ruolo.</p><p>Già che ci sono mi sentirei io di proporre invece una buona riforma: quella ove si prevede che all'imputato definitivamente assolto vadano rimborsate tutte le spese sostenute per difendersi dalle infondate imputazioni. Ma so d'essere un visionario. Comunque che vivrà, vedrà. Anche se non è affar mio. Saluti.</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="Antonio Abiuso, post: 335971, member: 54435"] Caro 'Domenico10' nella stragrande costellazione delle culture, sviluppatesi nell'uomo durante i 20.000 anni dal suo avvento su questa palla ormai in sfacelo, siamo tutti macroscopicamente "sferrati": ad esempio, tu nel 'latinorum' come io nel 'calcoli' ( non in senso clinico). Ai tempi dei romani, antichi ovviamente, valeva il detto "[I]unicuique suum[/I]"(traduco[B]:[/B] a ciascuno il suo). Solo quelli moderni sono 'tuttologi' e, come tali, per nostra mala sorte bazzicano a turno il Parlamento. Gianco si dichiara, bontà sua, fiducioso del vento primaverile che aleggia nel campo giudiziario perchè "peggio di prima non era più possibile". Ma da me che ci ho bazzicato per sessant'anni mi si lasci dire: è una primavera di Praga. Mi permetto solo un'altra chiosa: secondo l'ineffabile mio collega ministro di Giustizia la legge sul blocco della prescrizione dopo il 1°grado (che dura mediamente un quadriennio) è già in dirittura d'arrivo anche se però è destinata ad entrare in "vigore" solo dopo la riforma del processo penale; bello no (?) una legge che appena emessa entra in frigorifero in attesa di un'altra da emanare non si sa se, come e quando. Aggiungo infine: sapete a partire solo dal famoso Codice "Rocco" che risale al 1930 (mia madre era ancora vergine) quante riforme della procedura penale sono sopravvenute? Una infinità, e tutte solitamente incentrate sulla eccessiva lungaggine dei processi; stessa questione peraltro toccata nel 1764 (!) da Cesare Beccaria nel suo "Dei giudizi e delle pene", pregevolissima opera meritevole d'esser letta da chiunque. Ciò per dire che il problema è prettamente nostrano, come lapidariamente descritto da Tomasi di Lampedusa: "è bene spesso cambiare tutto perché le cose poi rimangano come stanno". Un esempio plateale ce lo ha offerto una cronaca di questi giorni relativa al Presidente della Pirelli (non ricordo il nome) che imputato e condannato per non so quale reato ha inteso, sapendosi innocente ( e potendoselo economicamente permettere) rinunciare alla prescrizione, già maturata in suo favore, e correre così l'alea dell'impugnative. Così è stato finalmente assolto con formula piena, ma dopo quattordici anni di processi! Lì la prescrizione non ha avuto alcun ruolo. Già che ci sono mi sentirei io di proporre invece una buona riforma: quella ove si prevede che all'imputato definitivamente assolto vadano rimborsate tutte le spese sostenute per difendersi dalle infondate imputazioni. Ma so d'essere un visionario. Comunque che vivrà, vedrà. Anche se non è affar mio. Saluti. [/QUOTE]
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