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Cari amici, vorremmo proporvi con questo post un piccolo ma serissimo gioco. Qui di seguito troverete una più o meno nota lettera lasciata in testamento da una madre al figlio; in essa sono stati da noi volutamente cancellati alcuni nomi che la renderebbero facilmente riconoscibile.
« Mio figlio adorato! Siamo nel […] già da sei giorni – papà, i tuoi sei fratellini e sorelline ed io – nell’intento di dare alle nostre vite […] l’unica possibile onorevole conclusione… sappi che sono rimasta qui contro la volontà di papà, e che anche domenica scorsa il […] voleva aiutarmi ad andarmene. Tu conosci tua madre – abbiamo lo stesso sangue – non ho avuto alcuna esitazione. Il nostro glorioso ideale è andato in rovina e con esso tutto ciò che di bello e meraviglioso ho conosciuto nella mia vita. Il mondo che verrà dopo il […] e il […] non è più degno di essere vissuto e quindi porterò i bambini con me, perché sono troppo buoni per la vita che li attenderebbe, e un Dio misericordioso mi capirà quando darò loro la salvezza… I bambini sono meravigliosi… mai una parola per lamentarsi o una lacrima. Le bombe scuotono il […]. I bambini più grandi proteggono quelli più piccoli, la loro presenza è una benedizione e riescono a far sorridere il […] di tanto in tanto. Possa Dio aiutarmi a trovare la forza di superare la prova finale e più difficile. Ci resta un solo obiettivo: la lealtà verso il […] anche nella morte. […], mio caro figlio – voglio trasmetterti quello che ho imparato nella vita: sii leale! Leale verso te stesso, leale verso le persone e leale verso il tuo paese… Sii orgoglioso di noi e cerca di tenerci tra i ricordi più cari… »
L’esperimento che vi proponiamo ora è di riprovare a leggere questa lettera – di indubbia profondità d’animo –immaginando nelle parti mancanti i nomi di un qualsiasi leader o movimento religioso, spirituale, filosofico, politico o, perché no, scientifico. Ad esempio:
« Mio figlio adorato! Siamo nell’ashram (o nella sede del partito o nella parrocchia) già da sei giorni – papà, i tuoi sei fratellini e sorelline ed io – nell’intento di dare alle nostre vite induiste (o comuniste o cristiane) l’unica possibile onorevole conclusione… sappi che sono rimasta qui contro la volontà di papà, e che anche domenica scorsa il guru (o il rappresentante del partito o il prete) voleva aiutarmi ad andarmene… eccetera… »
Ciò che colpisce è proprio il fatto che sembrano non esservi limiti di nessun genere. Si può sicuramente intuire la difficile situazione in cui si ritrova l’autrice, la quale manifesta una rara fermezza e lealtà verso i suoi valori di vita. Non è escluso che le sue parole abbiano suscitato nel lettore un certo moto di compassione od anche ammirazione, proprio per una scelta difficile che sembra aver preso in virtù di un bene più grande.
Beh, possiamo ora svelarvi i dettagli mancanti, e rivelare il fatto che l’autrice di questa lettera è Magda Goebbels, moglie di colui che ricoprì il ruolo di ministro della propaganda nazista Joseph Goebbels. Le parole che ritroverete in forma completa qui di seguito sono state scritte di suo pugno pochi attimi prima di uccidere i suoi sette figli e poi suicidarsi insieme al marito nel bunker di Hitler.
« Mio figlio adorato! Siamo nel Führerbunker già da sei giorni – papà, i tuoi sei fratellini e sorelline ed io – nell’intento di dare alle nostre vite nazionalsocialiste l’unica possibile onorevole conclusione… sappi che sono rimasta qui contro la volontà di papà, e che anche domenica scorsa il Führer voleva aiutarmi ad andarmene. Tu conosci tua madre – abbiamo lo stesso sangue – non ho avuto alcuna esitazione. Il nostro glorioso ideale è andato in rovina e con esso tutto ciò che di bello e meraviglioso ho conosciuto nella mia vita. Il mondo che verrà dopo il Führer e il nazionalsocialismo non è più degno di essere vissuto e quindi porterò i bambini con me, perché sono troppo buoni per la vita che li attenderebbe, e un Dio misericordioso mi capirà quando darò loro la salvezza… I bambini sono meravigliosi… mai una parola per lamentarsi o una lacrima. Le bombe scuotono il bunker. I bambini più grandi proteggono quelli più piccoli, la loro presenza è una benedizione e riescono a far sorridere il Führer di tanto in tanto. Possa Dio aiutarmi a trovare la forza di superare la prova finale e più difficile. Ci resta un solo obiettivo: la lealtà verso il Führer anche nella morte. Harald, mio caro figlio – voglio trasmetterti quello che ho imparato nella vita: sii leale! Leale verso te stesso, leale verso le persone e leale verso il tuo paese… Sii orgoglioso di noi e cerca di tenerci tra i ricordi più cari… »
Vi starete a questo punto chiedendo a quale conclusione vogliamo arrivare. Certamente il nostro intento non è quello di compiere moralismi in merito alla storia nazista, ma abbiamo semplicemente voluto mettere in risalto con un esempio esplicativo tra i tanti possibili come in realtà sia sottilissimo ed impercettibile il limite di demarcazione che separa la pura lealtà verso i propri ideali dal completo fanatismo.
E se questo confine non esistesse? Se il nostro biologico bisogno di certezze ci portasse a coprire sotto le bandiere di splendidi ideali questa fragilissima necessità? Se fosse questo l’unico modo – per quanto infantile – per farci sentire comunque vivi, speciali, utili a qualcosa?
D’altronde, molto spesso sono le convenzioni del momento a determinare virtuoso o meno il comportamento di una persona in base alle condizioni socio-storiche in atto. Se il nazionalsocialismo tedesco avesse vinto la guerra all’ultimo minuto, con molta probabilità la stessa Magda Goebbels sarebbe ora un eroe nazionale con tanto di statue nelle piazze europee. La stessa cosa di potrebbe pensare per i sostenitori dei moti carbonari in Italia durante la dominazione austriaca: fanatici guerriglieri per gli austriaci dell’epoca, eroi della patria per gli italiani di oggi. E ancora, il devoto di una minoranza religiosa è spesso un invasato settario, mentre quello della religione dominante è un pio. Gli esempi potrebbero continuare per pagine e pagine.
Giunti a questo punto nasce spontanea una domanda: è possibile vivere liberi da questi delicatissimi meccanismi che inconsapevolmente dominano la nostra esistenza? È possibile smascherarli per restituirci quell’unico e puro ideale: il rispetto e l’amore per la vita?
Ponendoci noi stessi queste domande a voce alta insieme a voi nel presente post, siamo tutt’ora in cerca di risposte. Certamente, una prima riflessione ci ha condotti verso la consapevolezza che ogni qual volta, in nome di un ideale più alto, le nostre azioni conducono verso il ledere la vita e la libertà altrui, allora quell’altezza non è nient’altro che un pozzo in cui stiamo precipitando.
Esiste un famoso proverbio che dice: la strada per l’inferno è lastricata di buone intenzioni. Mantenere quindi sempre viva in noi una sorta di autocritica dei propri ideali (siano essi religiosi, spirituali, politici, e così via) mettendoli sempre in relazione ai nostri effettivi atti quotidiani, potrà forse renderci meno encomiabili agli occhi della “storia”, ma di sicuro dignitosamente più umani ed onesti di fronte a noi stessi.
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uGuccione

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"La sstrada per l'inferno è lastricata di buone intenzioni"non è "un famoso proverbio " ma una riflessione di Santa Teresa D'Avila!
Ma è proprio necessario ricorrere a questo tortuoso percorso di pensiero per avvertire quando un ideale si pone in contrasrto con lo ius naturalke, con l'etica, con il comune sentire,, con i sentimenti individuali o di unh popolo, con il il rispetto dell'umanità?
Gli uomini nascono buoni, è solo il cammino della vita che fa vivere in alcuni e in altri no quella scintillla di eternità che è la bussola del nostro percorso.
Quella bussola, nella sua fisssità, indica a tutti ilo stesso punto cardinale verso cui dirigersi e che - anche se, a volte inconsapevolmente, - avverte che non può definirsi ideale l'azione dell'uomo che va in senso contrario.
Per restare nel gioco: prova ad immaginare - e a trovare un nome - per quella scelta di vita che si fonda sulla sopraffazione, sull'annichilimento, sull'annientamento e distruzione dell'uomo.
Lo chiamersti ideale!
E se la risposta è negativa è facile allora comprendere che anche "se il nazionalsocialismo tedesco avesse vinto la guerra all’ultimo minuto," - nonostante le probabili statue erette nelle piazze - nel fondo della nostra anima non avremmo mai potuto considerare eroi i sui artefici.
E diviene del pari facile rispodere alla domada "è possibile vivere liberi da questi delicatissimi meccanismi che inconsapevolmente dominano la nostra esistenza?""
Non solo è possibile ma è innaturale crogiolarvici: è come preferire ad una strada diritta ed in pianura un sentiero in salita, tortuoso, con innumerevoli diramazioni che pongono in continuazione la scelta su quella da seguire, con il rischio di sbagliare percorso e, con esso, la metà da raggiungere.
Ho paura di quanti si perdono in questi macchiavellismi dell ragione perchè spesso non sono più in grado di ascoltare quei principì assoluti, essenziali ed immutabili che risiedono nella nostra coscienxza e che costiutiscono quello ius naturale - cui sopra ho fatto riferimento - comune a tutte le genti ed immutabile nel tempo.
 

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