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Tutto è molto soggettivo e il Relativismo
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<blockquote data-quote="maidealista" data-source="post: 49847" data-attributes="member: 7232"><p>La mia risposta era al relativismo che credo propugnassi col "tutto è molto soggettivo".</p><p>Al riguardo trovo interessanti :</p><p><a href="http://www.fareantropologia.it/sitoweb/index.php?option=com_content&view=article&id=146:qil-fittizio-lume-della-magiaq-su-de-martino-e-il-relativismo-antropologico-&catid=50:razionalita-e-relativismo&Itemid=69" target="_blank">"Il fittizio lume della magia". Su De Martino e il relativismo antropologico</a></p><p>+</p><p>Ciò che caratterizza l’ideologia relativista è una sfiducia nell’idea di oggettività, ma questo conduce, intenzionalmente o meno, ad attribuire un ruolo eccessivo alla soggettività e a spiegazioni “fai-da-te”. Il relativismo è una ideologia che non ha al centro la parola “pluralismo”, ma piuttosto “soggettivismo”. Vi è una svalutazione del pensiero scientifico e di ogni verifica sperimentale, a cui si contrappongono spiegazioni esoteriche, magico-religiose dei fenomeni. Se non ci sono fatti, ma solo interpretazioni, e nessuna interpretazione è meglio di un'altra allora perché negare valore anche a spiegazioni magiche, a fedi o credenze di vario tipo? Questo è un altro dei pericoli relativisti che denuncia Jervis, ribadendo come ciò ostacoli la comprensione della realtà e apra la strada ai fanatismi.</p><p>L’autore auspica quindi un ritorno ad un sano realismo, che si ispiri ai principi della razionalità laica illuminista, consapevole dei danni finora provocati da chi nega la differenza fra le opinioni e le conoscenze. Separa in modo netto il pensiero scientifico dal senso comune e dalla metafisica, e questo a nostro avviso costituisce il limite principale del libro. </p><p>Pensare per opposti antagonismi, infatti, non ci aiuta ad uscire dalla melassa relativista: ciò che manca a Jervis è il riconoscimento della dimensione conflittuale costitutiva della conoscenza. E’ necessario uscire dalla logica binaria bianco vs nero, scienza vs religione, fatti vs interpretazioni, e riconoscere, per esempio, che senza la metafisica e le credenze è assai difficile produrre nuove idee in ambito scientifico. Ciò che è decisivo è riconoscere che la dimensione conflittuale è altamente generativa, sebbene estremamente difficile da praticare.</p><p><a href="http://www.polemos.it/doc_recensioni/14.html" target="_blank">Polemos.it</a></p><p>+</p><p>A questo punto mi piacerebbe confrontare il relativismo con una posizione che è quasi sempre confusa col relativismo, ma che invece è totalmente differente da esso. Io ho spesso descritto questa posizione come pluralismo, ma ciò ha semplicemente portato a questi fraintendimenti.</p><p>Pertanto lo caratterizzerò qui come pluralismo critico. Il piú confuso relativismo, che sorge da una scadente forma di tolleranza, porta al dominio della violenza, il pluralismo critico può contribuire a tenere la violenza sotto controllo.</p><p>Allo scopo di distinguere il relativismo dal pluralismo critico, l’idea di verità è di cruciale importanza. Il relativismo è la posizione che tutto può essere affermato, o praticamente tutto. Tutto è vero, o niente è vero. Pertanto la verità è un concetto senza significato.</p><p>Il pluralismo critico è la posizione che, nell’interesse della ricerca della verità, per tutte le teorie, le migliori in particolare, dovrebbe essere favorita la competizione con tutte le altre teorie. Questa competizione consiste nella discussione razionale delle teorie e nell’eliminazione critica. La discussione dovrebbe essere razionale – e ciò significa che dovrebbe avere a che fare con la verità delle teorie in competizione: la teoria che sembra avvicinarsi di piú nel corso della discussione critica è la migliore; e la teoria migliore rimpiazza la teoria piú debole. Pertanto la questione in gioco è quella della verità. </p><p>K. R. Popper, In search of a better World [Alla ricerca di un mondo migliore], Rodledge, London-New York, 1992, pagg. 190-191 [trad. di G. Zappitello]</p><p>Cordialità Marco :daccordo:</p></blockquote><p></p>
[QUOTE="maidealista, post: 49847, member: 7232"] La mia risposta era al relativismo che credo propugnassi col "tutto è molto soggettivo". Al riguardo trovo interessanti : [url=http://www.fareantropologia.it/sitoweb/index.php?option=com_content&view=article&id=146:qil-fittizio-lume-della-magiaq-su-de-martino-e-il-relativismo-antropologico-&catid=50:razionalita-e-relativismo&Itemid=69]"Il fittizio lume della magia". Su De Martino e il relativismo antropologico[/url] + Ciò che caratterizza l’ideologia relativista è una sfiducia nell’idea di oggettività, ma questo conduce, intenzionalmente o meno, ad attribuire un ruolo eccessivo alla soggettività e a spiegazioni “fai-da-te”. Il relativismo è una ideologia che non ha al centro la parola “pluralismo”, ma piuttosto “soggettivismo”. Vi è una svalutazione del pensiero scientifico e di ogni verifica sperimentale, a cui si contrappongono spiegazioni esoteriche, magico-religiose dei fenomeni. Se non ci sono fatti, ma solo interpretazioni, e nessuna interpretazione è meglio di un'altra allora perché negare valore anche a spiegazioni magiche, a fedi o credenze di vario tipo? Questo è un altro dei pericoli relativisti che denuncia Jervis, ribadendo come ciò ostacoli la comprensione della realtà e apra la strada ai fanatismi. L’autore auspica quindi un ritorno ad un sano realismo, che si ispiri ai principi della razionalità laica illuminista, consapevole dei danni finora provocati da chi nega la differenza fra le opinioni e le conoscenze. Separa in modo netto il pensiero scientifico dal senso comune e dalla metafisica, e questo a nostro avviso costituisce il limite principale del libro. Pensare per opposti antagonismi, infatti, non ci aiuta ad uscire dalla melassa relativista: ciò che manca a Jervis è il riconoscimento della dimensione conflittuale costitutiva della conoscenza. E’ necessario uscire dalla logica binaria bianco vs nero, scienza vs religione, fatti vs interpretazioni, e riconoscere, per esempio, che senza la metafisica e le credenze è assai difficile produrre nuove idee in ambito scientifico. Ciò che è decisivo è riconoscere che la dimensione conflittuale è altamente generativa, sebbene estremamente difficile da praticare. [url=http://www.polemos.it/doc_recensioni/14.html]Polemos.it[/url] + A questo punto mi piacerebbe confrontare il relativismo con una posizione che è quasi sempre confusa col relativismo, ma che invece è totalmente differente da esso. Io ho spesso descritto questa posizione come pluralismo, ma ciò ha semplicemente portato a questi fraintendimenti. Pertanto lo caratterizzerò qui come pluralismo critico. Il piú confuso relativismo, che sorge da una scadente forma di tolleranza, porta al dominio della violenza, il pluralismo critico può contribuire a tenere la violenza sotto controllo. Allo scopo di distinguere il relativismo dal pluralismo critico, l’idea di verità è di cruciale importanza. Il relativismo è la posizione che tutto può essere affermato, o praticamente tutto. Tutto è vero, o niente è vero. Pertanto la verità è un concetto senza significato. Il pluralismo critico è la posizione che, nell’interesse della ricerca della verità, per tutte le teorie, le migliori in particolare, dovrebbe essere favorita la competizione con tutte le altre teorie. Questa competizione consiste nella discussione razionale delle teorie e nell’eliminazione critica. La discussione dovrebbe essere razionale – e ciò significa che dovrebbe avere a che fare con la verità delle teorie in competizione: la teoria che sembra avvicinarsi di piú nel corso della discussione critica è la migliore; e la teoria migliore rimpiazza la teoria piú debole. Pertanto la questione in gioco è quella della verità. K. R. Popper, In search of a better World [Alla ricerca di un mondo migliore], Rodledge, London-New York, 1992, pagg. 190-191 [trad. di G. Zappitello] Cordialità Marco :daccordo: [/QUOTE]
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