Chiusura cancello

[sid]

Ho bisogno di nuovo di un Vs parere: Io e mio cugino siamo proprietari a metà di una strada su cui mio fratello ha diritto di passaggio per uscire sulla strada principale, pur avendo egli anche una uscita diversa. Vi è un cancello antico installato da mio nonno che normalmente è aperto perché altrimenti per uscire in strada è necessario aprirlo, parcheggiare esternamente e richiuderlo, quello che faceva mio nonno con il suo cavallo. Qualche volta cmq viene chiuso. Qualche giorno fa da noi vi è stata una alluvione (vedi "Asolo alluvione" dove scrivono “strade come fiumi”), noi siamo difronte ad una strada che scende da Asolo e pur avendo il comune alzato il marciapiede esterno di 15 cm e noi altrettanto nel ragguaglio con la ns strada interna, siamo rimasti danneggiati, la strada bianca ha buche di 30 cm, ghiaia slavata nel campo, pietre dei marciapiedi divelte, muri sporchi, una stanza sporcata internamente. Anche da mio cugino è entrata acqua al piano terra. Prima di questa soluzione col comune, avevamo una tavola di legno che alla semplice notizia di temporale, installavamo fuori del cancello su supporti avvitati al muro e il cancello rimaneva chiuso per ore o un giorno o due. DOMANDA: ora io e mio cugino vorremmo chiudere il cancello, ovvero usarlo per la sua funzione, e mi sembra la Cassazione usi il raffronto col pregresso per valutare ( 02/09/2019, n.21928 : “di modo che le pur legittime ragioni che lo hanno indotto alla chiusura del fondo non si traducano in una limitazione e/o compressione dei diritti del proprietario del fondo dominante. Osservano, inoltre, i giudici che al fine di valutare la eventuale eccessiva compressione del diritto di servitù, è necessario comparare la situazione attuale con quella pregressa”) ma mio fratello non accetterà di sicuro. Cosa ne pensate?

 

[Franci63]

Mi pare logico poter chiudere il cancello ( se non è un cancello a sbarre ma è di legno pieno, quindi utile a proteggere dall’acqua che vi arriverebbe dentro) quando c’è rischio temporali forti.
Tuo fratello , nel caso volesse uscire di lì ugualmente, lo aprirà e richiuderà.
Ovviamente deve essere una chiusura saltuaria, quando c’è rischio .
Spiegateglielo.

 

[chiacchia]

La soluzione è ritornare ad essere fratelli e decidere tra voi e non le vostre moglie o le vostre tasche.
Scusami ma con queste mie parole non ho voluto offenderti ma essere semplicemente franco ed esplicito

 

[sid]

Grazie a Franci63 e chiacchia, sia per le parole competenti che per l'invito a vederci come persone e fratelli nello stesso cortile. Anche un avvocato che conosco per altra causa (causa contro banca Intesa come ex azionista di Veneto Banca) ha fatto questa osservazione, pur essendo giovane; anzi ha detto che dei nipoti hanno aspettato che gli inconciliabili genitori morissero per risolvere le cose, che quindi avrebbero ben potuto risolvere anche i vecchi per di più chiedendo ai figli visto che la “roba” resta a loro. Purtroppo le cose sono fra noi irrisolvibili, a mio avviso anche colpa di mio padre. Se permettete Voi, racconto solo l'ultimo episodio: mentre sto aspettando una risposta, dopo aver reperito una trascrizione, per capire se ho diritto al passaggio come fondo dominante su una strada che mio fratello ha chiuso con catena, sto anche realizzando una servitù che ho su un suo lotto, come da accordo da scrittura privata del 2015 con mio fratello (infatti ho fretta...stanno per scadere i 10 anni) e che pagheremo a metà. Ho illustrato a mio cognata come procedo, ho fatto io le misurazioni anche chiedendo al loro geometra, poi al momento giusto chiameremo loro, geometra, mio cugino, l’agenzia immobiliare alla quale appartiene il primo pezzo di strada e si procederà a verifica collettiva; ho anche tagliato un paio di noccioli. Avendo però il contadino comune segato solo 4 metri al posto di 6, ci siamo affrettati a pagare un altro contadino a fare il resto del lavoro, perché la falce mio marito non la sa usare. Insomma 10 giorni fa mia cognata mi suona e mi dice come mi permetto a far tagliare sul “loro” senza dire nulla, quando io l’avevo avvisata del “programma”e cmq del taglio erba sulla servitù; le ho detto che loro sul “mio” qui nel cortile usavano addirittura il diserbante e tutt’ora lei usa la compostiera che fu di mio padre senza avermi chiesto il permesso e cmq che ho fretta perché loro mi stanno impedendo l’altro accesso con la catena. Lei mi ha detto che mi aveva chiesto il permesso riguardo la compostiera e cmq se non la può più usare, cosa che io le ho detto chiaramente che può continuare a fare, mi denuncia perché non è regolare. Le ho risposto che fa bene a denunciarmi, è giusto essere in regola. Non ero più propriamente in me in quel momento, non ero certo calma. Ci sono delle situazioni di non ritorno e questo credo sia una di quelle. Se permettete ancora, io credo fermamente nella necessità dei rapporti, leggevo proprio in questi giorni una pagina di David Servan Schreiber sull’importanza di essi :” trentacinque anni fa mio padre (Jean-Jacques Servan-Schreiber), giornalista, scrisse La Sfida Americana…Oggi, avendo io scelto di tornare in Francia dopo aver vissuto vent’anni in America, sono colpito dalla nuova natura di questa sfida: la vera differenza tra le culture imprenditoriali delle due società, l’americana e la europea, non sta più nell’informatica o nella gestione, ma nel fatto che le migliori imprese americane, università, centri di ricerca o catene di grande distribuzione che siano, hanno reinventato la natura delle relazioni umane sul posto di lavoro, hanno colto l’importanza dell’intelligenza emotiva, del lavoro di gruppo, del rispetto dell’integrità altrui, dell’incoraggiamento,hanno compreso che per l’azienda non c’è niente di peggio che l’inutile violenza dei rapporti interpersonali, visto che queste relazioni costituiscono il tessuto stesso del benessere. E alcune idee semplici ma di straordinaria efficacia permettono di trasformarle completamente per il meglio.”