Seth

Membro Assiduo
Proprietario Casa
A seguito di un frazionamento e successione sta nascendo di fatto un condominio minimo, un casale plurifamiliare (tre unità, tutti parenti) in aperta campagna, seconde case, con ingressi distinti, e intorno un'area comune di verde, impianti e piccoli magazzini in proprietà indivisa.

So che gli obblighi formali sono ridotti in presenza di poche unità, ma comunque non sono nulli. Per cominciare dovremo chiedere un codice fiscale per i pagamenti sulle parti comuni, per esempio i consumi elettrici comuni per lampioni e altro.

Come conviene in pratica organizzarsi per prevenire possibili incomprensioni e derive "anarchiche"?

Come schema di regolamento preferite questo? https://www.pordenone.aterfvg.it/me...o_con_gestione_semplificata_rev01_5AoVmzZ.pdf

O questo?

Per autorizzare l'installazione di eventuali porticati e pergolati davanti a ciascun appartamento, in pratica al servizio individuale, ma su area comune, serve l'accordo unanime con scrittura privata?

In caso qualcuno voglia ritinteggiare la "propria" zona di facciata, conviene stabilire per semplicità che ognuno se la vedrà da solo salvo rispettare la tinta comune, o ripartire regolarmente e dunque serviranno tabelle dei millesimi?

Nominare formalmente uno di noi referente condominiale che sbrighi gli adempimenti fiscali e tenga il bilancio?

Convocare formale assemblea per il bilancio ogni anno con tanto di pec o raccomandata?


Overkill o giuste precauzioni?
 
Non ho aperto i regolamenti postati: ma ti stai già rispondendo da solo.

Alla base del Pacifico godimento è bene concordare un regolamento che oltre alle scontate condizioni, predefinisca le scelte che riterrete più opportune. Ad es come comportarsi per eventuali interventi sulle facciate : agire sempre in comune, o ognuno sulla propria porzione (se definibile), come utilizzare la superficie comune e come autorizzare interventi. Non c’è la risposta ottima: meglio discuterne preventivamente senza l’urgenza delle costruzioni. E poi le scelte si ridpettano
 
Difficile rispondere in astratto: occorre conoscere fisicamente lo stabile.

Se lo stabile avesse una fisionomia architettonica unitaria, imporrei un vincolo di azione collettiva.
Se fosse assimilabile ad una casa a schiera, con lotti affiancati, potrebbe essere meglio lasciare liberi ognuno del proprietari, magari lasciando il vincolo di concordare scelte di base dei modelli di serramenti adottabili ecc.

Così per gli spazi indivisi: se sono fisicamente separati, tanto vale attribuire l’uso esclusivo. Se invece gli spazi in comunione sono un unico, porrei la necessità che ogni azione e destinazione sia approvata assemblearmente (a maggioranza qualificata o alla unanimità)
 

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