Nel condominio da molti anni è stato abolito il servizio di portierato. Conseguentemente i locali che erano destinati ad abitazione del portiere, di proprietà comune, sono stati abbandonati e oggi sono diventati un luogo maleodorante e inutilizzabile per qualsivoglia destinazione.
L'abolizione del servizio di portierato ha trasformato il cespite in una mera proprietà comune priva di qualsiasi utilità condominiale.
Un condòmino ha proposto di acquistarli. Tutti sarebbero d'accordo a vendergli le proprie quote, tranne uno titolare di 20 millesimi.
In un'assemblea di qualche tempo fà il condomino in questione, insieme a tutti gli altri, diede la sua diponibilità a vendere. Ora la nega perchè pretende altre cose in cambio.
E' possibile costringerlo giudiziariamente a vendere la propria quota, in forza della disponibilità già data?
Tutti gli altri condomini possono cedere le proprie quote al proponente l'acquisto, in attesa che l'eventuale azione giudiziaria costringa il resistente a cedere la sua quota?
In questo caso può essere promossa un'azione di divisione giudiziale, con successiva valutazione dell'immobile e vendita al miglior offerente?
L'abolizione del servizio di portierato ha trasformato il cespite in una mera proprietà comune priva di qualsiasi utilità condominiale.
Un condòmino ha proposto di acquistarli. Tutti sarebbero d'accordo a vendergli le proprie quote, tranne uno titolare di 20 millesimi.
In un'assemblea di qualche tempo fà il condomino in questione, insieme a tutti gli altri, diede la sua diponibilità a vendere. Ora la nega perchè pretende altre cose in cambio.
E' possibile costringerlo giudiziariamente a vendere la propria quota, in forza della disponibilità già data?
Tutti gli altri condomini possono cedere le proprie quote al proponente l'acquisto, in attesa che l'eventuale azione giudiziaria costringa il resistente a cedere la sua quota?
In questo caso può essere promossa un'azione di divisione giudiziale, con successiva valutazione dell'immobile e vendita al miglior offerente?