basty

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Premetto che non vedo dove leggere adesso cosa avesse detto jerry48: ma a parte ciò, avrei purtroppo una lettura diversa rispetto alle tue conclusioni.

la divisione, se di comune accordo, puo' vedere un erede che si intesta 90 e l'altro che si intesta 10.

Il tuo ottimismo finale può trarre in inganno: è solo questione di intendersi.

Se ricordo bene la discussione citata, viene distinta la successione (fatto regolamentato dalla legge e fiscalmente normato) , dalla divisione (fatto privatistico con conseguenze civilistiche e fiscali).

La divisione è una delle tante forme di cessione e acquisto di beni: quindi nulla toglie che si concordi che uno si intesta 90 e l'altro 10.
Ma se la quota pervenuta per successione era nominalmente del 50, di fatto una divisione del genere è trattata come un acquisto di 40 da parte di caio, e cessione di 40 da parte di sempronio, con le medesime conseguenze fiscali di una compravendita. Il fisco considera questa differenza, se non compensata da importi ereditari liquidi, una compravendita a tutti gli effetti ed al 40 attribuirà un valore tassabile.

Basta intendersi:
Se la domanda era: si risparmiano le imposte, la risposta sarebbe negativa
Se la domanda era, occorre fare 3 passaggi: successione, divisione secondo quote ereditate, divisione secondo quote concordate, la risposta è che la divisione può inglobare logicamente i due ultimi passaggi, quindi il notaio interverrebbe una sola volta; catastalmente non so se basti il 3° passaggio: credo debba essere effettuata prima la variazione conseguente la successione, poi quella dovuta a divisione. Ma questo è solo un tecnicismo, nel caso il catasto voglia conservare anche evidenza dei assaggi storici-logici.
 

arciera

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Ho compreso. Si, il discorso fila. Altra cosa sarebbe se ci fosse un testamento nel quale ad un figlio si affida la disponibile e il rimanente diviso in parti uguali. In questo caso uno avrebbe poco piu del 60 e l'altrooco meno del 40. In questo caso il fisco non potrebbe dire nulla. Una casa di piu' valore all'uno e una casa di meno valore all'altro e non per forza lo spezzettamento in percentuali delle due case. Così mi pare di aver capito. Ma, scusate se spezzo il capello in due, non sono cose di poco conto queste, se fossimo di fronte al caso, con gli eredi sempre d'accordo, se il de cuius lascia piu' della legittima ad uno dei figli, va contro la legge o in accordo si può fare? (poniamo il caso di un figlio che possiede per altre vie un capitale cospicuo) insomma la legge permette queste due ipotesi
 

basty

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Non so se ho inteso bene la domanda: per come l'ho capita ti risponderei a rovescio.
Se il de-cuius lascia MENO della legittima, l'erede legittimario, o dopo di lui il suo discendente, può rivendicare la quota mancante e chiedere il reintegro.
 

arciera

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Io davvero ti ringrazio della pazienza dimostratami, quello che ip volevo sapere e' se quello che ho chiesto e' legale o meno. Puo' quindi un erede intestarsi direttamente un appartamento grande e l'altro uno piccolo in presenza di un testamento in cui il padre lascia il 25 % in piu' ad uno, in comune accordo, la disponibile, oppure si deve per forza fare le quote di ogni appartamento e procedere ai reintegri? - e' il caso di una mia cugina - e poi, e' illegale o no un testamento, in accordo tra gli eredi, in cui si lascia piu' della disponibile? L' Agenzia delle Entrate lo accetta o no? Io credo che da qui si può misurare la liberalità o meno di uno stato. Davvero, di nuovo, porgo i miei omaggi!
 

basty

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Lascia perdere gli omaggi: comunque grazie.

Se si viola la quota disponibile, si compie un atto contrario alla legge.
Certamente se un erede fa opposizione, anche dopo un certo tempo (ad esempio i figli dell'erede svantaggiato) si vedrà riconosciuto il reintegro.

Non so però dirti con certezza se questa possibilità di rivendicazione scada dopo un certo tempo (10 o 20 anni...?)
e non so dirti se questa azione per il reintegro sia automatica o debba essere richiesta dall'interessato.
In ogni caso penderebbe su un tale testamento la possibilità di invalidazione.

La liberalità dello stato non va fraintesa: la libertà di tizio deve finire dove comincia quella di caio. Se lo stato di diritto sancisce per gli eredi legittimari un legittimo diritto ad una quota minima, significa che lo stato vuole proteggere alcune situazioni al di là delle "mattane" del de-cuius.
 

arciera

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La cosa di cui mi sto interessando riguarda una mia cugina che ha ereditato in piu' del fratello la disponibile, il 25% in più'. Deve ancora pagare la successione e quindi andare a dividere. Hanno una casa grande ed un'altra piccola. Come io le ho detto, possono non per forza dividere in percentuale, in quote, ogni casa e successivamente ricomprarsi le quote altrui, ma intestarsi direttamente le case. Quello che a questo punto mi interessava sapere e' se in accordo tra eredi le quote potessero superare la legittima, in riduzione, cosicché l'Agenzia delle Entrate niente potesse reclamare. Questi discorsi filano? La liberalita' e' salva per ambedue.
 

basty

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cosicché l'Agenzia delle Entrate niente potesse reclamare.
Un pò mi sfugge la contabilità delle quote che vogliono assegnarsi: comunque la divisione va fatta presso un notaio, che saprà certamente consigliarla.

Una cosa però vorrei chiarire: non è l'Agenzia delle Entrate che può reclamare: questa si prende comunque la sua percentuale sull'intero ereditato, e non le interessa chi tira fuori i soldi.

Invece una eventuale lesione di legittima potrebbe essere portata in giudizio da un erede che ad un certo punto si dichiarasse insoddifatto di quanto avuto (lui, o chi per lui: e questa incertezza protratta nel tempo anche dopo la successione, rende pericolosa la situazione)
 

arciera

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con questo 25%, dicono i miei cugini, il notaio ha fatto un pò di casino: ha ipotizzato la divisione di ogni cosa con questo 25% in più per mia cugina e quindi doppie parcelle, mentre invece mi pare di aver capito che possono ammassare il tutto e dividersi come più gli aggrada e quindi recarsi dal notaio che deve prendere atto della loro volontà. ripeto che sono d'accordo di dividere a favore di mia cugina anche il di più della disponibile che ha messo in atto l'ultimo loro genitore ormai defunto. quindi, mi pare che possono pagare la successione e dividersi come vogliono. il problema nasceva, nei thread dove ho partecipato, nel fatto che le parti devono rispecchiare la legge perchè altrimenti potrebbero essere vendite occulte, donazioni che non pagano le tasse e quant'altro. E' questo il nocciolo della faccenda.
 

basty

Membro Storico
Proprietario Casa
il problema nasceva, nei thread dove ho partecipato, nel fatto che le parti devono rispecchiare la legge perchè altrimenti potrebbero essere vendite occulte, donazioni che non pagano le tasse e quant'altro. E' questo il nocciolo della faccenda.
E' questo appunto il nocciolo della faccenda, e quindi ti confermo che sia i pareri che hai trovato in altri forum, sia il notaio stanno cercando di farti capire che puoi "arrivare" a dividere nel modo che desiderate, ma il passaggio dalla quota legalmente corretta a quella finale figura come una vendita, che deve essere remunerata, o comunque deve essere valorizzata la differenza eccedente, sulla quale graveranno le tasse: sul fatto che si sia tutti d'accordo,questo vale oggi, ma se le cose non si perfezionano nel modo corretto, un domani cambiando il clima potrebbe essere rivendicata la quota spettante non percepita.

Non so dirti altro: provate a prospettare ad un altro notaio le vostre esigenze e fate un confronto.
 

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