Da qualche anno l'Agenzia delle Entrate cui appartengo territorialmente, ogni qual volta m'invita per dei chiarimenti sulle dichiarazioni dei redditi mie e dei mie figli (cui purtroppo sovraintendo), mi "raccomanda", quasi a mo' di diffida, di consegnare le medesime al servizio postale nazionale (PP.TT. per intenderci). Ad esempio, due mesi fa mi sono visto recapitare un avviso di accertamento col quale mi si diffidava a pagare un conguaglio di oltre € 2.000. Ebbene, dopo avergli dimostrato che "loro" erano incorsi in errori sesquipedali (si pensi che nell'accertamento non erano stati considerati le ritenute fiscali benché regolarmente scritte in dichiarazione), alla mia richiesta mourinhana di "porquè", mi è stato testualmente detto che ... la colpa in prima battuta era del servizio postale che aveva arbitrariamente fatto un primo sommario esame (sic!) della dichiarazione (di qui i lamentati strafalcioni) e, in seconda battuta, mia in quanto mi ero incautamente affidato a tale servizio pubblico per il recapito all'Agenzia delle Entrate. E' possibile che possano dirsi tante castronerie in una sola volta che, ripeto, mi sono già state dette negli anni precedenti? E tutto ciò ad onta delle superiori Istruzioni che mi conferiscono la facoltà di fruire del servizio postale, come peraltro ho fatto anche quest'anno a prescindere? Praticamente, secondo loro dovrei recarmi di persona presso l'Agenzia delle Entrate e consegnare le Dichiarazioni dei Redditi, nonostante io risieda a distanza di oltre trenta chilometri!