sergio gattinara

Membro dello Staff
Proprietario Casa
Mi sembra che questo argomento sia stato discusso l'anno scorso.
Io vorrei fare una premessa.
I musulmani, anche quelli "moderati" ammesso che ci siano, stanno vivendo un periodo di rivincita sul mondo e segnatamente l'Europa di cui gli europei non si rendono conto . Ricordo @arciera affermare che è questione di capirli ed assorbirli ( ho sintetizzato)
Io non lo credo e di solito porto i seguentio esempi
Ero in Spagna in banca con il direttore qunado entra un cliente della fliale di origine marocchina ed ll direttore gli chiede un parere sui gommoni in arrivo il cliente a muso duro rispose " i mie conterranei arrivano con gommoni , vedremo con che mezzo ve e andrete voi " Quarantanni fa il cardinale Biffi ad Istanbul fu apostrofato da un Iman " vi conquisteremo con le vostre leggi"

Io ho il testo in Italiano dello statuto di Hamas
Ve ne do un assaggio vi spiegherà perchè è quello che è

Articolo 8

Dio come scopo, il Profeta come capo, il Corano come costituzione, il jihad come metodo, e la morte per la gloria di Dio come più caro desiderio.

Capitolo II

Obiettivi

Motivazioni e obiettivi

Articolo 9

Il Movimento di Resistenza Islamico si è sviluppato in un tempo in cui l’islam si è allontanato dalla vita quotidiana. Così i giudizi sono stati rovesciati, i concetti sono diventati confusi e i valori sono stati trasformati; il male prevale, l’oppressione e l’oscurità infuriano, e i codardi si sono trasformati in tigri. Patrie sono state usurpate, popoli sono stati espulsi dalle loro terre o sono caduti riversi nell’umiliazione ovunque sulla Terra. Lo stato di verità è sparito, sostituito da uno stato di malvagità. Nulla è rimasto al suo posto, perché quando l’islam è assente dalla scena, tutto cambia. E queste sono le nostre motivazioni.

Quanto agli obiettivi: combattere il male, schiacciarlo, e vincerlo cosicché la verità possa prevalere; le patrie ritornino ai loro legittimi proprietari; la chiamata alla preghiera si oda dalle moschee, proclamando l’istituzione di uno Stato islamico. Così il popolo e le cose torneranno ciascuno al suo posto legittimo. E l’aiuto si chiederà ad Allah.

“Se Allah non respingesse alcuni per mezzo di altri, la Terra sarebbe certamente corrotta, ma Allah è pieno di grazia per le creature” (Corano 2, 251).

Articolo 10

Mentre il Movimento di Resistenza Islamico crea un suo specifico sentiero, offre sostegno ai miseri e difesa a tutti gli oppressi, con tutte le sue forze. Non risparmierà alcuno sforzo per stabilire la verità e sconfiggere la menzogna, in parole e opere, qui e dovunque possa arrivare ed esercitare la sua influenza.

Capitolo III

Strategie e mezzi

Strategie del Movimento di Resistenza Islamico: la Palestina è un sacro deposito per i musulmani

Articolo 11

Il Movimento di Resistenza Islamico crede che la terra di Palestina sia un sacro deposito (waqf), terra islamica affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno della resurrezione. Non è accettabile rinunciare ad alcuna parte di essa. Nessuno Stato arabo, né tutti gli Stati arabi nel loro insieme, nessun re o presidente, né tutti i re e presidenti messi insieme, nessuna organizzazione, né tutte le organizzazioni palestinesi o arabe unite hanno il diritto di disporre o di cedere anche un singolo pezzo di essa, perché la Palestina è terra islamica affidata alle generazioni dell’islam sino al giorno del giudizio. Chi, dopo tutto, potrebbe arrogarsi il diritto di agire per conto di tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio?

Questa è la regola nella legge islamica (shari’a), e la stessa regola si applica a ogni terra che i musulmani abbiano conquistato con la forza, perché al tempo della conquista i musulmani la hanno consacrata per tutte le generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio.

E così avvenne che quando i capi delle armate musulmane conquistarono la Siria e l’Iraq, si rivolsero al [secondo] califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab [591-644], chiedendo la sua opinione sulle terre conquistate: dovevano dividerle fra le loro truppe, lasciarla a chi se ne trovava in possesso, o agire diversamente? Dopo consultazioni e discussioni tra il califfo dei musulmani, ‘Omar ibn al-Khattab, e i compagni del Messaggero di Allah – possano le preghiere e la pace di Allah rimanere con lui – decisero che la terra dovesse rimanere a chi ne era in possesso affinché beneficiasse di essa e della sua ricchezza. Quanto alla titolarità ultima della terra, e alla terra stessa, occorreva considerarla come waqf, affidata alle generazioni dell’islam fino al giorno del giudizio. La proprietà della terra da parte del singolo proprietario va solo a suo beneficio, ma il waqf durerà fino a quando dureranno i Cieli e la Terra. Ogni decisione presa con riferimento alla Palestina in violazione di questa legge islamica e nulla è senza effetto, e chi la prende dovrà un giorno ritrattarla.

“Questa è la certezza assoluta. Rendi dunque gloria al Nome del Tuo Signore e del Supremo!” (Corano 56, 95).

[DOUBLEPOST=1405364197,1405364006][/DOUBLEPOST]Parlare con i nostri figli di quel che accade in Israele e nel Vicino Oriente in questi giorni, è importante.

Di fronte alla palese distorsione operata dai media, anche se in passato le cose sono andate molto peggio, occorre parlare e spiegare per aiutarli a comprendere meglio quel che accade interiormente e nei rapporti con il mondo esterno.

Parlare con i figli, proteggere le loro fragili esistenze dalle falsificazioni della realtà che devono fronteggiare ogni giorno, aprendo il giornale, ascoltando la radio, sentendo i compagni a scuola. Per chi frequenta la scuola ebraica, può apparire più facile perché ti senti in casa. Ma nemmeno lì sei psicologicamente al sicuro. Se l’ambiente esterno alla comunità e la città non li percepisci come amici, il rischio è di trasformare la propria sicurezza psicologica in una fortezza chiusa. Ciò che appunto vogliono i nemici di Israele e del popolo ebraico, rinchiuderlo in un ghetto psicologico. C’è un che di inquietante all’idea che nei principali centri europei le scuole ebraiche siano ormai diventate dei bunker assediati, bersagli di attacchi criminali contro bambini e insegnanti. E’ angosciante che i bambini escano in piccoli gruppi per evitare che un attentato si trasformi in strage. E la cosa più inquietante è che la città intera accetti tutto questo come la conseguenza “inevitabile” di un conflitto che avviene a migliaia di kilometri, e non invece come un attacco ai fondamenti della civiltà, un’offesa alla dignità. La cosa più inquietante è che in un complesso gioco di spostamenti simbolici “gli ebrei” protetti dalla polizia non siano più una parte del noi, ma “altri”.

Spiegando loro i fatti, costruendo con loro, trovando con loro le parole adatte all’età, li aiutiamo a fronteggiare l’angoscia prodotta da eventi che sfuggono alla comprensione. Per un ragazzo è difficile capire come il mondo possa da un lato sottovalutare la gravità di un attacco missilistico indiscriminato contro le città e le persone. Dall’altro condannare uno Stato perché difende la vita dei suoi cittadini tentando in ogni modo di non colpire i civili che risiedono nell’area da cui provengono gli attacchi missilistici. Da un lato chiudere gli occhi di fronte alla carneficina che si consuma da anni nei paesi confinanti, considerare quei morti a centinaia di migliaia come inesistenti. Dall’altro ingiustamente accusare Israele solo perché cerca di proteggere i suoi cittadini con il minor danno possibile per le popolazioni civili che risiedono nell’area da cui provengono i missili. Spiegare a un ragazzo che le cose possano andare nel mondo in questo modo, senza con ciò perdere la speranza e la fiducia negli umani, è una sfida grande che deve essere vinta con il pensiero e con l’azione. È la sfida di ogni processo educativo che si misuri per davvero con i grandi problemi del mondo.

Uno degli argomenti che ho utilizzato in questi giorni con i ragazzi delle comunità ebraiche, con cui ho avuto modo di parlare, è che se il popolo ebraico non è precipitato dopo la catastrofe della Shoah in un lutto senza fine, che lo avrebbe condotto all’auto estinzione, è perché ha saputo conservare una visione positiva del futuro. Le testimonianze dei sopravvissuti, il loro monito profetico, sono l’espressione morale più alta di questo grande sforzo. Se nonostante il rifiuto di cui è circondato, e le guerre di sopravvivenza che ha dovuto combattere per la sopravvivenza, Israele è riuscito a conservare e a consolidare le sue istituzioni democratiche, è perché i suoi figli non hanno mai perso la speranza in un futuro migliore.

All’indomani della proclamazione dello Stato, Israele fu mortalmente attaccato su tutti i fronti dagli stati della Lega araba. Invece di accettare la condivisione del territorio, come proclamato dall’Assemblea delle Nazioni Unite, gli eserciti della Lega araba volevano gettare gli ebrei nel mare, non importa se fossero donne anziane, o bambini.

Nel corso della guerra del ’48-49 Israele perse l’uno per cento della popolazione. Morì la crema del movimento dei kibbutz e con loro ben due generazioni di studenti della Hebrew University. Ciononostante Israele conservò e sviluppò le sue istituzioni democratiche e fu capace in dieci anni di passare da 600.00 a un milione e ottocento mila abitanti, di cui 400.000 sopravvissuti alla Shoah e circa 700.000 fuggiti dal mondo arabo.

Per molto meno molti stati sono precipitati nella dittatura più insana. L’Italia, pur avendo vinto la guerra e riconquistato le “terre irredente” dell’Istria precipitò nella guerra civile e nel fascismo. Israele no: nonostante cinque anni prima dell’aggressione subita si fosse consumata la più immane delle tragedie, sei milioni di persone sterminate nel corso dell’avanzata nazista e nei lager. Se l’avanzata nazi-fascista non fosse stata fermata a El Alamein, l’Yshuv sarebbe andato distrutto. L’intero ebraismo dell’Africa settentrionale sarebbe perito insieme agli ebrei del Vicino Oriente. Le camere a gas mobili erano pronte ad Atene per l’uso, potendo contare sull’attiva collaborazione del Muftì di Gerusalemme e dei più alti esponenti del nazionalismo arabo.

Se non fosse per le implicazioni, verrebbe da ridere di fronte all’ossessiva e martellante accusa secondo cui le vittime di ieri sono i carnefici di oggi. Verrebbe da ridere amaramente all’idea che le università israeliane possano essere boicottate, e gli accademici israeliani allontanati dai comitati di redazione delle riviste. La delegittimazione e il boicottaggio sono solo una fase di un progetto più ampio che procede in modo concentrico e ha come sbocco la messa in discussione materiale dell’esistenza di uno stato e di una nazione.

Chi demonizza Israele affermando falsamente che le vittime di ieri sono “i carnefici” di oggi, non dice solo un’infame menzogna, che offende le vittime. Esprime in realtà un desiderio perverso che gli renderebbe più tollerabile il fallimento della sua esistenza psicologica e morale. Se Israele, fosse come viene follemente e falsamente descritta dalla nuova accusa antisemita (ma non lo sarà mai), i conti col passato antisemita potrebbero essere “pareggiati”. Per gli europei le colpe del passato sarebbero psicologicamente “più tollerabili” e le vittime apparirebbero finalmente spogliate dell’aura di sacralità da cui sono circondate. Dal canto loro i popoli arabi e islamici sarebbero falsamente liberati da ogni sentimento di responsabilità per i fallimenti della decolonizzazione e le colpe verso le loro minoranze religiose. Per non parlare del terrorismo a sfondo religioso.

“Confessando” le colpe del passato, schierandosi dalla parte dei più “deboli”, gli europei potrebbero considerarsi falsamente “redenti”. La rappresentazione di Israele come Stato occidentale ed europeo, a dispetto del fatto che oltre la metà della sua popolazione proviene dall’oriente, è un elemento di questa logica. Sul versante arabo e islamico, la demonizzazione di Israele. “permette” alle classi dirigenti arabe e islamiche di sfuggire alle loro gravi responsabilità per i fallimenti della decolonizzazione. Lo schiavismo, la persecuzione delle minoranze, lo sfruttamento dei bambini, la dilapidazione delle ricchezze non sono il risultato di un fallimento interno, come in realtà sono. Possono essere falsamente rappresentate come il risultato di un complotto esterno di cui Israele sarebbe l’agente principale. In questa perversa logica l’odio più antico può essere perversamente legittimato e falsamente declinato come una forma di “lotta al razzismo”.
http://www.informazionecorretta.it/main.php?sez=90
www.jerusalemonline.com
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quiproquo

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E' indubbio che, con il beneplacito delle potenze occidentali, dopo la 2^ guerra mondiale lo Stato di Israele si è formato scacciando la popolazione araba autoctona dalle proprie case, anche con azioni terroristiche. Ma questo appartiene al passato. Attualmente vi sono due popoli, gli ebrei e i palestinesi, che convivono in un territorio grande come la Sicilia, occupandolo "a macchia di leopardo". Colonie ebree si trovano all'interno di territori arabi e insediamenti palestinesi confinano con città ebree. Il territorio è troppo piccolo e i confini fra le due comunità sono troppo indefinite perché si possa avere l'effettiva divisione in 2 stati indipendenti. Secondo me l'unica soluzione sarebbe integrare politicamente le 2 popolazioni in uno Stato non confessionale, così come hanno fatto in Sudafrica i bianchi ed i neri.
@E' un ottimo compromesso...e solo con esso si smussano i contrasti derivanti da due etnie diverse...con due lingue...due religioni...due concezioni vitali lontanissime fra di loro...dove l'unica cosa che li accomuna è un odio viscerale sordo ai tanti, troppi richiami di pace restati lettera morta. Si potrebbe aggiungere
un disarmo bivalente sotto il controllo alle frontiere di un pool internazionale e solo in quel contesto i produttori di armi resterebbero a bocca asciutta...Pura utopia... come farebbe Israele ad accettare un disarmo a fronte dei programmi di annientamento
da parte di quasi tutto il medio oriente??? Quindi mi dispiace asserire che quando il nuovo Papa Francesco si scaglia contro
i mercanti di morte non è pienamente cosciente del problema...
aggiungo che non mi sembra molto ferrato in economia. Ma è solo
una mia sensazione. QPQ.
 

sergio gattinara

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Direi proprio che non plaudo ai palestinesi, nè agli integralisti israeliani che sono quelli che fomentano la discordia con gli integralisti islamici. Non è una guerra di religione, ma una guerra tra fazioni che prendono ogni pretesto per scontrarsi. Se nessuno rifornisse di armi i palestinesi si potrebbe raggiungere la pace. Gli israeliani, non gli ebrei, sono stanchi di mandare i loro figli in guerra e vogliono la pace,soprattutto per il fatto che chi sobilla la guerra - i religiosi- i loro figli non fanno il soldato, studiano la bibbia. Forse se faceste una capatina in israele capireste qualche cosa in più di quella società.
A me sembra che l'art 11 dello statuto di Hamas indchi chiaramnte chi e che csa "fomenti
la discordia
Mi sembra che questo argomento sia stato discusso l'anno scorso.
Io vorrei fare una premessa.
I musulmani, anche quelli "moderati" ammesso che ci siano, stanno vivendo un periodo di rivincita sul mondo e segnatamente l'Europa di cui gli europei non si rendono conto . Ricordo @arciera affermare che è questione di capirli ed assorbirli ( ho sintetizzato)
Io non lo credo e di solito porto i seguentio esempi
Ero in Spagna in banca con il direttore qunado entra un cliente della fliale di origine marocchina ed ll direttore gli chiede un parere sui gommoni in arrivo il cliente a muso duro rispose " i mie conterranei arrivano con gommoni , vedremo con che mezzo ve e andrete voi " Quarantanni fa il cardinale Biffi ad Istanbul fu apostrofato da un Iman " vi conquisteremo con le vostre leggi"

Io ho il testo in Italiano dello statuto di Hamas
Ve ne do un assaggio vi spiegherà perchè è quello che è
 

sergio gattinara

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lavostra soluzione mi fa v enire in mente Dag Hannrskjold (spero di aver scritto bene il nome) segretario delle Nazioni Unite negli anni 50 che in un suo viaggio a Gerusalemme invitò arabi ed israeliani a fare la Pace con spirito cristiano-
 

sergio gattinara

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Penso, come molti, che la religione è l'ultimo dei motivi, non centra nulla, lì sono questioni di interessi politici, territoriali e di altro, non certo di religione, quello è solo un pretesto.:fico:
Sbagli. L'Islam si è svegliato e la religione islamica è il collante che spinge l'Islam ad espandersi.
Lo statuto di Hamas non è stato scritto tanto per dire. Ma non vedete che anche se Abu Masen va dal Papa e si abbraccia con Peres cosi come fece a Ginevra e così come fece Arafat a Camp Dav.id il riconoscimento non viene. Leggetevi l'art 11 dello statuto . se volete ve lo mando tutto
 

quiproquo

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lavostra soluzione mi fa v enire in mente Dag Hannrskjold (spero di aver scritto bene il nome) segretario delle Nazioni Unite negli anni 50 che in un suo viaggio a Gerusalemme invitò arabi ed israeliani a fare la Pace con spirito cristiano-
@Molto bene Sergio. In sintesi estrema, mi sembra di capire, che
la differenza è che gli israeliani non hanno come obiettivo vitale
l'annientamento dei palestinesi, mentre questi, al contrario, insieme agli altri popoli del medio oriente, lo hanno ben fermo in testa. E se è così come e in che modo sia possibile la ricerca di un percorso di pace??? Se il mio vicino di cascina mi odia a tal punto da armarsi e minacciarmi di morte come posso accettare di aspettare supinamente tale evento??? Come contrapporre un linguaggio e atteggiamento di morte consolidato dopo un profondo inculcamento giovanile con uno di pace e di fratellanza??? E un dilemma irrisolvibile. E nel frattempo sono trascorsi vari decenni e centinaia di migliaia di morti. Con "summo gaudio" dei produttori di armi e di BARE...e indotti vari...Ahinoi...QPQ.
 

sergio gattinara

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Io ogni tanto , quando mi viene a trovare un amico che conosce la lingua araba
mi metto a guardare le tv arabe, Non c è giorno che passi senza che ci sia un collegament o da qualche moschea con il predicatore che aizza con oscene falsità
contro gli ebrei . E nessuno in Europa e nel mondo dice nulla così come nessuno diceva nulla mentre Hitler e le camice brune toglievano i diritti agli ebrei tedeschi
Israele sa due cose ben chiare
La prima è che in suo soccorso non arriverà nessuno
La se conda è che l europa degli impotenti si prostituirà con chicchessia pur di
sopravvivere anche indossandoil burka ed accettando la sharia ( che già ha messo piede nella lbera Inghilterra)
 

arciera

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Si, gli scontri nella storia sono sempre stati tra civiltà diverse. Anche all'interno della stessa civiltà gli scontri, come vediamo anche in Italia oggi, sono tra diverse concezioni di gestione del potere. Come deve vivere la gente. C'è chi la vuole in un modo e chi nell'altro, i particolari a vostra scelta. Certamente gli interessi e le alleanze sempre convergono ed obbligano tutti chi da una parte chi nell'altra. Possiamo dire che interessi materiali e interessi spirituali convergono. Certi modi di produzione si riconoscono in forme liberali, altre in illiberali. Ecco il motivo per cui è facile confondersi tra interessi materiali e religiosi. Il mondo e' interconnesso, e' interconnesso completamente. Non parzialmente. Questo e' il motivo per cui il mondo occidentale, in profondità, e' neutro. Si attendono nuovi sviluppi. Agli ebrei tocca sostenere lo scontro con queste popolazioni che stanno perdendo caratteristiche antropologiche così come anche gli italiani si sono trovati tra gli anni 50 e 70 ad uscire da un sistema produttivo ed entrare in un altro. Non senza pene e sangue versato. La stessa cosa, più in grande (sono un miliardo di persone) sta succedendo da qualche decennio col mondo musulmano. Non c'è altro da fare che attendere gli sviluppi, in tutti i sensi, sia industriali che conseguentemente religiosi. La corrente modernista e' pronta a subentrare ai fondamentalisti. C'è solo da attendere con pazienza
 

sergio gattinara

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"non c'è altro da fare che attendere gli sviluppi.........."

permettimi di dirti che è troppo comodo attendere senza fare .
I signori sviluppi sono la conseguenza dell'azione o INAZIONE dei popoli coinvolti. Non puoi vigliaccamente lavartene le mani dicendo in tono esile " fate i buoni"
Salvo poi lisciare dal erso giusto l'Islam e chiudendo gli occhi su HJamas Boco Haram ecc per PAURA e fare la voce grossa con chi è più civil di noi
 

arciera

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L'ultima frase non è giusta. Paura non credo proprio che, noi che abbiamo deciso questo "verso", ne abbiamo. Sappiamo una cosa: il cambiamento epocale che l'islam deve attraversare non può essere pacifico. Sono in ballo circuiti cerebrali "fondamentali". Non possiamo farci nulla. La voce grossa se qualche parte la fa contro Israele, e' solo perché sappiamo che sono avanti, perché a noi simili, temporalmente e quindi il loro cervello e' sviluppato dalla modernità in cui si sono trovati proprio perché stati a contatto con noi nelle varie diaspore che hanno attraversato. Altrimenti avrebbero ancora oggi una " religione del deserto". Una religione studiata nei minimi dettagli espressione del nomadismo e della asprezza.
 

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