Antonio Azzaretto

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Il fantasma di Hindenburg

Cari amici, Hindenburg era il nome di un dirigibile che si è schiantato nel cielo di New York nel 1937.

Secondo alcuni analisti, l' economia finanziaria globale potrebbe attendersi a breve un crollo dei mercati paragonabile, per analogia, allo schianto del dirigibile avvenuto nel 1937.

Per questo motivo, hanno inventato il termine "fantasma di Hinderburg"; una situazione in cui tutti sanno che stanno pattinando su un ghiaccio molto sottile e tutti sanno che la loro controparte ha molte probabilità di essere uno speculatore o uno che vuole semplicemente tirare un pacco.

A mio giudizio questa è la situazione normale che si vive nel mercato "che conta".

Gli scandali politici che ultimamente vengono scoperti nel nostro paese, evidenziano una situazione distorta del mercato, in cui imprenditori senza scrupoli cercano di imporsi offrendo elargizioni illegittime (tangenti) a coloro che hanno il potere di aggirare la concorrenza di mercato.

Nel mio piccolo, a livello di condominio vivo questa situazione quotidianamente, quando sono costretto a confrontarmi con imprenditori avidi o disperati, i quali bussano alla mia porta cercando di lavorare, offrendomi tangenti convenientissime, che io cortesemente e ostinatamente continuo a rifiutare.

In un mondo creato e sostenuto dal denaro è ovvio che la tensione economica si rivolge esclusivamente verso l' accumulazione e la speculazione finanziaria; per questo motivo la società vera, quella degli uomini che si relazionano e cercano di creare valore umano, rimane sempre più disarticolata e priva di sostentamento.

Ma per i grafisti economici queste evidenze non hanno rilevanza, perchè il loro lavoro si esaurisce nel prevedere il futuro finanziario basandosi sulle statistiche degli eventi finanziari passati.

E la storia racconta una storia di crolli e di speculazioni, in cui il valore finanziario è stato suddiviso sempre di più tra coloro che hanno saputo furbescamente approfittare delle situazioni di mercato favorevoli.

In un mercato globale, questi crolli e queste speculazioni sono anch' esse globali.

Pertanto la domanda è: Quanto sarà enorme il prossimo fantasma di Hinderburg?

:fico:

Wall street Italia

(WSI) – Da qualche giorno sui mercati finanziari (e quindi sulla congiuntura più in generale) si aggira il fantasma di Hindenburg, il dirigibile che si è schiantato nel cielo di New York nel 1937. Alcuni esperti di analisi grafica sostengono che, ogni tanto, si fa avanti, appunto, una "figura" che essi chiamano Hindenburg: quando arriva non prevede ribassi, ma semplicemente uno schianto dei listini, che può raggiungere anche il 30 per cento. Insomma, un crash come quello del dirigibile.

Secondo questi esperti, l´Hindenburg (che deve manifestarsi due volte nel giro di 36 giorni), si è già fatto vedere il 12 agosto. Non resta che attendere la seconda apparizione (che ci sarebbe addirittura già stata, per alcuni), e poi ci sarà lo schianto dei mercati, seguito da una crisi finanziaria di grandi proporzioni.

Ma le cose stanno veramente così? Non si può dire con certezza. Le previsioni dei graficisti sono molto simili alla stregoneria, e quindi qualche volta possono anche essere nel giusto.

Quello che si sa di sicuro è che il mercato da qui a fine anno non può attendersi buone notizie. La ripresina che c´è stata nel primo semestre coincideva con la fase di ricostituzione delle scorte (mandate a zero durante la Grande Crisi), fase che è ormai finita praticamente ovunque. E quindi la congiuntura va a rallentare. Si crescerà meno di quello che si era soliti fare e non sarà una faccenda tanto breve. La "bassa crescita" potrebbe durare anche un paio d´anni, in attesa che si rimettano in moto i meccanismi tradizionali dell´economia (soprattutto i consumi americani).

Nel corso di questo biennio il rischio di un double dip (cioè di un ritorno alla recessione) sarà praticamente costante, anche se molto probabilmente non si verificherà perché le autorità monetarie lo sanno benissimo e stanno molto attente. Già a fine mese la Federal Reserve americana dovrebbe varare un piano di interventi proprio per ridare un po´ di smalto all´economia americana e per rialzare la congiuntura a un livello tale che scongiuri il rischio di cadere nel double dip.

Inoltre, a partire dall´inizio del 2011 la Cina dovrebbe tornare a investire con forza, e questo finirà per spingere in avanti tutto il sistema degli scambi internazionali. Ma, nonostante queste consolanti osservazioni, il fantasma di Hindenburg non lascia i mercati. Perché?

La spiegazione è abbastanza semplice. Oggi i mercati vivono una situazione che potrebbe essere definita assurda e che è caratterizzata da due elementi.
In giro c´è una liquidità abbondantissima (che le banche centrali si guardano bene dal togliere di mezzo, a causa della bassa congiuntura) e tutto questo denaro non costa praticamente niente. In sostanza: denaro in quantità illimitate e a costo zero. Il sogno di ogni buon speculatore.

E infatti il rischio vero, in una situazione del genere, è appunto che i più temerari (ma anche i compassati geometra Rossi e ragionier Bianchi) vadano a infilarsi in qualche bolla di qualche tipo. In giro ci sono più soldi che occasioni vere e quindi non si può escludere che a fianco della lenta ripresa, del lento riavvio dell´economia possano sorgere e crescere bolle di ogni tipo: dalle materie prime ai titoli azionari.

Gli operatori (che pure stanno approfittando del denaro a basso costo) sanno benissimo tutto questo e quindi stanno molto attenti ai "segnali" che vengono mandati da Hindenburg o da altre diavolerie del genere inventate dai graficisti (i quali, peraltro, giurano che Hindenburg, finora, si è fatto vivo in occasione di tutti i crash degli ultimi venti anni).

In sostanza, tutti sanno che stanno pattinando su un ghiaccio molto sottile e tutti sanno che la loro controparte ha molte probabilità di essere uno speculatore o uno che vuole semplicemente tirare un pacco. Il denaro a costo zero fa tutti un po´ disonesti, e tutti lo sanno.

Pubblicato da grandeindio su Buone parole (Progetti di Economia Relazionale): I grafisti economici evocano il fantasma di Hinderburg
 

Antonio Azzaretto

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Stati Uniti in bancarotta

Cari amici,

A volte riesco a trovare articoli che riescono a spiegare la realtà, al di là della propaganda che ci propinano come "analisi della realtà".

Di seguito segnalo volentieri un articolo tratto da Wall Street Italia, che descrive in modo brillante la situazione finanziaria degli Stati Uniti, di cui ho già pubblicato diversi articoli.

Non c' è nulla di nuovo sotto il sole, a parte la chiarezza del linguaggio.

Gli Stati Uniti sono in bancarotta, devono cambiare strada radicalmente sulla scia di ciò che noi in Europa stiamo cercando di riformare (Aumento delle tasse, riforma del sistema pensionistico, riduzione del deficit di bilancio dello stato).

Ciò che ancora non si ammette chiaramente, è che la nostra economia finanziaria è fondata sul debito, e questo non ce lo possiamo più permettere.

I rubinetti della finanza mondiale non potranno restare aperti per sempre, alimentati dalla politica delle banche centrali che privatizza il valore finanziario degli Stati per alimentarsi.

Questa truffa legalizzata ruba valore finanziario allo stato, attribuendo debiti pubblici da pagare con le tasse al fine di mantenere in equilibrio le istituzioni finanziarie private.

E' questo il motivo di fondo che, anno dopo anno, impoverisce la gran massa della popolazione che di fatto viene privata di potere d' acquisto per pagare debiti statali contratti per mantenere in equilibrio il sistema finanziario privato.

Questo non è soltanto un problema soltanto americano!

In futuro, tra venti, trent' anni, di questo passo lo stato non avrà i soldi per pagare le pensioni che oggi stanno maturando, e quando non si hanno i soldi per pagare non ci sono alternative: Non si paga!

Pertanto, detto in parole semplici, abbiamo l' esigenza di cambiare le regole del gioco che redistribuisce il valore finanziario, perchè non è più sostenibile.

:fico:


Wall Strett Italia
Inutile temere sul futuro dell'economia americana. Gli Stati Uniti sono gia' in bancarotta. La dichiarazione e' forte e non vuole certo gettare panico tra gli operatori. Ma val la pena capire le basi del ragionamento di colui che lancia l'allarme (a dire il vero, non e' il solo) dalle colonne di Bloomberg: Laurence J. Kotlikoff, professore di economia alla Boston University.

L'idea chiave e' la seguente: il deficit di bilancio Usa e' 15 volte superiore a quello ufficiale. Una possibile soluzione per rimettere ordine passa attraverso quattro mosse, purche' siano "radicali" e riguardino tasse, settore della salute, sistema pensionistico e comparto finanziario.

Andiamo con ordine, partendo da una nota del mese scorso del Fondo Monetario Internazionale sulle politiche economiche degli Stati Uniti. Nel sommario di questo rapporto annuale, ricorda Kolikoff, c'era l'invito alla classe politica a una stabilizzazione fiscale attraverso aggiustamenti "piu' ampi dei costi stimati". Un esempio: "chiudere il deficit richiede un aggiustamento fiscale permanente del 14% del Pil Usa su base annuale". Insomma, per ripianare tale deficit, frutto della differenza tra spese e ricavi programmati per il futuro, secondo il professore di economia, sarebbe necessario un immediato e permanente raddoppio di redditi personali e tasse federali e aziendali.

Un simile aumento delle tasse porterrebbe gli Stati Uniti a un surplus del 5% del Pil quest'anno invece di un deficit del 9%. Parafrasando la nota del Fmi, Kolikoff suggerisce che gli Usa hanno bisogno di una bella fetta di surplus per un bel po' di anni per poter pagare le spese di bilancio. E piu' si aspetta per porre rimedio alla situazione fiscale attuale piu' la stessa peggiorera'.

Il disavanzo fiscale calcolato dal professore della Boston University e' 15 volte superiore a quello ufficiale: $202 mila miliardi. Si tratta di una discrepanza "non sorprendente: riflette cio' che gli economisti chiamano "labeling problem". E' un po' come se tutto dipendesse da che cosa prendere in considerazione per ottenere un determinato dato. "Il Congresso e' stato molto attento negli ultimi anni ad etichettare i suoi passivi in modo tale da tenerli al di fuori dal proprio bilancio e cosi' fara' nel futuro" ha spiegato Kolikoff.

Perche' la cifra e' cosi' ampia? Semplice, spiega l'economista: negli Usa ci sono 78 milioni di baby boomer che, quando saranno tutti in pensione, riceveranno benefici in termini di Social Security, Medicare e Medicaid. Tutti programmi statali il cui costo superera' il Pil pro capite: $4 mila miliardi all'anno. "L'economia americana potra' anche crescere da qui a 20 anni ma mai cosi' tanto da poter gestire costi di questa portata anno dopo anno", ha scritto su Bloomberg il professore. "Questo e' il risultato dell'applicazione di una sorta di Schema Ponzi che va avanti da 60 anni: prendere risorse dalla popolazione piu' giovane per darla a quella piu' vecchia". E citando Herb Stein, presidente dello staff degli economisti alla Casa Bianca ai tempi di Richard Nixon, Kolikoff avverte: "cio' che non puo' andare avanti verra' fermato".

Il punto e' che lo si fermera' troppo tardi e con modalita' non piacevoli. Tre le possibilita': "ingente sforbiciata dei benefici legati al pensionamento dei baby boomer, incremento astronomico delle tasse e enorme quantita' di moneta da stampare da parte del governo per coprire i buchi nei propri conti".

Insomma, un piano lacrime e sangue che non solo ricorda la situazione greca, peggio. Poverta', tasse, costo del denaro e inflazione cresceranno, una strada "terribile" da percorrere senza se e senza ma perche' gli "Stati Uniti si trovano in una situazione fiscale peggiore della Grecia".

L'economista conclude criticando i keynesiani convinti che stimoli fiscali ulteriori non inficerebbero la capacita' di gestione del deficit stesso. "Il nostro paese e' finito", e' la perentoria conclusione.

Pubblicato da grandeindio su Buone parole (Progetti di Economia Relazionale): Stati Uniti in bancarotta
 

Antonio Azzaretto

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La Fed si sta giocando il tutto per tutto

Cari amici,

Il debito dello stato USA ormai è incontenibile; pertanto la Fed non può permettersi un aumento dei tassi di interesse (poichè incrementerebbero un debito già insostenibile).

Per tenere basso il valore della propria moneta, la banca centrale americana ha cominciato da tempo ad usare metori non convenzionali, come ad esempio acquistare i propri titoli sul mercato.

Acquistare i propri titoli sul mercato, aumentando così la domanda di titoli con l' aspettativa di diminuirne il valore, equivale in pratica a stampare cartamoneta.

D' altra parte, il fatto di tenere bassi i prezzi dei titoli di stato americani crea una situazione che, di fatto, tende ad elevare il valore della altre monete, e quindi ad incrementare i prezzi delle esportazioni dei paesi non americani.

Per questo i paesi che si ritrovano così ad avere una valuta "forte", sono invogliati anche loro ad acquistare i titoli di stato americani, al fine di tendere ad abbassare il valore della propria moneta nazionale.

Vorrei a questo punto far notare ai lettori che tutto questo discorso non c' entra nulla con l' economia reale, ossia con ciò che realmente crea valore per i residenti.

Si tratta in pratica di un gioco che modifica artificialmente il valore di ciò che si esporta.

Per capire il senso di ciò che sta succedendo si deve immaginare una vasca gigantesca di cui nessuno conosce davvero le dimensioni, che ogni giorno si riempie inesorabilmente.

La vasca è costituita dalla somma di tutti i portafogli finanziari del mondo, e l' acqua, invece, è costituita dalla sommatoria del debito pubblico USA che il resto del mondo continua ad acquistare.

Prima o poi i gestori dei portafogli finanziari cesseranno di avere fiducia nella qualità del debito USA e tutti cercheranno una via di fuga per vendere i titoli di debito USA tenuti in portafoglio al massimo prezzo di mercato corrente.

Per questo motivo accadrà un crollo verticale incontrollabile del valore del dollaro USA.

L' unica informazione che manca è la data: Nessuno sa quando inizierà questo processo di svalutazione.

:sorrisone:


Il Sole 24 ore

La Federal Reserve compra titoli di stato Usa per tenere bassi i loro rendimenti. E dato che questo equivale a stampare moneta, l'effetto finale è di svalutare il dollaro. Di riflesso, le banche centrali degli altri paesi sono costrette a comprare dollari per cercare di contrastare l'eccessivo apprezzamento delle loro valute nei confronti del biglietto verde. E come lo fanno? Comprando anche loro titoli di stato Usa. Ecco qual è il vero campo di battaglia della "guerra delle valute": il gigantesco mercato dei titoli di stato Usa.
Per motivi opposti, tutte le banche centrali – tranne quella cinese – li stanno infatti rastrellando come bestie fameliche: la Fed ne ha acquistati 300 miliardi solo con il primo «quantitative easing» e ora prepara il bis, mentre le banche centrali estere ne hanno comprati 357 miliardi solo nei primi 7 mesi del 2010. Risultato finale: i rendimenti dei titoli di stato del paese più indebitato al mondo sono schiacciati sui minimi storici e sono destinati a scendere ancora. Un paradosso. O meglio: una vera e propria bolla. Alimentata non da aggressivi trader, ma dalle banche centrali. Da «Bubble-man»: nomignolo dato dai blog Usa al presidente della Fed Ben Bernanke.
Che gli investitori non americani (e si tratta principalmente delle banche centrali) stiano aumentando gli acquisti di T-Bond Usa lo si vede chiaramente dai dati del Tesoro americano. Tra il 2003 e giugno 2009 gli investitori esteri partecipavano ai collocamenti di titoli di stato decennali con una domanda mediamente pari al 27% del totale. Poi, da luglio 2009 fino all'asta di ottobre 2010, la domanda estera mediamente sale al 42,5% del totale. Con punte, a settembre, superiori al 50%. Tradotto in soldoni, da inizio anno gli investitori esteri hanno comprato in asta 684 miliardi di dollari di titoli di stato Usa a medio e lungo termine e 1.192 miliardi di titoli con durata inferiore a un anno. Depurando il dato dalle scadenze e dalle vendite, risulta che da gennaio a luglio (non esistono dati più recenti) i non-americani hanno aumentato i titoli di stato in portafoglio di 357 miliardi. Ma è sicuro che se si aggiornasse a ottobre, la cifra sarebbe ben più elevata.
Il motivo di questi acquisti, arrivati principalmente dalle banche centrali estere, è legato alla "guerra delle valute". Iniziano infatti ad aumentare nel luglio 2009: guarda caso il dollaro in quel periodo perdeva quota. Poi, da inizio 2010 quando il biglietto verde si rafforza, la domanda estera si calma. Per poi riprendere e toccare il record nei mesi più recenti. E non è un caso che il maggior acquirente sia la banca del Giappone, che da gennaio a luglio ha aumentato i titoli Usa in portafoglio del 7,3% a 821 miliardi per contrastare il super-yen. E non è un caso neppure il fatto che l'unico paese dove gli acquisti si sono fermati sia la Cina (che ha ridotto i T-Bond in portafoglio del 4,72%): Pechino sta infatti cercando lentamente di rivalutare lo yuan. «Le banche centrali estere sono davanti a un bivio: o comprano titoli Usa, oppure devono accettare un eccessivo apprezzamento delle loro valute con conseguenze negative sulle esportazioni», osserva Marco Annunziata, capo economista di UniCredit.

Insomma: non hanno scelta. E il motivo è ovvio: il cosiddetto "quantitative easing" della Fed Usa (cioè l'acquisto di titoli di stato Usa) sta svalutando il dollaro. Per cui gli altri paesi devono intervenire in senso opposto. Di fatto, quindi, i grandi acquisti di T-Bond sono il risultato di una partita di giro. Ma l'effetto sui rendimenti è enorme: oggi i Treasury decennali rendono il 2,47% e tanti sono convinti che scenderanno al 2%. È impossibile dire quanto di questo rendimento sia causato dalla guerra delle banche centrali e quanto dal mercato vero. Certo è che rendimenti così bassi per un paese con un debito gigantesco hanno poco senso

Pubblicato oggi su Buone parole: La Fed si sta giocando il tutto per tutto
 

Antonio Azzaretto

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Tempeste finanziarie in arrivo

Cari amici,

Questo periodo storico è entusiasmante, per chi immagina dei sistemi economici più umani, più equi, più solidali.

Ciò è vero perchè ormai le inefficienze del sistema economico e finanziario vigente non si possono più nascondere.

I mercati finanziari sferzano inesorabili i paesi debitori, i quali ormai sono inesigibili (una parola "proibita" ma attuale).

Gli Stati Uniti cercano di liberarsi dai debiti svalutando il dollaro, ma questa politica avrà un termine che arriverà molto presto, perchè la politica della Fed causa l' importazione dell' inflazione creata proprio dalla svalutazione della moneta americana.

In parole più semplici avviene che le materie prime e il petrolio (che sono prezzate in dollari), aumentano di prezzo per compensare la svalutazione; pertanto i prodotti venduti negli Usa diventano sempre più costosi e inaccessibili per la classe media di quello sfortunato paese, poichè i redditi da lavoro non aumentano affatto, e pertanto decresce il potere d' acquisto della gran parte del popolo americano.

D' altro canto, in Europa i tassi di interesse e gli spread negoziati con l' emissione dei bond si stanno incrementando sempre di più, aumentado in proporzione il carico degli interessi che i paesi già indebitati dovranno pagare (L' Italia è uno di questi paesi).

Mi chiedo cosa succederà quando i mercati finanziari suoneranno la fine della ricreazione, e ci ritroveremo tutti a non poter pagare i debiti?

Spero che qualcuno comincerà a pensare che anche i creditori debbano sostenere almeno in parte il collasso dei debiti pubblici.

Spero anche che si comincerà ad immaginare un modo più equo di creare valore finanziario, perchè a mio giudizio, i mercati finanziari attuali non possono allocare le risorse in modo equo, ma solo speculando sulle differenze di valore.

E questo è precisamente ciò che accade quando gli operatori finanziari si indebitano a tassi resi troppo bassi dalla politica, per acquistare titoli di debito statali di paesi che ormai è chiaro che sono inesigibili, con la speranza che qualcuno arrivi e salvi la situazione con nuovi prestiti.

E' chiaro che bisogna fermare questa giostra ormai ingovernabile, e fare un accordo mondiale per eliminare questa massa di debiti che ormai sono soltanto numeri scritti su computer che si ingrandiscono senza alcun riferimento con la realtà economica sottostante.

La finanza va fermata prima che distrugga l' economia!


Wall Street Italia

Le agenzie di stampa italiane e i grandi giornali dei "poteri forti", ormai e' sempre piu' evidente, censurano o auto-censurano, non pubblicandoli, i numerosi dati negativi sulla crisi europea con la sua spirale perversa debiti/salvataggi che sta spazzando come un ciclone l'Europa, lasciando a noi di Wall Street Italia l'ingrato compito di fare da guardia al bidone, unici nel paese a fornire al pubblico cifre e fatti reali, oggettivi, inequivocabili, ineluttabili.

Ieri e oggi nessuna testata o agenzia di stampa (figurarsi la TV!) ha dedicato una riga al no dell'Austria alla Ue: come ha scritto WSI, Vienna non ha piu' intenzione di contribuire coi soldi dei suoi cittadini al pagamento delle rate per il salvataggio di Atene, viste le inadempienze e lo sforamento rispetto agli impegni assunti dal paese ellenico.

E oggi - domanda assolutamente retorica - come mai nessuno tra i media trova un minimo di coraggio intellettuale per raccontare che i CDS (credit default swap) della Grecia sono i piu' cari sui mercati finanziari tra centinaia di CDS quotati e - peggio ancora - nelle ultime 2 ore il loro prezzo e' salito di altri 10 punti al record storico di 968, cioe' a un passo dal livello virtuale di collasso?

Inoltre come mai nessuno parla dei famigerati PIIGS, una sigla che ai lettori di WSI sara' venuta a noia poiche' la citiamo a ogni pie' sospinto? L'acronimo, in tutto il resto nel mondo meno che nella nostra amata penisola, sta per Portogallo, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna, cioe' i paesi periferici e a rischio della Ue; ma l'egregio ministro delle Finanze ed esperto in scudi fiscali mr. Giulio Tremonti si ostina a ignorare pubblicamente rischi e trappole dei PIIGS, essendo a testa bassa impegnato - invece che a chiarire con la massima trasparenza il concetto - a trattare i suoi cari concittadini italiani da minus habens, proclamando ai quattro venti che "l'Italia e' solida", le nostre finanze sono una meraviglia, tutto va bene e addirittura... la facezia del mese... che "l'Italia e' la soluzione e non il problema"? Se il Signor ministro delle Finanze, volesse invece chiarire i tanti dubbi sulla possibile ristrutturazione del debito italiano, una massa immensa di 1,8 trilioni di Bot e Cct e Btp, credete sarebbe una cattiva idea?
Siamo stufi - e con noi milioni di italiani consapevoli e informati - di questi governanti bugiardi e incompetenti che celano le gravi implicazioni insite nel dover rifinanziare a tassi crescenti il primo debito pubblico d'Europa (l'Italia dovra' pagare 250 miliardi di interessi l'anno prossimo! ma dove pensiamo di andare? che sviluppo possiamo pianificare). Siamo stanchi di questa Casta politica auto-referenziale che continua a dare pessima prova di se', premier incollato alla poltrona in testa a tutti; seguito a ruota da un presidente della Repubblica che non capisce la drammaticita' della situazione e soprattutto non sa cosa significa davvero essere supra-partes. Dateci per favore una Merkel, un Obama, una coppia Cameron/Clegg, perfino un Geithner (che e' tutto dire): chiunque con un po' di senso di "Sturm Un Drang" e visione, andrebbe meglio dei nostri governanti. (l.c.)

 

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