Daniele 78

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se gli inglesi potessero i ns. connazionali li cacciano immediatemente, ma essendo in europa, non con l'euro però, ci devono accettare
Quando porti capitali nessuno ti caccia, sia che l'italiano vada in Gran Bretagna sia che l'inglese venga qua. Il secondo caso è molto difficile trovarlo, il primo no. Non questione di FCA o meno, anche il singolo (senza le risorse di una S.P.A) da sempre cerca fortuna all'estero. Specialmente l'italiano. Già il fatto che in un paese come l'Italia il singolo (per carenza di lavoro) è costretto guardare all'estero la dice lunga. Grandi aziende italiane stanno a galla proprio perché esportano all'estero, perché se fosse solo per il mercato italiano avrebbero chiuso da un bel pezzo con le ricadute sul lavoro che lascio immaginare .In un paese se vuoi rilanciare i consumi devi abbassare le tasse non alzarle, e recuperare gli enormi sprechi. Qui invece ti tartassano, però la cosa più allucinante, è che tanti ne prendono e tanti ne sbattono via in cavolate, per cui le casse statali "piangono sempre" di conseguenza quando sarebbe necessario spenderne (ad esempio per sistemare il territorio dal punto di vista idrogeologico) mancano. Ogni piena poi fa danni e morti, non ci si deve più stupire.
 

adimecasa

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ma chi va all'estero è qualcuno che ha da perdere a rimanere, altrimenti si fermerebbe in Italia, se ci fasse un minimo di garanzia
 

Daniele 78

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ma chi va all'estero è qualcuno che ha da perdere a rimanere, altrimenti si fermerebbe in Italia, se ci fasse un minimo di garanzia
Se non riesci a trovare lavoro in Italia sei costretto ad inventarti qualcosa per andare avanti. Non esiste stare con le mani in mano. Ovviamente devi imparare la lingua, ma quando sei alle strette (anche per il singolo) qualcosa devi pur fare.
 

arciera

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Strano il silenzio di @jac0 . Mai nome fu più azzeccato. Sublime sublimazione. Gli italiani correranno tutti a comprarsi la FCA. Non ho alcun dubbio. Così come oggi siamo pieni di Chrisler, di jeep e di panda. Potrebbe essere una grande occasione. Ragazzi! E' tutto vero quel che avete scritto: pare uscito dai giornaletti sessantotteschi, i giovani, vedi Daniele, la vedono più lunga. Se la pressione e' troppo forte e si rischia di non essere competitivi, ci si globalizza. Perfino i giovani di oggi vanno all'estero a cercar lavoro. Dicevo che potrebbe essere una occasione perché in ogni caso l'importante e' che non spostino le linee di produzione. Se lo Stato si modernizza e lascia tutto scorrere, cosa che non e' mai stato in Italia (il laissez-faire economico e quindi burocratico) verranno da noi le grandi società industriali.
 

Luigi Barbero

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C'ero anch'io...c'ero anch'io con il giaccone e cappuccio, il famoso "ESKIMO".
Tutto partì dal Vietnam, unico esempio di guerra combattuta non solo nel fango e nella giungla. Ma nelle strade, nelle piazze e nelle università di tutto il mondo.
La sconfitta Usa da lì ebbe origine, fu più politica che militare
Vero. Infatti a Torino si ebbe nel 1963 una prima avvisaglia di ciò che sarebbe stato il vero e proprio '68. Se ti ricordi, un accordo siglato alla FIAT dalla UIL ( di notte e all'insaputa di CGIL e CISL) scatenò una 3 giorni di rivolta in Piazza Statuto (per chi non la conosce è grande quasi come Piazza S.Pietro a Roma.
Gli operai della Fiat scatenarono una rivolta contro quel sindacato che aveva la propria sede proprio in quella piazza. Rivolta alla quale parteciparono gli studenti dei licei e del Politecnico. Ci furono cariche furibonde della Polizia, manganellate a gògò e quant'altro possibile. 3 giorni e 3 notti di caos.
La Fiat ritirò l'accordo siglato in spregio agli altri sindacati e la protesta rientrò. Almeno fino all'inizio del '68.
E per quanto riguarda l'euro sono d'accordo che chi doveva avrebbe dovuto impedire la rapina che si stava compiendo. Ma....hai mai visto un tacchino festeggiare il Natale?
 

arciera

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Fatemi fare l'antipatica. Vi prego. Con il raddoppio del valore, a causa dell'euro, ci siamo messi alla pari con le nazioni più avanzate. Gli anni duemila hanno visto quasi gli stessi prezzi nelle nazioni europee piu' progredite. La scelta era tra il rimanere tra i primi dei paesi sottosviluppati e continuare a vendere alla meta' del valore o portare il valore alla pari. Nonostante tutto, stentatamente, siamo alla pari.
 

Luigi Barbero

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Se lo Stato si modernizza e lascia tutto scorrere, cosa che non e' mai stato in Italia (il laissez-faire economico e quindi burocratico) verranno da noi le grandi società industriali.
Non sono d'accordo. Le multinazionali sono venute quando c'era da "spremere". Altrettanto stanno facendo oggi andando verso altri lidi con minori lacci e lacciuoli di tipo sociale, retributivo e diritti dei lavoratori. Vanno i Romania, Polonia, Cina dove le paghe sono da miseria (le stanno proponendo oggi alla Electrolux....) lo sfruttamento è massiccio e le tutele inesistenti.
Ed in tema di economia e di rilancio della stessa, la sola diminuzione delle tasse non è sufficiente a attrarre gli investimenti. L'economia di un paese si regge sui consumi interni e sulle esportazioni.
I consumi interni sono crollati per le cause che conosciamo. Minori posti di lavoro=minori possibilità di spesa=minori consumi=minori introiti dello Stato.
Minori possibilità di produrre=minori esportazioni=minori entrate di valuta pregiata=minori possibilità di consumi interni ed il circolo si compie di nuovo.
Chi crede nel liberismo alla Taylor (quasi tutti i governanti dalla Merkel a Monti a Letta) non è ancora riuscito a capire -o non vuole- capire che la strada è quella di Keynes. Eppure non dovrebbe essere così difficile capirlo. Basta ristudiare un momentino la crisi del '29 e ciò che fece Roosevelt. Il New Deal pare che Oltre Oceano abbia funzionato. O no?
Con buona pace dei governanti attuali. Pochi esclusi.
Eppure nella Repubblica di Weimar si attuò il Keynesianesimo contribuendo così a far risollevare l'economia tedesca distrutta dalla Grande Guerra.
Purtroppo i guadagni ottenuti finirono di nuovo in cannoni.....
 

arciera

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Concordo perfettamente. Lo Stato keynesiano e' la realtà del capitalismo. Ove tutte le risorse, da qualsiasi parte provengano sono messe a disposizione dello sviluppo produttivo. Non vedo contraddizione in quel che ho detto. Lo Stato fornisce i mezzi, da par suo, alla società. E questa li impiega nella produzione (strade, ponti, edifici, infrastrutture di ogni tipo). Quando invece esso stesso strozza l'economia non lasciandola libera di crescere, anzi invece di aiutarla, subentra la decadenza, le rivendicazioni delle caste, prime tra tutte, la burocrazia ed il suo enorme potere ricattatorio.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
Vanno i Romania, Polonia, Cina dove le paghe sono da miseria (le stanno proponendo oggi alla Electrolux....) lo sfruttamento è massiccio e le tutele inesistenti.
Non solo vanno anche in Inghilterra dove la pressione fiscale è inferiore pur avendo tutele sindacali simili a quelle italiane. Anzi è vero che in Cina stanno aumentando le tasse proprio per miglioramenti nei contratti sindacali ma le aziende chissà perché se tornano indietro non vengono in Italia, ma vanno negli USA e in Inghilterra e Germania, rivuoi dire che anche in USA, Inghilterra e Germania non ci sono tutele sindacali come in Cina, o che la realtà è che non funziona più di qualcosa in Italia??

I consumi interni sono crollati per le cause che conosciamo. Minori posti di lavoro=minori possibilità di spesa=minori consumi=minori introiti dello Stato.
Minori possibilità di produrre=minori esportazioni=minori entrate di valuta
Io metterei prima minori possibilità di produrre a prezzi competitivi.
Se tu per stare sul mercato con un qualsiasi prodotto che non deve superare 20, ti trovi in un Paese che ti richiede ormai il 60% di tasse (quindi 12) ti rimane un 8, se con quello devi pagarci i dipendenti, i fornitori, gli interessi passivi della banca (a cui chiedi i finanziamenti per partire e creare lavoro) tutta la struttura logistica dell'azienda ora della fine alla azienda dell'8 di prima togli un altro 50% (se sei fortunato) e ti rimane un 4. Non solo aggiungici un rischio di perdere quote di mercato a seguito di crisi come ora (quindi dimezza pure il 4).
Questo sia che ti chiami FCA S.P.A. che sfilacciatura F.lli Brambilla s.n.c o altro questa è la realtà del lavoro
Ovviamente l'azienda diventa meno competitiva per cui deve licenziare, ma facendo così metti in crisi le persone che non sanno più che fare, per cui (per forza) devono adeguarsi e consumare meno. In realtà è una catena che se vuoi interrompere parti dalla defiscalizzazione del lavoro su chi lo propone
(se vuoi rendere l'Italia competitiva), ed a cascata inneschi le condizioni per la ripresa dei consumi interni e delle maggiori imposte per lo stato.
Funziona così l'economia, non in altro modo.
 
J

JERRY48

Ospite
Fatemi fare una piccola considerazione riguardo allo stato attuale del nostro paese riguardo il lavoro e la fuga all'estero degli imprenditori. Come fanno a resistere in un paese in cui:
- Quando, secondo uno studio condotto dall'Unione Europea, la corruzione (non parlo di evasione, elusione) in Italia, costa 70 miliardi l'anno, il 4% del costo totale della corruzione in Europa. Una percentuale altissima e un costo esoso che l'Italia non può sostenere. Doppi incarichi e conflitto di interessi, sono funzionali al sistema della corruzione. La burocrazia ed i manager pubblici, spesso strapagati e non all'altezza del compito che dovrebbero svolgere, sono i "cani da guardia" delle lobbies.
- Quando, non esiste una spiegazione logica, per cui un Mastrapasqua, si è appena scoperto, ha più di 24 (circa) incarichi, da unire agli altrettanti (circa) di sua moglie, per un totale di...e passa incarichi, (io penso che non lo sappiano neanche loro quanti ne abbiano!!!) tutti importanti, si arriva inevitabilmente a dedurre che qualche potere occulto, ma nemmeno tanto più occulto ormai, cerca teste di legno, da inserire in posti strategici, dove si son fatte, si fanno e si faranno, magagne grandi quanto le montagne, ma invisibili, da tenere sotto stretto controllo, attraverso questi servi, pagati dalla comunità. Perché non li pagano loro. Li paghiamo noi.
-
Quando, il 10% delle famiglie italiane, detiene il 50% della ricchezza nazionale. Se ne deduce che il resto della ricchezza, facendo una semplice operazione matematica, si distribuisce tra 54 milioni di italiani. Facendo un esempio semplice, ma chiarificatore, potremmo dire che 1 miliardo di euro, viene suddiviso in 500milioni di euro tra 6 milioni di ricchi, mentre la parte restante, gli altri 500milioni di euro, verrebbero suddivisi tra 54 milioni di italiani. I primi avrebbero circa 700,00 euro a famiglia. Noi invece, la gente comune, il popolo, avremmo, con questo calcolo, semplice ma realistico, circa 3,00 euro a famiglia. Una sproporzione enorme.La ricchezza nazionale, è 5 volte volte superiore al debito pubblico. Fatevi un'idea di dove stanno i soldi, e ce ne sono tanti.
Non siamo in una situazione critica (eufemismo!)? Non stiamo sprofondando sempre di più? Quì non entra in gioco quale sistema di ripresa adottare, quali vie degli economisti seguire per risanare l'economia, noi siamo diversi dagli Americani, che hanno la forza insita di risollevarsi dai crolli finanziari che si ripetono periodicamente
noi abbiamo bisogno di "mozzare" la testa a chi di dovere...
E' gentaglia che non ha bisogno di nessuna briciola di pietà, ma chi farà la parte del boia necessario??? Il potere ce l'hanno...loro!!!
 

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