Lazzari

Nuovo Iscritto
Salve sono proprietario di un appartamento ubicato al piano terra di uno stabile, mio padre lo acquistò ancora in costruzione ben 52 anni fa’ e sotto di esso, fin dall’inizio erano previsti due locali con categoria “C/6” e “C/2” ossia garage e deposito.

Dopo varie vicissitudini questi due immobili nel 2003 sono stati venduti, in un’asta fallimentare, ad una società di costruzioni, questa dopo due anni li ha trasformati in num. 12 box auto praticando un processo di frazionamento e fusione, senza però cambiandone le categorie,
tanto è vero che ad un’attuale visura catastale, pur rispettando in sommatoria le originarie quadrature, i 12 box risultano ancora accatastati con categorie C/2 e C/6.

Sotto il mio appartamento purtroppo chi ha acquistato i locali box di categoria C/2 facendone la fusione con un box di categoria C/6, li ha unificati in un unico locale per adibirlo ad associazione culturale polifunzionale, dove sono svolte attività di mostre,incontri, workshop, cene, proiezioni cinematografiche, teatro e tornei di carte con una elevata frequenza di persone anche fino a tarda ora.

Mi chiedo colui che acquista un garage e un deposito li può trasformare in associazione per lo svolgimento di svariate attività cosi dette culturali senza chiederne il consenso al condominio dello stabile la dove erano previsti per quei locali differenti utilizzi?

Non è questo un abuso per cambio di destinazione d’uso?

Per ben 2 volte ho scritto all’amministratore condominiale per richiamarlo a far rispettare gli usi consentiti cosa da lui esplicata.

Ho fatto anche denunzia alla polizia municipale dell’antiabusivismo per l’esecuzione di lavori presumibilmente abusivi.

Ho inviato tramite un avvocato una diffida stragiudiziale per limitare i livelli di rumori, di traffico di persone e degli orari di esercizio.

Non ho mai ottenuto nessun risultato,
ma sempre tutti, sia l’amministratore condominiale, sia il comando di polizia municipale, che l’avvocato, mi hanno detto una unica cosa,
quella di una citazione legale vera e propria.

Vi chiedo ci sono i termini per intraprendere un causa legale per rivendicare il ripristino dello status originario di quei locali?
Aspettando una vostra cortese risposta pongo cordiali saluti.
 

sersab

Nuovo Iscritto
La situazione è piuttosto ingarbugliata.
Può essere che chi ha eseguito la fusione accorpando le unità immobiliari lo abbia fatto abusivamente, o che abbia unito delle unità che non prevedono la permanenza di persone, come i C/6 e i C/2, e poi utilizzi lo spazio per svolgervi attività che prevedono la permanenza di persone.

Ma può anche essere che il cambio d'uso sia stato richiesto regolarmente, e che poi non sia stato seguito da una regolarizzazione catastale (motivo per cui si trovano ancora le destinazioni precedenti in catasto).

L'unico modo per essere certi della situazione è richiedere un accesso agli atti presso l'ufficio tecnico del comune, cosa che può essere fatta anche dall'Amministratore del condominio, verificare l'ultima destinazione d'uso e poi agire di conseguenza.

Saluti
Sergio
 

Ennio Alessandro Rossi

Membro dello Staff
Professionista
Ricalcando quando opportunamente asserito da chi mi ha preceduto nella risposta, è bene sapere che l' Ufficio Catastale è un uffico fiscale- inventariale. La legittimità dei provvedimenti abilitativi non discende da questo ufficio ma dagli uffici tecnici dell'edilizia privata del Comune cui puo' essere indirizzata da chi ne ha interesse una richiesta scritta ex legge 241.90 (trasparenza amministrativa) che il Comune non puo' smentire visto che viene protocollata ed è suo onere e dovere dare risposta. Nella istanza piu' particolareggiata possibile và specificatamente fatta richiesta della copia del certificato di agibilità di cui i locali devono essere muniti
 

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