Salve, io e mia moglie (ed un figlio minore), coniugati in regime di separazione dei beni, abbiamo attualmente la residenza in casa di mia proprietà 100%. Da pochissimo abbiamo acquistato una casa, stesso comune, a distanza di circa 40 mt dalla attuale, di cui è più grande e comoda, sopratutto dopo previsti lavori di ristrutturazione. L'acquisto, (senza mutuo) è stato fatto a nome di mia moglie che, non avendo altri immobili o quote di immobili in suo possesso, ha potuto usufruire delle agevolazioni prima casa. Ora lei (per ora da sola) dovrebbe prenderne la residenza, così che l'allaccio utenze, IMU, Tares e vari aspetti fiscali siano affrontati come sua residenza principale.
Stiamo facendo i furbi, o semplicemente tuteliamo un diritto che ci deriva dal matrimonio in separazione dei beni? L'ufficiale d'anagrafe del nostro comune (di cui conosco il parere in proposito, anche per dei precedenti) prevedo metta delle difficoltà a questo cambio di residenza, con nostro grande danno economico. In previsione di questa difficoltà chiedo a chi esperto in proposito di potermi elencare una serie di argomentazioni (o riferimenti normativi) valide con cui motivare il cambio di residenza di mia moglie senza che debba essere io a perdere la residenza attuale. Prevediamo di trasferirci in modo definitivo appena finiti i lavori di ristrutturazione che, tra reperimento risorse e lavori veri e propri, non sarà prima di due anni. Rimane un po' particolare il fatto che le due case, vista la vicinanza tra loro, possono essere considerate vissute contemporaneamente dalla nostra famiglia, come in effetti è, visto che ci rechiamo tutti i giorni per seguire il giardino, pulizie, depositarvi attrezzature e scorte (sono agricoltore hobbista), legname etc.
Insomma, come zittire ogni obiezione dell'ufficiale anagrafe e l'agente di polizia municipale che verrà incaricato delle verifiche.
Saluti
Stiamo facendo i furbi, o semplicemente tuteliamo un diritto che ci deriva dal matrimonio in separazione dei beni? L'ufficiale d'anagrafe del nostro comune (di cui conosco il parere in proposito, anche per dei precedenti) prevedo metta delle difficoltà a questo cambio di residenza, con nostro grande danno economico. In previsione di questa difficoltà chiedo a chi esperto in proposito di potermi elencare una serie di argomentazioni (o riferimenti normativi) valide con cui motivare il cambio di residenza di mia moglie senza che debba essere io a perdere la residenza attuale. Prevediamo di trasferirci in modo definitivo appena finiti i lavori di ristrutturazione che, tra reperimento risorse e lavori veri e propri, non sarà prima di due anni. Rimane un po' particolare il fatto che le due case, vista la vicinanza tra loro, possono essere considerate vissute contemporaneamente dalla nostra famiglia, come in effetti è, visto che ci rechiamo tutti i giorni per seguire il giardino, pulizie, depositarvi attrezzature e scorte (sono agricoltore hobbista), legname etc.
Insomma, come zittire ogni obiezione dell'ufficiale anagrafe e l'agente di polizia municipale che verrà incaricato delle verifiche.
Saluti