il fatto che il professionista viva (senza residenza) di fatto nel laboratorio.
Sarebbe una situazione ambigua.
Perché se il conduttore dimora abitualmente nell'immobile locato, deve recarsi in Comune e registrare la sua residenza anagrafica a quell'indirizzo.

Temo che il professionista sarebbe in difetto per due motivi: vive in un immobile la cui destinazione urbanistica non è abitativa; ci vive abitualmente ma mantiene la residenza anagrafica altrove.
 
si è chiaro che la situazione sarebbe ambigua (ma piuttosto diffusa a Milano a quanto pare). Detto questo vi è effettivamente l'obbligo legale di stabilire la propria residenza nell'immobile in locazione in cui si risiede ? io credo sia una solo una opzione. Affitto già un certo numero di immobili a destinazione abitativa (A3) ma solo una parte dei miei inquilini ha spostato li la sua residenza, per ragioni di opportunità la maggior parte la mantiene altrove (casa dei genitori in genere).
 
vi è effettivamente l'obbligo legale di stabilire la propria residenza nell'immobile in locazione in cui si risiede ?
E' un obbligo, non un'opzione.
La residenza anagrafica deve essere registrata nel luogo in cui una persona ha la dimora abituale. Indipendentemente dal fatto che l'immobile sia di proprietà o condotto in locazione.
Chi non provvede per ragioni di convenienza (per esempio non pagare l'IMU mantenendo la residenza in un'immobile che in realtà non è l'abitazione principale con dimora abituale del proprietario) non è in regola.

La norma di riferimento è la l. 1228/1954, di cui si è parlato spesso in questo Forum, proprio perché molti pensano sia lecito mantenere la residenza anagrafica dove fa più comodo.
Può interessarti questa discussione (in particolare i post di @Nemesis che è molto ferrato in materia):
 
Sarebbe una situazione ambigua.
Perché se il conduttore dimora abitualmente nell'immobile locato, deve recarsi in Comune e registrare la sua residenza anagrafica a quell'indirizzo.

Temo che il professionista sarebbe in difetto per due motivi: vive in un immobile la cui destinazione urbanistica non è abitativa; ci vive abitualmente ma mantiene la residenza anagrafica altrove.
Se dimore abitualmente deve chiedere la residenza, e il comune le chiede l'agibilità
 
posto che la situazione abbiamo detto è certamente ambigua credo che nei fatti sarebbe molto difficile, in caso di eventuale controllo, poter dimostrare che il professionista utilizza il laboratorio come residenza e non solo come studio professionale. La presenza di una cucina in un laboratorio è infatti perfettamente ammissibile. La presenza di un letto può essere giustificata in vari modi. Questo probabilmente spiega come mai questo tipo di soluzione sia spesso adottata (a Milano almeno per la mia esperienza) da chi non vuole o non può cambiare la destinazione d'uso ad un C3 che ha le caratteristiche oggettive di abitabilità; se fosse attivamente controllata e sanzionata con tutta probabilità meno persone sarebbero indotte ad utilizzarla.
 
posto che la situazione abbiamo detto è certamente ambigua credo che nei fatti sarebbe molto difficile, in caso di eventuale controllo, poter dimostrare che il professionista utilizza il laboratorio come residenza e non solo come studio professionale. La presenza di una cucina in un laboratorio è infatti perfettamente ammissibile. La presenza di un letto può essere giustificata in vari modi. Questo probabilmente spiega come mai questo tipo di soluzione sia spesso adottata (a Milano almeno per la mia esperienza) da chi non vuole o non può cambiare la destinazione d'uso ad un C3 che ha le caratteristiche oggettive di abitabilità; se fosse attivamente controllata e sanzionata con tutta probabilità meno persone sarebbero indotte ad utilizzarla.
Hai risolto il problema? La cosa mi interessa molto.
 

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