un test in presenza del perito calligrafico
di solito è il CTU che chiede test se la persona è ancora vicente; e questo non consiste solo nella firma ma nello scrivere una serie di parole, o diverse frasi, per vedere se le lettere che compongono la firma sono scritte allo stesso modo con il quale sono scritte le parole.
Se poi la perizia riguarda un testo appare ancora più l' importanza il sottoporre il soggetto vivente a comparazione.
A margine di questa discussione vorrei raccontare un fatto di cui sono venuto a conoscenza.
Due fratelli conviventi, un maschio ed una femmina. Il maschio, dottore commercialista, sull'orlo del crack finanziario, chiede un prestito ad una banca mettendo l'ipoteca sulla casa che però era al 50% di proprietà con la sorella. Gli occorreva il benestare della sorella, la quale, sebbene etilista, non voleva concedere. In questa storia emerge anche la poca professionalità del notaio che si è fatto convincere con la scusa dell' impossibilità a muoversi della sorella ed ha consegnato l' atto al dottore commercialista per farlo firmare alla comproprietaria (notare che sull'atto c' era scritto: Qui davanti a me ecc... ecc... della cui identità io sono certo......). Con uno stratagemma il dottore commercialista convince un amico di famiglia, in transito per la città dove si è verificato il fatto, a fare la firma della sorella che gli mancava.
Il prestito arriva. Siccome il diavolo fa le pentole ma non i coperchi, il commercialista muore improvvisamente per infarto: con la successione emerge l'ipoteca. La sorella nega di aver mai firmato l'atto e di mai essere stata dal quel notaio. Ma si sa che gli etilisti hanno poca memoria. Comunque assistita da un avvocato fa opposizione: si fa la perizia calligrafica con un CTU ed un solo CTP, quello della banca, la signora non aveva soldi per farsi assistere da un proprio CTP.
IL CTU davanti alla difformità delle firme, gli etilisti hanno anche il tremore delle mani, e comparando la firma fatta sulla carta di identità sei/sette anni prima, argomenta che il soggetto fa apposta a scrivere in maniera tremolante e che la firma sulla carta di identità è compatibile con quella apposta sull'atto nel quale lei acconsentiva ad istituire l'ipoteca sulla casa (notare grafia di un maschio contro una grafia di una femmina).
Ovviamente il ricorso della sorella viene rigettato, non viene presentato appello, ma stranamente la banca si accontenta di rientrare di poco più della metà dell'esposizione lasciando qualche soldo alla tapina (che però una gran parte si mangerà l'avvocato).
Dopo circa 3 anni da questo fatto, muore anche l'amico di famiglia; la sorella, ormai ridotta in miseria, riceve una lettera dai parte dei parenti dell'amico di famiglia: dentro c'é un'altra lettera chiusa, nella quale il tizio chiede perdono alla sorella del commercialista per non aver avuto il coraggio a suo tempo di dire che era stato lui a fare la sua firma. Inoltre spiegava come il fratello commercialista lo avesse ingannato: lui, non aveva letto i documenti, ed aveva creduto a quello che gli aveva riferito il fratello commercialista: che i documenti servissero per far avere un finanziamento alla sorella.
Hai capito mio caro @
renzom chi sono i buoni periti calligrafi?