Seth

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Proprietario Casa
In un atto d'acquisto degli anni Sessanta, direttamente dal costruttore, è presente in allegato una pianta dell'intero piano con timbro dell'ingegnere progettista del palazzo. È perfettamente sovrapponibile alla planimetria dell'appartamento depositata in Catasto all'epoca e coincide con lo stato di fatto effettivamente realizzato.
Tuttavia, non coincide al 100% con il "piano tipo" nel progetto di costruzione a firma dello stesso ingegnere presentato al Comune due anni prima e citato nella licenza edilizia di un anno prima.
Pare dunque esserci una difformità.
La mia domanda è se è possibile, in ipotesi, che esista una succcessiva variante di progetto che invece autorizzava le differenze. In pratica, vale la pena fare una ricerca nell'archivio progetti del Comune? Oppure può valere solo il progetto citato nella licenza edilizia?
 
Fermi tutti! Nella licenza edilizia è citato in evidenza un numero di progetto, ma in un'altra pagina annotati a penna in piccolo ci sono due numeri. Forse il secondo è la variante.
 
Per essere precisi, nella licenza di costruzione c’è il primo progetto, mentre nella dichiarazione di abitabilità compare anche il numero della variante autorizzata. Quindi sì, mi pare regolare.

Quello che invece non torna è la pianta del piano, coeva e timbrata dallo stesso progettista, allegata all’atto d’acquisto, corrispondente al realizzato e al catasto, ma con alcune difformità minori rispetto al piano tipo nel progetto (sia originale sia variante che nel frattempo abbiamo acquisito).
 
Quello che invece non torna è la pianta del piano, coeva e timbrata dallo stesso progettista, allegata all’atto d’acquisto, corrispondente al realizzato e al catasto, ma con alcune difformità minori rispetto al piano tipo nel progetto (sia originale sia variante che nel frattempo abbiamo acquisito).
C'è qualcosa da sanare
 
A Roma molti palazzi anni '50 e '60 hanno situazioni simili, cioè durante la costruzione si comunicavano al comune le varianti principali ma non le modifiche "minori" in corso d'opera, spesso ignote ai proprietari che hanno comprato (e venduto) in buona fede quando non venivano fatte tutte queste verifiche ed era anche complicato ottenere il progetto di costruzione dal Comune.

Tra parentesi, nel caso specifico, c'era stata anche una pratica edilizia in tempi recenti per lo spostamento di un tramezzo, quindi si poteva supporre che il tecnico avesse verificato l'intera situazione a partire dal progetto originario. Invece il tecnico si era basato per l'ante operam sulla pianta allegata dal costruttore all'atto d'acquisto, coincidente con il realizzato e utilizzata anche in Catasto ma a ben vedere difforme dal progetto di costruzione. Quindi in quell'occasione, dico della recente pratica edilizia, non si erano sanate le difformità.
 
Oggi le cose sono cambiate, le difformità vanno sanate, il salva casa ha introdotto parametri un po' più permissivi aumentando le tolleranze costruttive
 
Oggi le cose sono cambiate, le difformità vanno sanate, il salva casa ha introdotto parametri un po' più permissivi aumentando le tolleranze costruttive
Certamente, e per fortuna il Salva casa alleggerisce alcune situazioni. Secondo me sarebbe opportuno un colpo di spugna anche più ampio. Vanno in prescrizione gli omicidi colposi... ma non le modifiche insignificanti fatte 70 anni fa dal costruttore di cui devono pagare il conto oggi gli attuali proprietari.
 

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