Lunadiluglio

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Questo è il caso: uno dei due coniugi decide di separarsi, l'altro non è d'accordo, ma non per amore, soltanto per convenienza (il sentimento era finito da tempo). Non ci sono figli, marito e moglie percepiscono uno stipendio equivalente quindi il giudice rigetta la richiesta di assegnazione della casa del coniuge lasciato. Quello che voleva separarsi chiede che la casa (non c'è mutuo, già interamente pagata) venga messa in vendita ed ognuno dei due si riprenda la propria parte (comunione dei beni) ma l'altro fa ostruzionismo, non vuole accordarsi, temporeggia. Nel frattempo il coniuge promotore della separazione sta in affitto.
Al di là di considerazioni di ordine morale (non sempre chi ha preso la decisione è quello "cattivo", ma soltanto quello che ha avuto il coraggio di guardare in faccia alla realtà), che modalità vengono attuate in questi casi? Il giudice gli fa mettere all'asta la casa? Quali sono i costi? Ed i tempi? Poichè il giudice, quando ha ratificato la separazione, ha rigettato la richiesta di assegnazione della casa del coniuge lasciato, l'altro gli può chiedere un rimborso per le spese di affitto che sta sostenendo, anche per stimolarlo ad una più rapida definizione della questione?

Grazie a chi saprà darmi un po' di informazioni, un saluto
 
In questi casi di comproprietà la cosa migliore è che "d'accordo" vendano la casa sul llibero mercato e dividano equamente il corrispettivo.
In alternativa, se uno dei 2 ex coniugi sia interessato a liquidare il 50% all'altro, far fare una stima e liquidare la quota.
La terza via perseguibile, come estrema ratio, ma la meno conveniente è sciogliere la comunione in via giudiziale, ovvero ricorrendo al Tribunale. Il Giudice, in via preliminare dovrà dare incarico ad un CTU (consulente tecnico d'ufficio) affinchè faccia la stima del bene, dopodichè, al prezzo stimato, ove ci sia uno dei 2 coniugi interessato può azionare il diritto di prelazione ed offrire all'altro ex coniuge il 50% per acquistare l'intero, altrimenti dovrà essere bandita l'asta, e qui si aggiungono le spese di pubblicità. Se il bene verrà venduto all'asta, il ricavato verrà spartito al 50% depurato dalle spese di procedura, di CTU e di pubblicità, che non sono poche.
 
Questi sono i casi che diventeranno, sempre più emblematici, a scoraggiare i giovani a sposarsi. E' ben vero che sposarsi è un passo da fare con la massima convinzione, ma è pur vero che l'istituto del matrimonio possa essere sciolto. In questi casi si entra in una serie di ricatti con i figli, con gli immobili, con ogni proprietà. Se tutte queste cose sono un deterrente per i divorzi, posso capirlo ma non lo posso giustificare. Abbisognamo di un quadro legislativo nuovo di riferimento.
 
Ho paura che la situazione evolverà verso l'asta pubblica, perchè il coniuge lasciato sta agendo in maniera molto emotiva, senza tenere conto di quanto ci andrà a rimettere in termini economici. Ad ogni modo stamani si svolge un'udienza in tribunale, vediamo cosa ne pensa il giudice...
Raflomb scusa, secondo te se il giudice dispone per la messa all'asta, quanto tempo passa prima che avvenga l'asta ed ognuno dei due coniugi possa recuperare la propria quota? Di questo appartamento valutato circa 450.000 euro, quanto andrà via in spese legali e quant'altro?
Adriano grazie per il tuo intervento, anche se non sono del tutto d'accordo con te: gli strumenti, sia pur lenti, discutibili e quant'altro, ci sono, magari ci vorrebbe anche un po' di buonsenso da parte di chi si sta separando: se la rabbia ti acceca a tal punto da volere la rovina del coniuge perchè ti ha lasciato, dovresti anche capire che così facendo anche tu ci rimetterai l'osso del collo, ti pare...?
 
Presumo che l'udienza in Tribunale di oggi sia finalizzata alla separazione e non alla divisione giudiziale del bene, pertanto saranno presenti anche i rispettivi legali. Ti consiglio innanzitutto di delegare a loro la valutazione nel merito sulla stada più conveniente per entrambi da seguire per la liquidazione dell'immobile. Questi, è vero, sono momenti concitati dove non prevale la ragione e il buon senso, per questo dovrà essere il legale del tuo ex a consigliarlo e a farlo ragionare affinchè opti per la vendita del bene sul libero mercato, sia per convenienza in termini di realizzo, sia per la brevità che per la riduzione delle spese da sopportare ed anticipare.
Per quanto concerne i tempi, affinchè si svolga la prima asta, ove nessuno dei 2 comproprietari intenda rilevare l'altra metà, calcola dagli 8 mesi ad 1 anno, in quanto in via preliminare occorre fare l'istanza al Tribunale, deve essere fissata l'udienza, il giudice dovrà nominare un tecnico, il quale dovrà prestare il giuramento, dopodichè inizierà la procedura di valutazione e stima dell'immobile che richiederà 2/3 mesi; una volta effettuata la perizia, la dovrà depositare in tribunale e poi seguira la vostra convocazione affinchè decidiate sulla base del prezzo di stima se c'è la volontà di riscattare la quota dell'altro. In caso negativo occorre rivolgersi ad una società autorizzata ad effettuare la pubblicità della messa all'asta del bene, dopodichè trascorsi 45 giorni, sarà espletato il primo incanto al prezzo fissato dal CTU che sarà già inferiore di un 20% circa rispetto a quello di mercato. Il problema che si pone ora è quello dell'acquirente. Se il bene e il prezzo sono appetibili potrà esserci anche una gara al rialzo, altrimenti potrà andare anche deserta, con slittamento ad una successiva data di nuova asta ad un prezzo inferiore. Questa è l'incertezza, quante aste potranno susseguirsi affinchè il bene venga venduto? Su questo non posso darti nessuna risposta, il tempo è indeterminato, come il prezzo rischia di divenire indeterminato. Per quanto concerne le spese, calcola circa 2.000/3.000 € per la CTU, 1.000,00 per la pubblicità, altri 1.000,00 per spese di procedura e poi i legali, ove ve ne avvaliate.
 
Grazie Raflomb, la risposta su tempi e costi è stata molto esauriente. Senti, l'udienza di oggi è sempre relativa alla pratica di separazione, entrando nello specifico ti dico che io non sono parte in causa, ma lo è una persona a me vicina. Credo che la controparte (che vive attualmete nella casa oggetto del contendere) stia cercando di "addebitargli" la separazione al fine di ottenere un assegno mensile, più chiedere nuovamente l'assegnazione della casa. Sull'assegnazione della casa in verità il giudice si è già espresso oltre un'anno fa rigettando la sua richiesta, mentre per il resto ha tirato in ballo testimoni per questioni familiari da trent'anni a questa parte. Secondo l'avvocato del mio amico non ci sono molte speranze che la controparte ottenga assegni e quant'altro, però... non si sa mai... ad ogni modo, come appunto gli ha detto l'avvocato, così facendo la controparte sta dilatando tempi e spese, anche a proprio carico. Ancora non ho sentito il mio amico, a quest'ora l'udienza dovrebbe esserci stata, sicuramente ci sono delle novità, bisogna vedere se il giudice vuole sentire questi testimoni e se dispone qualcosa riguardo alla casa. Raflomb, vedo che sei di Firenze, tu ti occupi abitualmente di queste cose? Sei un tecnico o un avvocato? Se posso saperlo... Grazie di nuovo, un saluto:daccordo:
 
Salve, chiedo nuovamente aiuto a qualcuno degli intervenuti, se sapete rispondermi: nel caso di messa all'asta della ex abitazione coniugale, uno dei coniugi esecita il diritto di prelazione ed acquista il 50% dell'altro, come ha scritto Raflomb. Nel caso che l'operazione vada a buon fine, l'altro coniuge (al quale il giudice della separazione NON gli aveva assegnato la casa) può rifiutarsi di andarsene, magari adducendo problemi di salute o di età (60 anni), o magari perchè perde il lavoro o altri problemi del genere?
 
No, lunadiluglio, dovrà andarsene in quanto mero occupante. Inoltre non dimentichiamo che l'altro coniuge gli ha versato, in contanti, il 50% della stima del valore di CTU, e stando ai valori di Firenze sarà sicuramente una bella somma di cui potrà godere.
 

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