Questo potrebbe aver senso per una casa vacanza, ma non se l’immobile diventa abitazione principale di un solo comproprietario, o quando questo lo destinasse a locazione a terzi

No, secondo Cassazione, anche nel caso in cui l’immobile diventi abitazione principale di un solo comproprietario, il contratto di comodato diventa non necessario, in ragione del fatto che quel soggetto è titolare di una quota di comproprietà, quindi, quella concessione in comodato tra comproprietari dello stesso immobile è del tutto superflua.

In sostanza, quel soggetto utilizzerà la cosa comune (immobile) come comproprietario, non come comodatario.

Il comodato, invece, sussisterebbe nel caso in cui i comproprietari concedessero l’immobile ad un soggetto, anche ad un parente, che non vanta alcun diritto reale di proprietà sull’immobile.
 
No, secondo Cassazione, anche nel caso in cui l’immobile diventi abitazione principale di un solo comproprietario, il contratto di comodato diventa non necessario, in ragione del fatto che quel soggetto è titolare di una quota di comproprietà, quindi, quella concessione in comodato tra comproprietari dello stesso immobile è del tutto superflua.

In sostanza, quel soggetto utilizzerà la cosa comune (immobile) come comproprietario, non come comodatario.

Il comodato, invece, sussisterebbe nel caso in cui i comproprietari concedessero l’immobile ad un soggetto, anche ad un parente, che non vanta alcun diritto reale di proprietà sull’immobile.
Permettimi di dissentire dalla conclusione della cassazione.
Ovviamente non posso che prenderne atto: ma che il comodato sia superfluo mi pare opinabile.
Molti ad es qui suggerivano la soluzione del comodato proprio per riaffermare che il comproprietario non sta utilizzando l’intero immobile “uti dominus” ed evitare una dichiarazione di usucapione ventennale
 

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