uva

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Non capisco come sia possibile la situazione che ha descritto @basty :

immobili classificati A2, tuttora sprovvisti di bagni, di impianti di riscaldamento, vecchi di più di un secolo, che non hanno mai subito modifiche strutturali e qualitative

Se sono immobili vetusti in quelle condizioni, perché il Catasto li considera A/2?
Probabilmente non sono mai stati ristrutturati negli ultimi decenni, e magari non sono neppure abitati dato che mancano bagni e riscaldamento. Quindi non credo che i proprietari abbiano svolto qualche pratica urbanistica e catastale in base alla quale siano variate cat. e rendita.

Non mi è chiaro in base a quali parametri gli è stata attribuita "d'ufficio" la cat. A/2.
E' determinante la superficie (forse sono appartamenti molto grandi, come si usava una volta) o l'ubicazione (ad esempio nei centri storici delle città d'arte)?

Chiedo a @griz e ad altri tecnici che si occupano di queste pratiche.
 

griz

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secondo me un A/2 senza bagno non può esistere e potrebbe essere oggetto di una pratica di declassamento, il catasto non considera lo stato di manutenzione in quanto se un immobile è a reddito o comunque occupato deve essere mantenuto, esiste la possibilità di comunicare al comune lo stato di fatiscenza e avere un'esenzione
 

basty

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secondo me un A/2 senza bagno non può esistere e potrebbe essere oggetto di una pratica di declassamento, il catasto non considera lo stato di manutenzione in quanto se un immobile è a reddito o comunque occupato deve essere mantenuto, esiste la possibilità di comunicare al comune lo stato di fatiscenza e avere un'esenzione
Hai detto bene : il catasto non considera lo stato di manutenzione e nemmeno lo stato di obsolescenza. È un criterio, ma opinabile: se non erro non ci sono soluzioni intermedie. O dichiari la inabilità e stato collabente o non ci sono declassamenti.

Ora non è difficile capire che quello che era un ristorante-albergo familiare nel 1904, classificato A2 nell’impianto catastale del ‘35, oggi non può essere paragonato ad una abitazione realizzata nel 2020. Ma senza interventi , il catasto e il comune rigettano la richiesta di revisione catastale.

Indubbiamente caso particolare e singolare, ma concettualmente fa il paio con abitazioni A4 assoggettate ad edilizia libera e rammodernati.
Solo che nel secondo caso la PA ha interesse e ci guadagna a riclassificare. Nel primo caso fa orecchi da mercante.
 

uva

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era un ristorante-albergo familiare nel 1904, classificato A2 nell’impianto catastale del ‘35,

Allora può essere un'anomalia dovuta alle classificazioni di quell'epoca, perché attualmente i ristoranti rientrano nella categoria C e gli alberghi nella D.
Nelle condizioni che hai descritto non si possono certamente esercitare le attività di ristorazione né di ospitalità, ma non è logico che quell'immobile sia classificato abitazione A/2 se non è stato ristrutturato e ammodernato negli impianti.
 

basty

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Allora può essere un'anomalia dovuta alle classificazioni di quell'epoca, perché attualmente i ristoranti rientrano nella categoria C e gli alberghi nella D.
Nelle condizioni che hai descritto non si possono certamente esercitare le attività di ristorazione né di ospitalità, ma non è logico che quell'immobile sia classificato abitazione A/2 se non è stato ristrutturato e ammodernato negli impianti.
Ragioni con gli occhi di oggi e non hai inteso bene: A fine ottocento e inizio novecento, le trattorie erano anche le abitazioni dei titolari , specie nei paesi: ancora negli anni 50 anche i negozietti che vendevano di tutto erano una stanza affiancata alla abitazione dei titolari.
Il fatto che a inizio 900 la casa ospitasse un ristorante (ho scritto “familiare”) proprio per far capire il contesto) fa capire che si tratta di un edificio con parecchi vani.
Quando lo stato ha costruito nel 1935 circa il catasto fabbricati, la attività era cessata da tempo ed aveva continuato ad essere la abitazione dei miei bisnonni-nonni: ma l’immobile aveva conservato le dimensioni, una certa signorilità confrontata con le abitazioni contadine, con un grosso salone ex sala pranzo, disponeva persino di una “latrina” interna, a inizio secolo aveva pure ospitato la Regina Margherita di passaggio e in visita ad una nota Abbazia piemontese, quindi l’A2 aveva un senso.
Sono gli standard urbani che oggi sono diversi: ma il catasto non ne prende atto.
Sei torinese: certamente gli edifici di piazza Savoia del 700 quando nacquero potevano essere definiti signorili se non addirittura principeschi: Palazzo Provana, Palazzo Barolo, ecc: oggi alcuni di essi senza radicale ristrutturazione sarebbero ridotti a ricoveri di senza tetto.
Almeno quelli potevano rientrare in beni storici ed artistici…
 

griz

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Ora non è difficile capire che quello che era un ristorante-albergo familiare nel 1904, classificato A2 nell’impianto catastale del ‘35, oggi non può essere paragonato ad una abitazione realizzata nel 2020. Ma senza interventi , il catasto e il comune rigettano la richiesta di revisione catastale.

secondo me una pratica DOCFA con una proposta di declassamento con relazione precisa e eventualmente documentazione fotografica potrebbe essere recepita
 

uva

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(ho scritto “familiare”) proprio per far capire il contesto)
Avevo capito che l'immobile fosse utilizzato come ristorante e albergo a gestione familiare, distinto dalle abitazioni dei proprietari/gestori.

oggi alcuni di essi senza radicale ristrutturazione sarebbero ridotti a ricoveri di senza tetto
Infatti molte vecchie abitazioni del centro storico sono state ristrutturate, e dopo le ristrutturazioni radicali si incarica un bravo tecnico come @griz che presenta le varie pratiche in Comune e al Catasto. Da cui l'inevitabile aumento della rendita.
Sicuramente gli immobili di importanza artistica e culturale come i palazzi che hai citato hanno vincoli e regole diverse da quelli ordinari.
 

uva

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Riprendo questo argomento (stangata fiscale sugli immobili) per segnalare un altro rischio di aumento della tassazione, oltre alla preannunciata riforma del Catasto.

Leggendo un articolo che commenta il ddl delega, si nota il possibile aumento delle aliquote cedolare secca.
Se la tassazione dei redditi derivanti dall'impiego di capitale (26%) verrà estesa al "mercato immobiliare", la cedolare secca potrebbe passare dal 21 al 26%.

Non è chiaro se di conseguenza verrà ritoccata la cedolare agevolata 10% per i contratti concordati.
Contratti che spesso sono convenienti solo se il "risparmio fiscale" è maggiore o almeno compensa il minor canone concordato rispetto a quello libero di mercato. Se l'aliquota
del 10% aumenterà, questa convenienza verrà meno.

Catasto, cedolare secca al 26% e codice identificativo: che batosta! - ilSole24ORE
(capitolo "Cedolare grassa?")
 

basty

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Non sprizzo di gioia dai pori, ma da qualche parte lo stato li dovrà prendere i soldi.
Ed è piuttosto difficile comprendere perché verte rendite finanziarie siano esenti, altre tassate al 26, e le immobiliari al 21: e non facciamo i confronti col la tassazione sul lavoro.
Ora le prime non le toccheranno per non dover alzare i rendimenti dei titoli di stato: restano le altre due. A seconda dei punti di vista cambia la valutazione di quali delle due altre rendite siano produttive anche per l’economia del paese. Ma indipendentemente dalle logiche di schieramento credo prevarrà la lobby più influente
 

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