Gagarin

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Buongiorno, in un condominio che amministro è deceduta un’anziana condòmina vedova, che, per motivi di vecchia amicizia, aiutavo nelle pratiche burocratiche e nelle dichiarazioni fiscali, peraltro abbastanza semplici.
Una delle tre figlie ed uniche eredi mi ha posto un quesito in ambito successorio, al quale ho difficoltà a rispondere.
Si tratta di questo.
La condòmina defunta, pensionata pubblica, oltre ad un conto corrente bancario con un importo residuo di entità trascurabile, era proprietaria solo dell’appartamento nel quale viveva e che, nel testamento, ha disposto di lasciare solo ad una delle tre sorelle, violando, così, la quota legittima.
Le altre due sorelle, però, sono pacificamente d’accordo nel voler rispettare la volontà della defunta (che, pare, già in vita aveva loro esposto tale volontà), vorrebbero, tuttavia, evitare le spese notarili e, allegando copia del testamento, presentare autonomamente (col mio aiuto) la dichiarazione di successione, attraverso il modello telematico messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate, che permetterebbe anche l’automatica reintestazione della proprietà dell’immobile, col calcolo automatico di quanto dovuto per imposte e bolli.
I miei dubbi, nel caso di ricorso a tale procedura, sono i seguenti:
1 – Nel modello, oltre al resto, occorre dichiarare i dati dell’immobile, il nominativo di tutti gli eredi (in questo caso le tre sorelle) e, successivamente, il/i nominativo/i del/i nuovo/i intestatario/i dell’immobile stesso: il format permetterà l’intestazione a una sola delle eredi dichiarate oppure la rifiuterà e pretenderà la divisione secondo legge?
2 – Ammesso, comunque, che, come penso, il format accetti l’intestazione a una sola delle eredi, per le altre due resterebbe la possibilità, prevista per legge, di impugnare, entro dieci anni, il testamento per rivendicare la quota legittima, dato che nel modello non è prevista la loro dichiarazione di rinuncia (che, invece, sarebbe possibile fare davanti ad un notaio in sede di apertura di testamento)?
3 - La proprietà resterebbe, quindi, viziata da questa “spada di Damocle”, salvo che le altre due sorelle non facciano una dichiarazione di rinuncia: tale dichiarazione va necessariamente fatta davanti ad un notaio (e, allora, tanto valeva andarci fin dall’inizio col testamento) o può esser fatta come atto privato registrato all’Agenzia delle Entrate, magari controfirmato da due testimoni?
 

Gagarin

Membro Assiduo
Professionista
Costerebbe meno la rinuncia delle altre due figlie, che può essere fatta anche presso il cancelliere del tribunale.
Quindi, se le sorelle volessero, potrebbero stracciare il testamento e due di loro potrebbero procedere alla sola rinuncia in tribunale. Mi sai anche dire come dovrebbero procedere per fare questo?
 

salves

Membro Assiduo
Professionista
La rinuncia andrebbe se le altre sorelle non hanno figli.
Un' altra soluzione è non considerare il testamento, fare successione legittima e poi procedere a rogito per vendita delle quote delle due sorelle alla terza, così facendo non ci sono i problemi della legittima e/o possono dichiarare di aver avuto la loro soddisfazione in vita procedendo con un atto di cessione, valuta tutto con un notaio e le spese occorrenti per i vari suggerimenti per intraprendere l' iter più conveniente.
 

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