Gugli

Membro Attivo
Il fratello di un mio amico dopo il decesso della madre, proprietaria dell'alloggio,
dato che vuole vivere una convivenza 'esclusiva', ha buttato fuori di casa il coerede
tenuto conto anche che ha perso il lavoro e quindi non ha alcun reddito e non può
contribuire alle spese di gestione della casa...
(per il cibo provvede recandosi tutti i gg alla mensa della Carità...)

Mi chiedevo se lo può fare...
e se in qualità di coerede, rivolgendosi ad un avvocato, può chiedergli
il pagamento del mancato uso dell'immobile caduto in successione...
 

Gugli

Membro Attivo
Graze per la risposta...
quindi teoricamente protrebbe chiedere in via stragiudiziale anche tramite un professionista che non sia avvocato..(visto che oramai nei tribunali si trova di tutto dai commercialisti agli architetti) un accordo per la liquidazione della quota spettante tramite una perizia dell'immobile ... potrebbe incaricare un architetto per la perizia e vedere se con le buone può ottenere anche un minimo..
 

1giggi1

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Graze per la risposta...
quindi teoricamente protrebbe chiedere in via stragiudiziale anche tramite un professionista che non sia avvocato..(visto che oramai nei tribunali si trova di tutto dai commercialisti agli architetti) un accordo per la liquidazione della quota spettante tramite una perizia dell'immobile ... potrebbe incaricare un architetto per la perizia e vedere se con le buone può ottenere anche un minimo..

Può provarle tutte, ma se è stato buttato fuori di casa non credo che il fratello lo stia a sentire e accetti di pagargli la sua quota, sempre per vie legali occorrerà ricorrere e non è detto che alla fine ci sia un acquirente (coerede o terzo) che proceda all'acquisto.
L'unica possibilità è che l'appartamento sia divisibile in 2 con o senza conguaglio.
Al tuo amico potrebbe andare bene prendere magari una porzione più piccola cercando di far pagare le spese a chi prende di più.
Luigi
 

1giggi1

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Può costringere a vendere l'appartamento.
Intendi con minacce??
Forse non si è compreso l'intervento di Nemesis?
Sono certo di avere compreso Nemesis come sono certo che la mia risposta non sia stata almeno letta attentamente da qualcuno. Costringere a vendere l'appartamento (naturalmente senza minacce) vuol dire o si trova un accordo tra le parti (ma da quello che dice Gugli essendo stato l'amico sbattuto fuori di casa mi sembra poco possibile) o che un giudice vista l'impossibilità di dividere ingiunga la vendita all'asta e divisione del ricavato. Ordinare di vendere però non assicura che si trovi un acquirente disposto a pagare il prezzo stabilito dal giudice e quindi . . . .
Può costringere a vendere l'appartamento.
che vuol dire costringere a vendere l'appartamento come consiglia arciera?

Luigi
 

arciera

Membro Senior
Proprietario Casa
Vuol dire semplicemente costringere a vendere. Con le buone perché gli si fa capire che se si mette all'asta, con il tribunale, che lo costringe: il tipo ha il cappio al collo, ci si perde ma l'amico realizza. Oppure con le cattive: si costringe a vendere tramite legge e forza pubblica: semplice no?[DOUBLEPOST=1401186642,1401186551][/DOUBLEPOST]Se poi lo vuole rilevare, ben venga. Ma non ad una cifra fissata da un sedicente tecnico. (A meno che non sia un Gianco) Si mette sul mercato e si vede quanto realizza davvero. Dopodiché gli si da' la prelazione.
 

Ennio Alessandro Rossi

Membro dello Staff
Professionista
Se ho ben capito F1 e F2 ereditano l'unica casa (senza che sia stato fatto testamento) ; F1 gode l'uso dell'appartamento e caccia F2, che fare ?
soluzione 1-come dice bene nemesis chiedere lo scioglimento ( previo conciliazione mediazione obbligatoria, assistito da un legale)
soluzione2- Chiedere una quota di affitto (se di mercato l'affitto fosse 500,oo ) pari a 250,00; possibile
 

1giggi1

Membro Assiduo
Proprietario Casa
Arciera si può obbligare a vendere, ma non si può obbligare nessuno ad acquistare quindi esiste anche la possibilità che il bene messo in vendita (asta, agenzia, . . .) ma non venga venduto per mancanza di acquirenti. Ed anche se c'è la legge o la forza pubblica (mai sentito che si occupi di tali attività . . . . però se è così buono a sapersi) non c'è garanzia di riuscita.
Per la seconda parte del tuo ultimo messaggio allora non hai presente il messaggio iniziale in cui si descriveva sommariamente l'erede che ora vive nell'appartamento.
Se Ennio è un "professionista del settore" potrà segnalarmi con la propria esperienza professionale se dico baggianate o meno.
Luigi
 

Ennio Alessandro Rossi

Membro dello Staff
Professionista
dico la mia
Il comproprietario del caso in esame non puo' opporsi alla decisione dell'altro di sciogliere la comunione con la vendita del bene. Infatti, l'indivisibilità della unica casa non lascia possibilità che la divisione avvenga in natura con assegnazione delle porzioni. In alternativa alla divisione giudiziale, nella quale il bene verrà venduto all'asta (a meno che uno dei comproprietari non faccia espressa richiesta di attribuzione dell'intero bene con addebito dell'eccedenza del valore) e il ricavato diviso fra i comproprietari in ragione delle rispettive quote, le parti possono accordarsi per pervenire a una divisione convenzionale, nella quale l'immobile potrà essere valutato - e poi venduto - liberamente in base al valore di mercato. Si tenga comunque presente che anche nel caso di divisione giudiziale, prima di procedere alla vendita all'incanto alle condizioni stabilite dal giudice (articolo 721 del Codice civile), il bene viene stimato da un consulente tecnico del tribunale.

Se alla fine il bene dovesse finire assegnato ad un estraneo ed il Fratello tiranno si opponesse al rilascio è evidente che ( come estrema ratio) si potrà invocare la forza pubblica
Tutto è possibile ma che il bene non venga assegnato pare improbabile ; in fatto in questi casi il fratello piu' attivo si attiva e propone ad un fiduciario interessato a rilevare il bene ad un prezzo-affare e poi ricomprarlo
Comunque palesando lo scenario alle parti, in sede conciliativa si trova una soluzione perché a nessuno dei due conviene che il bene finisca ad un terzo ad un prezzo stracciato
 

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