Il consiglio che le serve è ovvio.
In questa situazione assai spiacevole potrebbe scegliere tra due teoriche strade (... visto che scrive frasi di cui non si capisce il senso come "ovvio che l'avvocato tende a fare causa (???)" come se l'avvocato che sceglie le imponesse qualcosa o agisse nel suo, dell'avvocato cioè, interesse a scapito del suo interesse di erede ...).
La prima: farsi giustizia da sola e magari far degenerare i rapporti già tesi tra lei e sua madre aggiungendo ad una controversia civile un procedimento penale a suo carico, qualora lei, sempre per evitare di affidarsi ad un avvocato, voglia tutelare le sue ragioni usando la forza per tutelare i suoi diritti nei confronti di chi vi si oppone. Mi riferisco al classico "fai da te" di molti presunti "esperti" che alla fine aggravano la loro situazione invece di risolverla.
La seconda scelta è la più ovvia, come farebbero tutte le persone sensate che si trovano in una situazione così delicata dove sua madre, che già sembrerebbe una sua "controparte", si è già rivolta ad un avvocato.
Ovvero a sua volta non perdere ancora tempo e rivolgersi ad un professionista ovvero uno studio legale operativo nella città dove si trovano i beni immobili, specializzato in materia successoria, che possa tutelare i suoi diritti prima che quanto le spetta sparisca o si riduca inviando una oculata e decisa diffida, invitando comunque ad avviare una trattativa per regolare la situazione in via bonaria senza dover adire il Tribunale che comunque resta l'unica via percorribile perdurando l'impossibilità di accordarsi senza che nessuno debba rinunciare a quanto di spettanza in base agli artt. 536 e seguenti del codice civile sulla successione legittima.
Se poi la situazione perdura dal 2008 finora il suo " non fare nulla e attendere lamentandosi " da quanto scrive non ha risolto nulla.
Va da sè che l'intervento dello studio legale va preceduto da un esame della documentazione successoria e soprattutto da una valutazione dei beni caduti in successione.
Avv. Luigi De Valeri