Mi trovo coinvolta in una causa di successione dal 2003. Riassumo brevemente.
Muore mio padre, proprietario di un immobile di valore, con vari appartamenti e fondi commerciali, in una località balneare. Non lascia nessun testamento. Gli eredi siamo io e mio fratello, figli della prima moglie (deceduta), la moglie attuale e sua figlia.
Il notaio ratifica la divisione del bene a termini di legge, assegnando la metà alla moglie e suddividendo la metà restante fra i tre figli. Al contrario di me e di mio fratello, che abitiamo in altre città, moglie e figlia occupano due appartementi dell'immobile (senza pagare nemmeno una quota parte di affitto) e detengono le chiavi degli altri, che affittano nel periodo estivo (in nero), trattenendosi tutti i ricavi. Si sono spinti fino a cedere in comodato gratuito (alias nero) anche alcuni dei fondi commerciali.
Abbiamo dovuto fare causa, perché hanno rifiutato la decisione del notaio ed avevano intenzione di liquidare me e mio fratello dandoci solo un appartamento ciascuno.
A parte l'assurda durata della causa (che in Italia non sorprende ormai più), il problema è che da anni stiamo pagando le tasse sulla parte dell'immobile assegnataci dal notaio, ma non ne traiamo introito alcuno.
Anche volendo prescindere da chi avrà ragione o torto al termine della causa (non vedo come possano avere ragione loro), mi sembra di trovarmi in una situazione paradossale. E' questo che la legislazione attuale prevede? Se così fosse, dov'è finita la logica? Ma come il notaio (pubblico ufficiale) ratifica una suddivisione del bene, lo Stato mi ci fa pagare le tasse sopra, consente alla controparte di rifiutare la decisione del notaio e non mi garantisce una durata ragionevole della causa? Ma in che paese viviamo? Paradossalmente, anche perdendo la causa, la mia situazione migliora, perché almeno smetto di pagarci le tasse.
Notizia dell'ultim'ora. Un'udienza che doveva tenersi nel luglio 2015, rinviata a settembre e, poi, a gennaio 2016, è stata rimandata a ottobre del 2017. No, non è un errore, proprio 2017. Eh, del resto il giudice è andato in maternità. Un sostituto no, eh? Evidentemente, in Italia la giustizia è qualcosa di superfluo, può benissimo aspettare. Ci rivedremo dopo il lieto evento e, magari, anche dopo lo svezzamento.
Muore mio padre, proprietario di un immobile di valore, con vari appartamenti e fondi commerciali, in una località balneare. Non lascia nessun testamento. Gli eredi siamo io e mio fratello, figli della prima moglie (deceduta), la moglie attuale e sua figlia.
Il notaio ratifica la divisione del bene a termini di legge, assegnando la metà alla moglie e suddividendo la metà restante fra i tre figli. Al contrario di me e di mio fratello, che abitiamo in altre città, moglie e figlia occupano due appartementi dell'immobile (senza pagare nemmeno una quota parte di affitto) e detengono le chiavi degli altri, che affittano nel periodo estivo (in nero), trattenendosi tutti i ricavi. Si sono spinti fino a cedere in comodato gratuito (alias nero) anche alcuni dei fondi commerciali.
Abbiamo dovuto fare causa, perché hanno rifiutato la decisione del notaio ed avevano intenzione di liquidare me e mio fratello dandoci solo un appartamento ciascuno.
A parte l'assurda durata della causa (che in Italia non sorprende ormai più), il problema è che da anni stiamo pagando le tasse sulla parte dell'immobile assegnataci dal notaio, ma non ne traiamo introito alcuno.
Anche volendo prescindere da chi avrà ragione o torto al termine della causa (non vedo come possano avere ragione loro), mi sembra di trovarmi in una situazione paradossale. E' questo che la legislazione attuale prevede? Se così fosse, dov'è finita la logica? Ma come il notaio (pubblico ufficiale) ratifica una suddivisione del bene, lo Stato mi ci fa pagare le tasse sopra, consente alla controparte di rifiutare la decisione del notaio e non mi garantisce una durata ragionevole della causa? Ma in che paese viviamo? Paradossalmente, anche perdendo la causa, la mia situazione migliora, perché almeno smetto di pagarci le tasse.
Notizia dell'ultim'ora. Un'udienza che doveva tenersi nel luglio 2015, rinviata a settembre e, poi, a gennaio 2016, è stata rimandata a ottobre del 2017. No, non è un errore, proprio 2017. Eh, del resto il giudice è andato in maternità. Un sostituto no, eh? Evidentemente, in Italia la giustizia è qualcosa di superfluo, può benissimo aspettare. Ci rivedremo dopo il lieto evento e, magari, anche dopo lo svezzamento.