Gianco

Membro Storico
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Il notaio ratifica la divisione del bene a termini di legge, assegnando la metà alla moglie e suddividendo la metà restante fra i tre figli.
Da quanto scrivi negli interventi successivi non è stato stipulato l'atto di divisione, ma probabilmente il notaio ha svolto la pratica per la successione e domanda di voltura in catasto. Poi scrivi:
Abbiamo dovuto fare causa, perché hanno rifiutato la decisione del notaio ed avevano intenzione di liquidare me e mio fratello dandoci solo un appartamento ciascuno.
Il notaio non dovrebbe avere deciso nulla, avrebbe semplicementa applicato la legge, intestandovi le quote di diritto. Ed ancora:
il problema è che da anni stiamo pagando le tasse sulla parte dell'immobile assegnataci dal notaio,
Anche questa affermazione è poco chiara, difatti il notaio non dovrebbe avervi assegnato una parte dell'immobile ma la vostra quota di diritto.
Infine, ripeti:
Ma come il notaio (pubblico ufficiale) ratifica una suddivisione del bene, lo Stato mi ci fa pagare le tasse sopra, consente alla controparte di rifiutare la decisione del notaio
Ci sono troppe affermazioni di dubbia interpretazione. Probabilmente la causa in corso è relativa alla divisione dei beni ereditati.
 

benedetta21

Nuovo Iscritto
Proprietario Casa
Io non seguo in prima persona la causa. Se ne sta occupando mio fratello. Questo e la mia totale ignoranza in termini di problematiche legali può forse spiegare la mancanza di chiarezza.

Certo, l'atto di divisione non c'è stato. Ma quello che la controparte contesta è anche la ripartizione delle quote decisa dal notaio. Con motivazioni assurde pretenderebbe che le fosse "intestato" (corretto?) l'ultimo piano, e solo il resto fosse intestato nella misura di 1/3 e 2/3. Forse, però, sarebbe troppo complicato affrontare qui questo aspetto.

Quello che avrei bisogno di capire è il motivo per cui io debba pagare le tasse sulla mia quota e non possa disporre in nessun modo dell'immobile, al contrario della controparte, che lo abita e lo affitta a suo piacimento, per il solo fatto di avere avuto in mano le chiavi alla morte di mio padre (almeno questo è quanto mi è stato spiegato).

Lo Stato mi riconosce un diritto, tanto da chiedermi le tasse. Ma si ferma lì. Qual è la ratio dietro tutto questo? Entrambe le controparti dovrebbero essere messe nelle stesse condizioni in attesa della decisone del giudice. Al limite, impedendo a entrambe di disporre del bene.

Alla moglie era stato assegnato (come usufruttuaria, corretto?) l'appartamento in cui viveva con mio padre. Pochi giorni fa, anche lei è deceduta. Sua figlia con la sua famiglia occupa un altro appartamento. Ma con quale diritto?
 
O

Ollj

Ospite
t'accontenti di così poco per "spassarti".
Quello che avrei bisogno di capire è il motivo per cui io debba pagare le tasse sulla mia quota e non possa disporre in nessun modo dell'immobile, al contrario della controparte, che lo abita e lo affitta a suo piacimento, per il solo fatto di avere avuto in mano le chiavi alla morte di mio padre (almeno questo è quanto mi è stato spiegato).
Lei per lo Stato risulta proprietaria pro quota, tanto basta per esser obbligata a versare le imposte per legge dovute. Che poi lei non riesca ad usufruire del bene è altra cosa che non riguarda l'Erario; si dovrà al contrario agire legalmente contro chi tal utilizzo glielo vieta (o si avvantaggia indebitamente utilizzando l'immobile come se gli appartenesse totalmente).
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
La vedova è erede di 1/3 del patrimonio e godeva del diritto d'abitazione sulla casa dove abitava con il marito. La tua sorellastra ha il diritto alla quota che le spetta ed a quello che le deriva dalla morte della madre. Non esiste che il notaio le, a lei o gli, a lori, assegni un immobile: tutto cade in successione, a meno che non ci siano atti dei quali non siamo a conoscenza. Poi le quote che spettano a ciascun erede le stabilisce la legge, non sono a discrezione del notaio.
 

benedetta21

Nuovo Iscritto
Proprietario Casa
Lei per lo Stato risulta proprietaria pro quota, tanto basta per esser obbligata a versare le imposte per legge dovute. Che poi lei non riesca ad usufruire del bene è altra cosa che non riguarda l'Erario; si dovrà al contrario agire legalmente contro chi tal utilizzo glielo vieta (o si avvantaggia indebitamente utilizzando l'immobile come se gli appartenesse totalmente).

Da ciò si deduce che lo Stato ha la volontà di far funzionare l'Erario (per dire, dato il grado di evasione), ma non la magistratura. Nel corso della causa è stata appunto anche fatta richiesta di avere accesso ad alcune delle unità immobiliari attualmente non occupate. Non si trattava di buttar fuori di casa nessuno.

E' evidente che ci troviamo in una situazione squilibrata, nettamente a favore della controparte. Per riequilibrarla, in attesa di una sentenza, chissà fra quanti anni, sarebbe stato sufficiente consentire anche a me e mio fratello di accedere a qualche appartamento, anche solo per andarci banalmente in vacanza.

Inoltre, abbiamo anche portato prove fotografiche del fatto che questi appartamenti sono locati nel periodo estivo e gli stessi periti lo hanno confermato, rilevando altrimenti inspiegabili aumenti del consumo di acqua ed elettricità durante l'estate.

Mi sembra una vera enormità. Magari ditemi che mi sbaglio e che per tutto questo ci sono valide motivazioni volte ad una corretta e opportuna regolazione dei rapporti sociali ed economici, così magari mi rassereno un po'. In ogni caso, grazie per le risposte che mi avete cortesemente fornito fino ad ora (oops d eufonica fra vocali diverse, però mi suona meglio così).
 

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