Ciao a tutti,
l'amministratore di un condominio di quattro unità immobiliari così ripartite, intende rassegnare le proprie dimissioni immanentemente:
- due appartamenti per civile abitazione;
- locale commerciale;
- locale seminterrato (ad uso commerciale);
Premesso che se non fosse stato necessario, non lo avremmo mai costituito poiché facoltativo per via della consistenza degli immobili, questo però fu fatto perché dei tre proprietari (di cui una è mia moglie), uno di questi si poneva talmente tanto di traverso - per principio - da rendere impossibile ogni ripartizione e ogni decisione.
Ora la situazione sembra essersi normalizzata, ma in ogni caso l'amministratore non intende proseguire col mandato, per motivi che apprenderemo in assemblea.
Le due parti che tra loro dialogano (che posseggono la maggioranza dei millesimi, una di queste è mia moglie), vorrebbero cogliere l'opportunità di amministrarci autonomamente, anche perchè i costi della gestione sono decisamente lievitati.
Esistono le tabelle condominiali, che furono deliberate in assemblea, e le principali voci di gestione sono pochissime: energia elettrica, pulizie scale e piazzale, passo carrabile, assicurazione immobile, ascensore (quindi verifica dell'impianto di terra, ecc), manutenzioni.
Vengo al dunque: posso propormi come amministratore ad interim con compenso pari a zero, anche se non sono "formato" nello specifico? (Sono un perito industriale).
Oppure se volessimo amministrarci da soli, il condominio andrà sciolto (partita IVA, chiusura conto corrente), e continueremmo a gestire il tutto informalmente?
In questo caso, chi rappresenterebbe il condominio e chi acquisirebbe le eventuali responsabilità (infortuni del personale di pulizie, ecc)
Grazie per chiunque potrà essermi di aiuto,
G.
l'amministratore di un condominio di quattro unità immobiliari così ripartite, intende rassegnare le proprie dimissioni immanentemente:
- due appartamenti per civile abitazione;
- locale commerciale;
- locale seminterrato (ad uso commerciale);
Premesso che se non fosse stato necessario, non lo avremmo mai costituito poiché facoltativo per via della consistenza degli immobili, questo però fu fatto perché dei tre proprietari (di cui una è mia moglie), uno di questi si poneva talmente tanto di traverso - per principio - da rendere impossibile ogni ripartizione e ogni decisione.
Ora la situazione sembra essersi normalizzata, ma in ogni caso l'amministratore non intende proseguire col mandato, per motivi che apprenderemo in assemblea.
Le due parti che tra loro dialogano (che posseggono la maggioranza dei millesimi, una di queste è mia moglie), vorrebbero cogliere l'opportunità di amministrarci autonomamente, anche perchè i costi della gestione sono decisamente lievitati.
Esistono le tabelle condominiali, che furono deliberate in assemblea, e le principali voci di gestione sono pochissime: energia elettrica, pulizie scale e piazzale, passo carrabile, assicurazione immobile, ascensore (quindi verifica dell'impianto di terra, ecc), manutenzioni.
Vengo al dunque: posso propormi come amministratore ad interim con compenso pari a zero, anche se non sono "formato" nello specifico? (Sono un perito industriale).
Oppure se volessimo amministrarci da soli, il condominio andrà sciolto (partita IVA, chiusura conto corrente), e continueremmo a gestire il tutto informalmente?
In questo caso, chi rappresenterebbe il condominio e chi acquisirebbe le eventuali responsabilità (infortuni del personale di pulizie, ecc)
Grazie per chiunque potrà essermi di aiuto,
G.