Basta intendersi: la non conformità urbanistica comporta la nullità dell’atto. E non tutti gli “abusi=non conformità” sono sanabili con una oblazione e lavori.
La conformità degli impianti non è invece un prerequisito per la compravendita: basta conoscerne lo stato.
Impianto di terra: certo è meglio ci sia, ma non è nemmeno obbligatorio per i locali residenziali: basta il salvavita.
Il problema reale dell’impianto elettrico datato consiste nel dimensionamento. I “fili” e le canaline sono stati dimensionati in passato per un prelievo inferiore a 3 kW (16A); quando ero giovane (anni ‘60) erano addirittura differenziati i collegamenti luce a 125V rispetto alla “forza” a 220V: poi Enel ha unificato e proposto la fornitura “promiscua” a 220V (oggi 240V) . Ma a quei tempi si aveva al max il frigo e forse la lavatrice: oggi quanti elettrodomestici abbiamo in casa? Spesso si vorrebbero almeno 4,5kW: e i nuovi impianti devono essere progettati per 6 kW. Per non parlare del numero di prese per camera necessarie (TV, PC, condizionatori per camera….)
Cosa quindi pensi ti dica una DICO di 30 anni fa?
Diverso l’impianto termoidraulico e gas: qui certificazione, si o no, riguarda l’obsolescenza: che fai? Entri nella villetta senza rifare i bagni? Col rischio di dover intervenire mentre ci abiti? E dover spaccare muri, pavimenti, piastrellature ?
Io ho acquistato un appartamento anni ‘70: l’impianto elettrico non l’ho rifatto: ho modificato solo dove serviva. Ma ho rifatto completamente i bagni e condotte prima di entrare, onde evitare sorprese dopo