Aggiungo un particolare non secondario. Vi sono un paio di difformità minori, sanabili, dovute al fatto che il costruttore sessanta anni fa si discostò dal progetto di costruzione approvato dal Comune in alcuni particolari, tipo una porta finestra al posto di una finestra, un tramezzo in un modo anziché in un altro…. Negli anni Cinquanta e Sessanta a Roma il progetto era solo uno spartito su cui i palazzinari improvvisavano…
Di queste difformità nessuno mai si era accorto, neanche un tecnico che abbastanza recentemente aveva fatto una CILA per risistemazione spazi interni. In effetti il costruttore aveva allegato all’atto di compravendita una pianta del piano tipo, 100% fedele al realizzato e alla planimetria d’impianto catastale, che tutti supponevano tratta dal progetto di costruzione, ma che in realtà si discostava dal progetto in un paio di dettagli: probabilmente la pianta ha tratto in inganno il tecnico, perché per l’ante operam si è basato su questa anziché verificare sul progetto nell’archivio comunale (va anche detto a sua parziale discolpa che l’archivio progetti del Comune di Roma aveva fino a recentemente tempi biblici).
Ad ogni modo, tornando al presente, ora questo mini-abuso è venuto a galla e sarà ovviamente sanato prima del rogito. Nel preliminare preparato dall’agenzia non si dice nulla in proposito anzi si fa dichiarare al venditore la piena conformità. Io invece credo che sia preferibile dichiarare la realtà cioè la presenza di difformità minori sanabili che saranno regolarizzate entro il rogito.
Che ne pensate?
P.s. L’acquirente è già al corrente di tutto.