Salve, a seguito di visura con spid sono venuto a conoscenza che mio padre è proprietario per 1/3 quattordici particelle di terreni in comunione con lontani parenti. su un paio di terreni, ad opera di questi lontani parenti sono stati costruiti abusivamente e poi sanati un fabbricato e un magazzino per attrezzi (D.10). siccome la legge prevede che se un manufatto insiste su un terreno in comunione, la proprietà del manufatto, a prescindere da chi lo ha costruito e a prescindere se autorizzato degli altri soggetti in comunione, diventa in automatico di proprietà dei proprietari del terreno su cui insiste. Mio padre, quindi, suo malgrado, si trova proprietario contro la sua volontà di fabbricati. Nasce l'esigenza di liberarsi di queste particelle di terreno in condivisione. La soluzione più semplice sarebbe la donazione della quota agli altri proprietari ma l'operazione sarebbe impossibile in quanto gli altri eredi sono in numero cosi elevato che pensare di "raccogliere" tutti i soggetti per portarli davanti ad un notaio è impresa ardua se non impossibile. Dopo studi ed approfondimenti sono venuta a conoscenza dell'istituto della rinuncia abdicativa che è un atto unilaterale che non necessita nemmeno di informare gli atri proprietari: in buona sostanza, si va dal notaio si manifesta la volontà e successivamente il notaio con l'atto fa le trascrizioni eliminando il nome di mio papà e "accrescendo" in automatico le quote degli altri proprietari. l'atto viene equiparato dal punto di vista dei costi alla donazione. C'è un problema: tutti i notai da me interpellati si rifiuitano di fare un simile atto, adduccendo la motivazione che essendo un atto traslastivo unilaterale è a rischio di impugnabilità. Avete delle soluzioni alternative diverse dalla rinuncia alla eredità nella ipotesi di morte di mio padre?