arciera

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Io penso a 'sto stornello e te lo manno!
sto ancora aspettando
è nella frase finale della canzone "quanto sei bella Roma" la riprendevo con commozione (bum!)[DOUBLEPOST=1394398770,1394398542][/DOUBLEPOST]evvabbeh!! sentimose puro queste: che se la cantano..
[DOUBLEPOST=1394398883][/DOUBLEPOST]attenzione che questa è l'arte del centro italia...
 

arciera

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L'arte del popolo, l'arte popolare. Evoluzione del più rustico "canto a braccio". Se le cantano sempre in endecasillabi, con una coscienza maggiore. Questo avveniva nei quartieri romani, non nei paesi del centro Italia dove avveniva il canto a braccio
 

arciera

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Gli endecasillabi vengono spontanei una volta fissata la sintassi musicale. Ti dirò che i "poeti" ci sono ancora e anche le gare, sanno la teoria.
Secondo la metrica italiana, l'endecasillaboè il verso nel quale l'accento principale si trova sulla decima sillaba metrica[DOUBLEPOST=1394450235,1394450088][/DOUBLEPOST]È il tipo di "cantata". Quindi la frase può essere più o menolunga
 

jac0

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: 1.. 2.. 3.. 4.. 5.. 6.. 7.. 8.. 9.. 10 = n. 10 sillabe
Da-je de tac-co, da-je de pun-ta
(quant'è bona la sora Assunta)
 

Luigi Criscuolo

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Ultima modifica:

arciera

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Per endecasillabo si intende un verso, tendenzialmente di undici sillabe (il nome deriva dal greco éndeka, "undici"), che abbia come ultima sillaba tonica (e cioè, accentata) la decima. Numerose sono, tuttavia, le varietà formali, che si realizzano in base alla posizione delle altre sillabe toniche all’interno del verso, alle cesure (cioè le pause del ritmo all'interno del verso) e alle uscite dell'endecasillabo stesso. Due varianti sono le più importanti: la prima si realizza con la quarta sillaba accentata, dando vita così nella parte iniziale (o emistichio) dell'endecasillabo a un quinario, che risulta più breve della parte restante del verso, il quale viene pertanto detto a minore. La seconda possibilità si realizza quando è lasesta sillaba ad essere tonica, realizzando nella parte iniziale un settenario, cioè un emistichio più lungo della parte restante del verso, che quindi è chiamato nel suo complesso a maiore. I primi due versi del canto incipitario della Commedia di Dante sono appunto un endecasillabo a maiore e uno a minore:

Nel | mez|zo | del | cam|mìn | di | nos|tra | vi|ta
mi | ri|tro|vái | per | u|na | sel|va os||ra

Un pò complicato. Credo che questo esempio possa far da inizio per un neofita[DOUBLEPOST=1394485611,1394485399][/DOUBLEPOST]
l’amor che move il sóle//e l’altre stélle
la mor che mo ve il sò le e là ltre stè lle
 

jac0

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l’amor che move il sóle//e l’altre stélle
l’a | mor | che | mo | ve il | só | le e | l’al | tre | stél | le
Si tratta d'un endecasillabo (infatti ve il e le e sono ognuna una sillaba).[DOUBLEPOST=1394486106,1394485961][/DOUBLEPOST][quote="arciera, post: 179832, member: 38050] mi | ri|tro|vái | per | u|na | sel|va os|cú|ra[/quote]
Per me è: mi | ri | tro | vái | per | u | na | sel | va o | scú | ra
 

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