Daniele 78

Membro Storico
Professionista
In effetti l'A/3 = abitazione di tipo economico, mal si confa con un villino a schiera.
E a parer mio anche l'A/7 =abitazione in villino anche se c'è la piscina non va bene, di solito l'A/7 la si usa per ville mono familiari non a schiera che non rientrano nella categoria di lusso A/8= abitazione in villa
La categoria corretta per un villetta a schiera è un A/2= abitazione di tipo civile
 

alberto bianchi

Membro Storico
Proprietario Casa
E se le piscine non erano autorizzate dovrete precedere alla loro sanatoria. Credo che il comune vi chiederà l'ICI arretrato e l'integrazione dell'IMU. A meno che non facciate il ravvedimento operoso.
L'Agenzia delle Entrate chiederà anche la differenza dell'IRPEF e delle addizionali regionali e comunali, a meno che non si tratti di abitazione principale.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
grazie ma secondo voi posso pretendere che le spese ricadano sul tecnico che ha effettuato l'accatastamento?
A me sembra strano che l'Agenzia del Territorio abbia approvato 5 anni fa un accatastamento in A/3 senza fare una variazione d'ufficio in A/2, in quanto per i fabbricati nuovi (ed è da almeno 15 anni che funziona così) finiscono in tale categoria. Diciamo che l'errore è doppio: del Professionista e dell'Agenzia provinciale (ex Territorio) che ha approvato tali accatastamenti. Comunque c'è anche da dire (per dirla tutta), che anche voi proprietari ne avete beneficiato avendo fabbricati con rendite catastali sensibilmente inferiori a quelle risultanti da un accatastamento corretto già allora. Sicuramente non sono noccioline.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
indubbiamente, ma oggi perché far ricadere su di noi il problema? e dover noi pagare ulteriori somme per sistemare il tutto?
Comunque come detto sopra la responsabilità è sia del Tecnico che ha firmato che del Catasto che ai tempi lo aveva approvato.
Il nome del tecnico (se non sapete chi esso sia) lo trovate scritto sulle planimetrie catastali del vostro immobile nel riquadro in alto a destra (versioni docfa 3.0 in avanti) che comunque già 5 anni fa erano in voga.
 

Gianco

Membro Storico
Professionista
Per colpa di una piscina ho perso un amico-cliente. Proprietario di una grossa azienda con casa padronale, abitazione del colono, fabbricati aziendali per allevamento bestiame, ricovero mezzi agricoli ed officina, oltre a tanti fabbricati cabine con quadri comandi per elettropompa su altrettanti pozzi trivellati, sparsi sul territorio di ha 80 circa destinati ad agrumeto, pascoli, vigna uliveto, aveva una grossa piscina con trampolino nel giardino attorno al fabbricato principale. Al momento di accatastamento mi ha chiesto di omettere la piscina. Per evitare di inserirla nell'accatastamento gli ho detto che avrei dovuto riconoscerla come vascone utilizzato per l'irrigazione. Evidentemente non avrei dovuto vedere il trampolino e sull'acqua avrei dovuto trovare un tappeto di ninfee tale che non potesse essere scambiata per quello che era originariamente. Evidentemente avrei fatto delle foto per tutelarmi davanti ad eventuali successive contestazioni. Dopo ripetuti, quanto inutili tentativi di convincermi ad omettere la denuncia della piscina, abbiamo rotto il nostro rapporto. Dopo qualche settimana, sono stato contattato da un collega che, visto il mio grosso lavoro precedentemente svolto, nel rispetto dell'etica professionale, mi ha chiesto il permesso a subentrarmi. Dopo avergli spiegato il motivo dello strappo, gli ho dato il mio nulla osta. Dopo alcune settimane mi ha ricontattato per farmi sapere che l'ha scartato per lo stesso motivo e per il preventivo superiore al mio prezzo di favore. Infine, il lavoro l'ha fatto un giovane iscritto, digiuno della deontologia professionale, senza dichiarare la piscina ed introdotto in mappa in modo approssimato. Anche in questo caso sarà il comune o l'Agenzia delle Entrate a richiedere l'adeguamento.
 

Daniele 78

Membro Storico
Professionista
Per colpa di una piscina ho perso un amico-cliente. Proprietario di una grossa azienda con casa padronale, abitazione del colono, fabbricati aziendali per allevamento bestiame, ricovero mezzi agricoli ed officina, oltre a tanti fabbricati cabine con quadri comandi per elettropompa su altrettanti pozzi trivellati, sparsi sul territorio di ha 80 circa destinati ad agrumeto, pascoli, vigna uliveto, aveva una grossa piscina con trampolino nel giardino attorno al fabbricato principale. Al momento di accatastamento mi ha chiesto di omettere la piscina. Per evitare di inserirla nell'accatastamento gli ho detto che avrei dovuto riconoscerla come vascone utilizzato per l'irrigazione. Evidentemente non avrei dovuto vedere il trampolino e sull'acqua avrei dovuto trovare un tappeto di ninfee tale che non potesse essere scambiata per quello che era originariamente. Evidentemente avrei fatto delle foto per tutelarmi davanti ad eventuali successive contestazioni. Dopo ripetuti, quanto inutili tentativi di convincermi ad omettere la denuncia della piscina, abbiamo rotto il nostro rapporto. Dopo qualche settimana, sono stato contattato da un collega che, visto il mio grosso lavoro precedentemente svolto, nel rispetto dell'etica professionale, mi ha chiesto il permesso a subentrarmi. Dopo avergli spiegato il motivo dello strappo, gli ho dato il mio nulla osta. Dopo alcune settimane mi ha ricontattato per farmi sapere che l'ha scartato per lo stesso motivo e per il preventivo superiore al mio prezzo di favore. Infine, il lavoro l'ha fatto un giovane iscritto, digiuno della deontologia professionale, senza dichiarare la piscina ed introdotto in mappa in modo approssimato. Anche in questo caso sarà il comune o l'Agenzia delle Entrate a richiedere l'adeguamento.
Era un intervento in cui vi era anche la richiesta di autorizzazione vero??
Perchè comunque qualunque intervento (o adeguamento o sanatoria) non solo ne comporterebbe il catasto ma comporterebbe pure l'agibilità (concessa dal Tecnico comunale previo sopralluogo).
Se i documenti (catasto, concessioni) non fossero corrispondenti alla realtà dell'intervento, sarebbe tutto diritto del tecnico comunale richiederne l'adeguamento (alis rifacimento catasto in questo caso) pena il NON riconoscimento dell'agibilità.
Ma qui entriamo su un versante spinoso: la qualità dei controlli (i sopralluoghi con le carte in mano) dei tecnici comunali.
 
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